Opio - Vulture’s Wisdom Volume One
Il nuovo lavoro di Opio, per uno come me, diventa difficilissimo da recensire. Getto subito la maschera e dico che non ce la farò ad essere obiettivo: Vulture’s Wisdom Volume One, a livello di estetica, è vicino alla perfezione.
Ogni volta che si parla di Hieroglyphics mi devo ripetere e tirare fuori il solito, stantio aggettivo: “funkedelico”. Sarà un mio limite, ma francamente mi viene malissimo definire in maniera diversa l’attitudine di questo disco. Bassi potentissimi, sampledelia orientata indietro al 1995, ritmi non troppo veloci e una sovrassaturazione di funk (tastiere incluse) che sembra un distillato West Coast del classico suono di Long Island-Newark sono le caratteristiche principali, a livello musicale, di un prodotto realizzato sicuramente senza dare alcun peso a un possibile successo commerciale. Troppo “sporco” il funk, troppo nasty e stilose le rime di Opio per pensare che il disco arriverà al pubblico di massa.
Ma non è una critica: Opio (e il socio Architect ai beats), per quanto mi riguarda, fanno tutto bene, a parte la copertina, che fa obiettivamente schifo, e la lunghezza dell’album, che poteva certamente essere accresciuta di un altro paio di pezzi (con 39 minuti siamo più a livello di EP che altro, ed è veramente troppo poco)…
Il suono, obliquo quanto basta per essere personale, mantiene quel carattere un po’ “spaced-out” che avevamo ritrovato anche in Eleventh Hour di Del, anche se gli angoli, in questo caso, sono smussati meglio, con un equilibrio fra potenza e sottigliezza definito in maniera precisissima dall’opera di taglia e cuci di un Architect qui veramente in palla (e i primi 6 brani - su 14 - ne sono la dimostrazione più lampante, con una sequenza mozzafiato, ma tutto l’album è ad un livello ottimo).
E su questi tappeti sonori, c’è poco da fare, Opio spicca. A livello di liricismo puro siamo certamente al vertice. Opio si conferma MC di classe e mostra un’attenzione per l’arte della scrittura che rimane immutata dai tempi d’oro degli Hiero. Di lui stupisce la capacità di rigirare stili, rime e strofe in maniera talmente naturale da fare sembrare l’operazione senza sforzo, sia che si tratti di “autoincensamenti”, di elogi dei piaceri della carne o di tracce più concettuali.
Per carità, l’impianto rimane “classicheggiante”: non mancano gli omaggi non solo alla vecchia scuola newyorkese, ma anche ai classici della West Coast. E Opio non si complica la vita con ricerche troppo fini a sé stesse: quando è il caso, ricorre anche a sane dosi di ignoranza e di trivialità (spesso lasciandoci a bocca aperta per lo stylo, comunque)…
C’è poco da dire, il suono non sarà l’epitome dell’innovativo, gli argomenti non saranno i più nuovi, ma roba come questa manda tutti a casa.
Ogni volta che si parla di Hieroglyphics mi devo ripetere e tirare fuori il solito, stantio aggettivo: “funkedelico”. Sarà un mio limite, ma francamente mi viene malissimo definire in maniera diversa l’attitudine di questo disco. Bassi potentissimi, sampledelia orientata indietro al 1995, ritmi non troppo veloci e una sovrassaturazione di funk (tastiere incluse) che sembra un distillato West Coast del classico suono di Long Island-Newark sono le caratteristiche principali, a livello musicale, di un prodotto realizzato sicuramente senza dare alcun peso a un possibile successo commerciale. Troppo “sporco” il funk, troppo nasty e stilose le rime di Opio per pensare che il disco arriverà al pubblico di massa.
Ma non è una critica: Opio (e il socio Architect ai beats), per quanto mi riguarda, fanno tutto bene, a parte la copertina, che fa obiettivamente schifo, e la lunghezza dell’album, che poteva certamente essere accresciuta di un altro paio di pezzi (con 39 minuti siamo più a livello di EP che altro, ed è veramente troppo poco)…
Il suono, obliquo quanto basta per essere personale, mantiene quel carattere un po’ “spaced-out” che avevamo ritrovato anche in Eleventh Hour di Del, anche se gli angoli, in questo caso, sono smussati meglio, con un equilibrio fra potenza e sottigliezza definito in maniera precisissima dall’opera di taglia e cuci di un Architect qui veramente in palla (e i primi 6 brani - su 14 - ne sono la dimostrazione più lampante, con una sequenza mozzafiato, ma tutto l’album è ad un livello ottimo).
E su questi tappeti sonori, c’è poco da fare, Opio spicca. A livello di liricismo puro siamo certamente al vertice. Opio si conferma MC di classe e mostra un’attenzione per l’arte della scrittura che rimane immutata dai tempi d’oro degli Hiero. Di lui stupisce la capacità di rigirare stili, rime e strofe in maniera talmente naturale da fare sembrare l’operazione senza sforzo, sia che si tratti di “autoincensamenti”, di elogi dei piaceri della carne o di tracce più concettuali.
Per carità, l’impianto rimane “classicheggiante”: non mancano gli omaggi non solo alla vecchia scuola newyorkese, ma anche ai classici della West Coast. E Opio non si complica la vita con ricerche troppo fini a sé stesse: quando è il caso, ricorre anche a sane dosi di ignoranza e di trivialità (spesso lasciandoci a bocca aperta per lo stylo, comunque)…
C’è poco da dire, il suono non sarà l’epitome dell’innovativo, gli argomenti non saranno i più nuovi, ma roba come questa manda tutti a casa.
6 commenti:
some superfly shit,original lyricist e le altre anteprime mi piacevano molto e mi facevano ben sperare,
ancora non sento tutto il lavoro ma una recensione positiva non può fare altro che farmi piacere,
Buono a sapersi
Un disco veramente quadrato.
scaricato al volo e sentito al volo.... grazie alla tua indicazione.
Giudizio: bello! Un paio di tracce stufano un po', ma le altre molto buone!
E soprattutto, finalmente delle basi che non mi fanno storcere il naso, moderne ma con un occhio alla "golden age", come giustamente hai fatto notare...
beh, che dire, buone vacanze!
ciao
Beh, a volte ci azzecco...
Alcune tracce sono effettivamente meno digeribili, comunque l'estetica e' quella giusta.
Per il resto, i bassi (lo dico a Marty) ci sono, e pompano eccome!
Cazzo, cosi non c'è gusto, piace anche a me e non posso far polemica!!!!
Basta, questo blog ha chiuso per quanto mi riguarda....
hahahahaha!
Beh, ora recensisco un bel mattonazzo e vediamo se riusciamo a fare rissa...
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