lunedì 3 settembre 2007

Elogio del Serial Killer

Perché vedete, nel melodramma noir del calcio, l’unico personaggio che mi piace è uno solitamente relegato a posizioni di comprimario, ovvero l’assassino sudamericano.
Figlio di una stirpe gloriosa che ci ha regalato un sacco di dei minori, da Montero ad Ayala, da Lionel Alvarez a Dunga, per non parlare della miglior coppia difensiva di sempre (e sfido chiunque a dimostrare il contrario), Ricardo e Mozer, e soprattutto dei Castore e Polluce dell’omicidio calcistico, difensori dell’Uruguay ai campionati del mondo del 1986, i famigerati Diogo e Bossio.
Gente che infortunava i propri compagni durante gli allenamenti, mica cavoli.
Personaggi che, se condividessero il destino di Hellblazer e fossero trascinati di peso nel mondo della fantasia, con le loro gambe a cesoia, parlerebbero la lingua (tagliente) di Azzarello o di Chandler.
Diogo e Bossio, uno bianco ed uno nero, erano la versione calcistica di Hap e Leonard del Savage Season di Lansdale.
Ricardo e Mozer erano il braccio violento della difesa del Benfica e del Brasile.
Montero era il Dirty Harry del calcio italiano.
Gli assassini sudamericani erano bravi calciatori, ma anche gente che replicava la propria essenza assassina per tutto un campionato: una cinquantina di partite l’anno, altro che Jeffrey Dahmer.
E non come i nostri miserabili stopper d’epoca, che picchiavano pavidi, senza farsi vedere (ricordo un Italia-Cipro in cui Ferri picchiava senza ritegno il centravanti cipriota, roba da vergognarsi). Gli assassini sudamericani te li immagini a bere il whisky nell’intervallo fra primo e secondo tempo, dopo avere fatto fuori un avversario con un’entrata a gambe unite…
Oggi, gli assassini sudamericani non li sanno più fare bene. Ce ne sono pochi e quei pochi non vengono più apprezzati. Sono lontani i tempi in cui il calcio era poesia: Ligabue aveva previsto tutto, quando parlò di Vita da Mediano. Oggi la pietra di paragone è Gattuso.
E se Walter Samuel sembra destinato a marcire in panchina, allora viva Scaloni, l’unico che ci dà ancora speranza che la stirpe degli assassini sudamericani possa prosperare di nuovo.


4 commenti:

Anonimo ha detto...

Pasquale Bruno is the man!

Antonio ha detto...

Un post se lo meriterebbe certamente, Bruno... peccato che non è sudamericano.

PopArtDejaVu ha detto...

Gli assassini sudamericani... sono quelli che proprio non digerisco. Gli unici assassini patentati li voglio io (italiano) nella mia difesa (a patto che non facciano a pugni, è deplorevole), e basta. Gli altri li odio tutti, indistindamente.

Antonio ha detto...

Ciao Giova',

allora gli assassini sudamericani me li piglio io...