martedì 1 settembre 2009

Letture Estive III


Iceberg Slim - Pimp (Canon Gate)
Non c’è alcun dubbio che Iceberg Slim sia uno degli scrittori più importanti del ventesimo secolo (nonostante non goda certamente di troppi sponsores accademici), e che la prosa dell’ex ricercato divenuto autore di culto abbia forgiato in maniera indiscutibile lo stile di tanti scrittori fan favourite del noir (oltre che l’intero immaginario di un certo sottobosco criminale nero, mica bazzecole). La considerazione, riportata in terza di copertina, che Iceberg abbia fatto per il magnaccia quello che Genet ha fatto per il ladro e Burroughs per il drogato, non sembra affatto esagerata, alla luce della lettura di Pimp. Il resoconto autobiografico sarà pure infiorettato con qualche esagerazione, ma non è quello il punto.
È piuttosto ovvio che l’autore sia un tipo eccezionale, che sia rimasto fermo a bere coca cola (imbottito di cocaina) durante una sparatoria o no: freddo come un Iceberg, si direbbe. Ed è anche piuttosto ovvio che certe parti magari siano parte del folklore del ghetto e non necessariamente vissute in prima persona. Ma non importa.
È la penna vivida di Slim a fare la differenza: e notevole appare la perfetta resa della vita esagerata e paradossale dei magnaccia, che pone le basi per quello stile ricco di metafore “street wise” che poi ha caratterizzato tanta letteratura americana del ‘900. Seppur autodidatta, Iceberg Slim, come scrittore, dimostra doti di attenzione al dettaglio non comuni e, soprattutto, fornisce un ritratto vero e (soprattutto) psicologicamente credibile della spasmodica ricerca, da parte dell’uomo nero degli anni ‘40-’50, di diventare qualcuno, non importa quali bassezze ciò comporti. La pimpologia, in questo senso, è una scienza per gli uomini di colore, e non per le mezze seghe bianche. Solo l’uomo nero (anzi, solo un certo tipo di uomo nero) è capace di arrivare a certi livelli, diventando padrone del “gioco” e delle menti (prima che dei corpi) delle sue puttane. Ma non per sempre: l’equilibrio è dinamico, perché poi saranno le puttane a possederti. The name of the game is cop and blow.
Il libro, con chiarezza, spiega cosa ci voglia per diventare un magnaccia “vero” (a fare il Chili pimp o il gorilla pimp sono buoni tutti), e che tipo di predisposizione mentale ciò richieda, ma lo fa in maniera intelligente e senza glorificare il crimine, mettendo bene in chiaro quali siano i trionfi (pochi) e le tragedie (molte) di un mestiere che ti rende certamente l’uomo più solo del mondo.
La scrittura di Slim è asciutta e disperata: nel libro non c’è spazio per gli innocenti. Nessuno dei protagonisti si merita altro che il proprio, tragico, destino, né gli stupidi (come il povero patrigno Henry, forse l’unica figura degna di pietà di tutto il libro), né gli altri, ognuno dei quali vive semplicemente per essere homo homini lupus, dalla madre di Slim al “Maestro” Sweet Jones (“the greatest Nigger pimp in the world”, nelle parole dell’autore), dalle prostitute come Pepper, Mimi o la nanerottola (che giocano allo stesso gioco dei magnaccia, nel mondo dello scrittore) a Slim stesso, che dà di sé un ritratto tanto spietato e onesto da riuscire sempre a spiazzare il lettore. In mezzo, tanta pimpologia, droga, soldi, donne perse, uomini persi, tradimenti, galera e sorsate di coca cola (e rum).
E ciò che colpisce, in un marasma di perdenti e criminali lontani dalla gloria degli hustlers simil-hollywoodiani tanto ben accettati dal mondo odierno, è come il Nostro riesca a maturare prima dei veri sensi di colpa e poi a espiare (guardandosi dentro) le colpe di tanti anni.
È impressionante, nel corso delle ultime pagine del libro, diventare testimoni di come Slim sia riuscito a trasformarsi, prima che in un cittadino modello, in un uomo vero, superando quell’oceano di misoginia (latente omosessualità?), insensibilità e rabbia che gli avevano avvelenato l’anima per anni, insieme alla roba. Se c’è da trovare un senso nel libro, è come si esce dal gioco: molti (troppi) personaggi lo fanno male, schiavi della droga e del mal di vivere (la vita). Altri lo fanno con stile: a Sweet Jones basta ficcarsi una pallottola in testa, mentre ‘Berg riesce invece a uscire dalla “trappola”. Probabilmente, un minimo del merito va anche al disprezzo attirbuitogli dalle Pantere Nere, che risvegliarono in lui una coscienza “sociale”, ma molto è legato proprio alla capacità di vedere la fine fatta da tutti i personaggi che hanno avuto un ruolo nella vita di Iceberg Slim.
Al di là di tutto lo slang che non rende certamente il libro una lettura scorrevolissima, Pimp è da leggere per capire molto di quello che ci rende ciò che siamo, non importa se “pimp”, “trick” o “square”. Questo, dopo tutto, è il vero “blueprint” da cui è partito tutto, magnaccia in stile hip hop compreso.

25 commenti:

Anonimo ha detto...

Aggiungerei: uno degli incipit più folgoranti della storia. E che ne diresti del confronto con la prima parte dell'autobiografia di Malcolm X?
Ottimo post come al solito.

Kento

jop ha detto...

"sponsores" ?

Le parole straniere in italiano non si declinano al plurale. E' da una vita che lotto contro "films", "toasts", "files" ma tu con sponsores mi hai sconfitto. Basta mi ritiro.

Antonio ha detto...

Jop, hai fatto un buco nell'acqua.
Sponsores è una parola LATINA (non straniera), e come tale VA declinata al plurale (vedi medium e media, per dire).
Non è colpa mia se la usano anche gli americani, ma resta LATINA. Non è che ci dobbiamo sempre abbassare le mutande davanti agli yankees, o sbaglio?

Giancarlo_Vagginelli ha detto...

non sono un linguista, ma credo abbia ragione Joppa.
il termine ci e' arrivato nel suo significato corrente dall'inglese, rivangare le radici latine mi sembra un po forzato.

Antonio ha detto...

Allora tu dici "un media", come fanno tanti ignoranti che pensano che venga dall'americano?
O stai dicendo che avrei dovuto scrivere un abominio come "nonostante non goda certamente di troppi SPONSOR accademici"?
No, se usi una parola che viene dal latino al plurale ne usi il plurale latino. A meno che tu non pensi che sia una parola americana, ovvio.

Giancarlo_Vagginelli ha detto...

Pensa, io pensavo che media venisse dal cinese.

In ogni caso mi spiace che ti suoni abominevole ma il dizionario da' sponsor come invariabile in quanto importato dall'inglese, e anche la treccani online concorda:

http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Vocabolario_online/S/VIT_III_S_105596.xml

D'altra parte sponsores non l'ho proprio mai sentito.

Nonostante cio', per come vanno le beef tra i linguisti (sono un po' informato perche mia madre e' appassionata) forse ci sara' qualcuno che ti da ragione, quelli piu' hardcore probabilmente ;)

Antonio ha detto...

Che ti devo dire? Per me sponsor è e rimane una parola latina (e quindi, anche se non l'hai mai sentito, il plurale è quello)...
Se la vuoi prendere come parola inglese, fai tu.
Di fare polemica su questa cosa non ne ho proprio voglia (anche perche' sta per arrivare il prossimo post "controverso")...

jop ha detto...

Qualsiasi parola che non sia italiana diventa invariante se la usi nella lingua italiana, quindi anche latino o greco. Questo perchè uno non è tenuto a conoscere il plurale di una parola greca se la vuole usare in italiano.

Non c'entra niente abbassarsi le mutande davanti agli yankees.

Poi se lo vuoi fare consapevolmente fallo pure per carità. Licenza poetica.

Non è per fare polemica, semplicemente mi stupivo che uno precisino come te cascasse su questo. Pero' se la cosa è voluta, allora vai tranquillo. Suona male comunque.

Giancarlo_Vagginelli ha detto...

"Se la vuoi prendere come parola inglese, fai tu."

No un attimo, forse non mi sono spiegato, non e' questione di opinioni, sponsor e' invariabile nella lingua italiana, punto.
Questo dice il dizionario, e il motivo e' che e' stata importata dalla lingua inglese nell'ultima meta del 900.

"Qualsiasi parola che non sia italiana diventa invariante se la usi nella lingua italiana, quindi anche latino o greco. Questo perchè uno non è tenuto a conoscere il plurale di una parola greca se la vuole usare in italiano."

questo non lo so, forse per le parole ereditate DIRETTAMENTE dal latino (non come sponsor) e' corretto usare il plurale latino.

Detto cio', con questa discussione abbiamo scacciato anche l'ultima figa che leggeva sto blog ;)
aspetto il prossimo post controverso: Kanye o Jim Jones?

jop ha detto...

E' come dico io, tranquillo. C'è un minimo di discussione sulla parola "curriculum" ma solo su quella, tutte le altre latine sono invarianti se usate in italiano.

Volevo vedere se Antonio ce la fa per una volta a dire "mi sono sbagliato" ma anche stavolta niente di fatto.

http://www.immaginaria.net/parla-come-mangi/curricula-referenda

Antonio ha detto...

Jop, ma saro' padrone di usare CORRETTAMENTE una parola latina al plurale senza dovermi scusare?
Quando mi dimostri che sponsor non e' una parola latina (e che quindi sponsores e' sbagliato), ti dico che mi sono sbagliato.
Per il resto, ripeto, il plurale della parola latina sponsor e' sponsores, e quindi continuero' ad usarlo...

Antonio ha detto...

http://www.immaginaria.net/parla-come-mangi/curricula-referenda

Simpatico l'articolo, pero' voglio vedere se il tizio dice anche "i mass MEDIUM" (al plurale) e non "i mass media", a proposito di cose che suonano male.
Quanto poi ai casi, in italiano non ci sono, ma singolare e plurale esistono.

jop ha detto...

Come volevasi dimostrare.

Certo, sei liberissimo, padronissimo, siamo a casa tua.

Leggi l'articolo che ti ho linkato e fatti due risate. Parla proprio degli SPONSORES e dei REFERENDA elettorali.

Giancarlo_Vagginelli ha detto...

Ah ho capito, usi il latino come una sorta di vezzo patriottico.
Noi pensavamo si disquisisse di lingua italiana corretta, colpa nostra, abbiamo sbagliato noi.

A questo punto perche' usare il nominativo visto che non e' soggetto?
fatto 30 fai 31 no?

Giancarlo_Vagginelli ha detto...

ahah non avevo ancora letto l'articolo.
chi ha scritto quell'articolo WINS, basta dai.

Antonio ha detto...

Ah ho capito, usi il latino come una sorta di vezzo patriottico.
No, sono stato corretto per un errore che non era tale (nel senso spiegato, e se hai letto dovresti esserci arrivato, ma come sempre...), e ho detto la mia.

A questo punto perche' usare il nominativo visto che non e' soggetto?
Lo devo scrivere tutto in latino? E la concordanza la devo fare con il verbo italiano o con l'equivalente latino, se usano casi diversi?
Ma rifletti, quando pensi, o no?

In ogni caso, Jop, sara' che ho fatto il classico, ma a me dire "i curriculum" continua a sembrare un abominio. O una delle prime pagine di 1984 di Orwell.
Poi se il plurale e' invariante, amen. Mica devi avere torto per forza.

Pero' allora diciamo anche "i mass medium", le "agendum" e i "datum base", che mi pare siano anche piu' ridicoli di referenda.

jop ha detto...

"Pero' allora diciamo anche "i mass medium", le "agendum" e i "datum base", che mi pare siano anche piu' ridicoli di referenda"


Con questa frase finale dimostri di non avere capito un cazzo di tutto il discorso. Rileggi tutto per favore.

Giancarlo_Vagginelli ha detto...

-A questo punto perche' usare il nominativo visto che non e' soggetto?-
"Lo devo scrivere tutto in latino? E la concordanza la devo fare con il verbo italiano o con l'equivalente latino, se usano casi diversi?
Ma rifletti, quando pensi, o no?"

http://it.wikipedia.org/wiki/Sarcasmo

Antonio ha detto...

Jop: calmino...
Ho capito benissimo. Al tizio dell'articolo, che si basava sulla bruttezza per fare degli appunti a chi usa curricula e referenda, avrei detto che, a rigor di logica, si dovrebbero usare tante altre espressioni brutte".
Fatti una doccia fredda e leggiti la mail che ti ho scritto.


Magic, e la frase "Ma rifletti, quando pensi, o no?" che credi che sia (riflettere, pensare... capito?)?

Anonimo ha detto...

mamma quanta presunzione però antò...

Antonio ha detto...

Chi sei? E comunque è vero, mi sono lasciato parecchio andare...

reiser ha detto...

...e pensare che tutto ciò è nato da Iceberg Slim

Anonimo ha detto...

mi sembra di essere a un convegno dell'accademia della crusca, non su un blog

djmp45

Marty aka Marty Mcfly ha detto...

Da appassionato di letteratura americana lo proverò. Nonostante tutto, mi hai convinto :)

Sul web me lo trovo addirittura paragonato a Celine!!! e a Pasolini. (oltre all'immancabile accostamento a Bukowski, che fa sempre terribilmente "maledetto").

Mi spaventa la lettura in Inglese. Alla lunga mi rompo il cazzo e non riesco mai a determinare se il libro è ben scritto o meno.

Antonio ha detto...

...e pensare che tutto ciò è nato da Iceberg Slim
Ci ho messo del mio facendo l'arrogante, pero'... E me ne scuso pubblicamente.

Sul web me lo trovo addirittura paragonato a Celine!!! e a Pasolini. (oltre all'immancabile accostamento a Bukowski, che fa sempre terribilmente "maledetto").
Diciamo che il mondo della mala, se ben raccontato, ha un fascino terribile... Nel caso di Iceberg Slim, se da un lato lo scrittore tenta di sfuggire all'intellettualismo, dall'altro non può fare a meno di cercare la frase a effetto (e, in chiave nera, è un po' il padre di tutto ciò).
Il risultato è buono.

Mi spaventa la lettura in Inglese. Alla lunga mi rompo il cazzo e non riesco mai a determinare se il libro è ben scritto o meno.
Ti capisco, ma penso che una lettura in italiano (se esiste) sia veramente monca... prova, prova.