Ancora Mixtapes
In un altro post, avevo già detto di come, paradossalmente, per me l’essenza dell’hip hop (nel bene e nel male) si ritrovi oggi soprattutto nei cosiddetti mixtapes (poco mix, poco tapes, e ormai praticamente soprattutto archivi zip o rar da scaricare da rapidshare, più che supporti “fisici”).
Quando si trovano quelli in cui il ruolo del DJ è poco invasivo, è fatta. Soprattutto nel caso di quei mixtapes che, come piace a me, non sono semplicemente una collezione di singoli pseudo hit di vari artisti (presumibilmente del sud e dell’area Weezy-Yeezy-Jeezy-Gucci), ma si configurano come delle specie di album “veri”.
In questo senso , la cosa importante, per un masochista come me, è che il rapper sia interessante. E per interessante si intende “con cose da dire e modi adeguati di dirle”. Ovvero gente che sappia rappare, prima di tutto.
Chiaro, ho scaricato anche le stronzate di Gucci Mane, ma per tutta l’hype che ha, per me resta sempre un incapace che scandisce le sillabe allungandole per coprire carenze di tecnica pazzesche. E anche se a livello di costruzione delle canzoni Gucci non è così scarso, quello che viene prima non mi permette di andare oltre i 40 secondi di ascolto, a essere buoni.
Ci sono invece in giro anche mixtape cui posso dedicare un’ora della mia vita senza pentirmene (o pentirmene troppo) e che non si rivelano solo megabyte sprecati sul mio hard drive. In questo periodo, per esempio, ne ho ascoltato alcuni sicuramente validi e interessanti da molti punti di vista. Per essere chiari: non cerco la perfezione, mi basta un po’ di intrattenimento senza troppa cialtroneria.
The Natural, di Green Lantern e Emilio Rojas, per esempio, potrebbe tranquillamente dare le piste a tanti album commerciali “veri”, nel senso che i beat sono tutti originali e le rime ben congegnate. Anzi, per dirla tutta, Emilio Rojas è un rapper allucinante (leggi: super-dope). L’unico problema, ma qui si entra nel reame della soggettività, è che l’impostazione di Rojas è più da “fly rapper” odierno di quanto mi sia facile sopportare e quindi dopo un po’ temi e ritmi (Green Lantern non è mai stato uno che mi fa impazzire, al campionatore) mi vengono un po’ a noia. Dal punto di vista delle rime e del prodotto nel complesso, comunque, niente da dire.
Tutto un altro discorso per quanto riguarda alcuni mixtapes di artisti sudisti che ultimamente stanno venendo pompati anche su siti tradizionalmente non associabili al dirty dirty.
La cosa interessante è che, di quelli che sto per citare, sono praticamente sicuro che non esploderà nessuno (a parte la scena di Huntsville, direi), ma ciò non sminuisce quelle che sono le qualità e le skills degli artisti in causa (e quanto mi hanno coinvolto, almeno a livello di intrattenimento convincente - no hipsterism).
Di Freddie Gibbs ho già parlato, mentre ora è il turno di All Star-Starlito-‘Lito, un wordsmith di Nashville che ha l’unico difetto di essere stato un po’ abbandonato dalla Cash Money (se è sempre sotto contratto per loro, chi lo sa). Il terzo episodio del suo mixtape Tenn-a-Keyan conferma quanto di buono sentito da Lito, capace di scrivere in maniera fluida e convincente, passando dall’intimismo alla sbruffoneria, dalla miseria del trap rap alle rime flossy con versatilità e una punta di sfacciataggine che ci sta sempre. All Star avrebbe tutto per essere una star (scusate il gioco di parole). Basterebbe correggere qualche sbavatura, variare leggermente il sound (per restare al circuito dei mixtapes, come fa Nipsey Hussle, che passa con disinvoltura da suono East a West a South senza perdere un colpo) e trovare un’etichetta che lo spinga con convinzione, invece di perdere tempo con gente come Gudda Gudda, Mack Maine e Jae Millz.
Più o meno della stessa caratura, e ancora più amato da certa intellighenzia dei blog, è Pill da Atlanta. In realtà Starlito sarebbe più bravo, ma siamo lì. Pill ha più "hipster appeal", sicuramente.
P-I-double L è rapper capace e scrive in maniera onesta e poco incline alle iperboli tanto comuni ultimamente. O meglio, in 4075 - The Refill sa fare anche quelle, ma i momenti introspettivi sono semplicemente più veri e ben espressi della media sudista.
Pill si fa notare, oltre che per la perizia tecnica e lo spiccato accento sudista, anche per tempi sempre alti (a orecchio, The Refill difficilmente scende sotto i 95-98 bpm, che per gli standard odierni di Atlanta è roba da Flash). Se riuscirà a moderare un po’ la veemenza di un assalto sonoro quasi sempre all’arma bianca, lo spessore ce l’ha. Sentire come domina i beat di e Keep Ya Head Up per credere.
Huntsville International, invece, è un mixtape che, sotto l’ala protettiva del gruppo G-Side, porta alla luce quello che è l’enorme potenziale della scena di Huntsville, Alabama e dei suoi alfieri, che, secondo me, presto (che vuol dire nel giro di due anni) esploderanno. Il perché non è difficile da capire: siamo nell’orbita del suono sudista, ma il sound è pulito e denso, e i rappers bravi tecnicamente e molto più interessati all’introspezione che al vacuo swagger. Quando la scena di Huntsville e della Slow Motion Soundz diventerà famosa, ricordatevi delle mie parole. Huntsville International è stratosferico.
Chiudiamo il quadretto tornando a New York. Imam Thug, insieme al solito DJ Delz, confeziona Rap Prison e ci riporta alle dense atmosfere del QB più degradato e "thugged out". Non che Imam Thug sia il rapper più dotato del mondo, ma supportato da produzioni variate e non prive di qualche spunto, si fa ancora valere. The Recipe, in coppia con Prodigy (prodotta da Steve Sola), è una bomba: si potrebbe dire un beat sprecato, per un mixtape. Magari la carriera di Imam Thug sarà finita (ancor prima di cominciare, per molti versi), ma qualche zampata il vecchio (?) leone la sa piazzare.
Dopo anni di fantomatico “swagger” e diamanti e strip club e zoccole e coca di cui non me (ce?) ne sbatte nulla (a meno che non siano trattate in maniera intelligente, ovviamente), Imam Thug e gli altri sembrano una ventata di aria. Scusate se è poco.
Quando si trovano quelli in cui il ruolo del DJ è poco invasivo, è fatta. Soprattutto nel caso di quei mixtapes che, come piace a me, non sono semplicemente una collezione di singoli pseudo hit di vari artisti (presumibilmente del sud e dell’area Weezy-Yeezy-Jeezy-Gucci), ma si configurano come delle specie di album “veri”.
In questo senso , la cosa importante, per un masochista come me, è che il rapper sia interessante. E per interessante si intende “con cose da dire e modi adeguati di dirle”. Ovvero gente che sappia rappare, prima di tutto.
Chiaro, ho scaricato anche le stronzate di Gucci Mane, ma per tutta l’hype che ha, per me resta sempre un incapace che scandisce le sillabe allungandole per coprire carenze di tecnica pazzesche. E anche se a livello di costruzione delle canzoni Gucci non è così scarso, quello che viene prima non mi permette di andare oltre i 40 secondi di ascolto, a essere buoni.
Ci sono invece in giro anche mixtape cui posso dedicare un’ora della mia vita senza pentirmene (o pentirmene troppo) e che non si rivelano solo megabyte sprecati sul mio hard drive. In questo periodo, per esempio, ne ho ascoltato alcuni sicuramente validi e interessanti da molti punti di vista. Per essere chiari: non cerco la perfezione, mi basta un po’ di intrattenimento senza troppa cialtroneria.
The Natural, di Green Lantern e Emilio Rojas, per esempio, potrebbe tranquillamente dare le piste a tanti album commerciali “veri”, nel senso che i beat sono tutti originali e le rime ben congegnate. Anzi, per dirla tutta, Emilio Rojas è un rapper allucinante (leggi: super-dope). L’unico problema, ma qui si entra nel reame della soggettività, è che l’impostazione di Rojas è più da “fly rapper” odierno di quanto mi sia facile sopportare e quindi dopo un po’ temi e ritmi (Green Lantern non è mai stato uno che mi fa impazzire, al campionatore) mi vengono un po’ a noia. Dal punto di vista delle rime e del prodotto nel complesso, comunque, niente da dire.
Tutto un altro discorso per quanto riguarda alcuni mixtapes di artisti sudisti che ultimamente stanno venendo pompati anche su siti tradizionalmente non associabili al dirty dirty.
La cosa interessante è che, di quelli che sto per citare, sono praticamente sicuro che non esploderà nessuno (a parte la scena di Huntsville, direi), ma ciò non sminuisce quelle che sono le qualità e le skills degli artisti in causa (e quanto mi hanno coinvolto, almeno a livello di intrattenimento convincente - no hipsterism).
Di Freddie Gibbs ho già parlato, mentre ora è il turno di All Star-Starlito-‘Lito, un wordsmith di Nashville che ha l’unico difetto di essere stato un po’ abbandonato dalla Cash Money (se è sempre sotto contratto per loro, chi lo sa). Il terzo episodio del suo mixtape Tenn-a-Keyan conferma quanto di buono sentito da Lito, capace di scrivere in maniera fluida e convincente, passando dall’intimismo alla sbruffoneria, dalla miseria del trap rap alle rime flossy con versatilità e una punta di sfacciataggine che ci sta sempre. All Star avrebbe tutto per essere una star (scusate il gioco di parole). Basterebbe correggere qualche sbavatura, variare leggermente il sound (per restare al circuito dei mixtapes, come fa Nipsey Hussle, che passa con disinvoltura da suono East a West a South senza perdere un colpo) e trovare un’etichetta che lo spinga con convinzione, invece di perdere tempo con gente come Gudda Gudda, Mack Maine e Jae Millz.
Più o meno della stessa caratura, e ancora più amato da certa intellighenzia dei blog, è Pill da Atlanta. In realtà Starlito sarebbe più bravo, ma siamo lì. Pill ha più "hipster appeal", sicuramente.
P-I-double L è rapper capace e scrive in maniera onesta e poco incline alle iperboli tanto comuni ultimamente. O meglio, in 4075 - The Refill sa fare anche quelle, ma i momenti introspettivi sono semplicemente più veri e ben espressi della media sudista.
Pill si fa notare, oltre che per la perizia tecnica e lo spiccato accento sudista, anche per tempi sempre alti (a orecchio, The Refill difficilmente scende sotto i 95-98 bpm, che per gli standard odierni di Atlanta è roba da Flash). Se riuscirà a moderare un po’ la veemenza di un assalto sonoro quasi sempre all’arma bianca, lo spessore ce l’ha. Sentire come domina i beat di
4 commenti:
La seconda parte l'ho saltata, ma Emilio Rojas mica s'era ritirato dal gioco (©Do Ut Des Gang)? Oddio, vista la coerenza dei reppaz l'affermazione ha il valore di un peto, ma giusto per sapere...
Mai sentito nulla del genere, sinceramente. Ma col clamore mediatico di cui gode Emilio, non mi stupirei se mi fosse sfuggito...
ti giro io 3 mixtape:
http://www.sloppywhite.com/
djmp45
Apprezzo (e moltissimo), ma siamo al vintage.
Esiste anche la roba nuova, pero'...
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