Elogio del Serial Killer
Perché vedete, nel melodramma noir del calcio, l’unico personaggio che mi piace è uno solitamente relegato a posizioni di comprimario, ovvero l’assassino sudamericano.
Figlio di una stirpe gloriosa che ci ha regalato un sacco di dei minori, da Montero ad Ayala, da Lionel Alvarez a Dunga, per non parlare della miglior coppia difensiva di sempre (e sfido chiunque a dimostrare il contrario), Ricardo e Mozer, e soprattutto dei Castore e Polluce dell’omicidio calcistico, difensori dell’Uruguay ai campionati del mondo del 1986, i famigerati Diogo e Bossio.
Gente che infortunava i propri compagni durante gli allenamenti, mica cavoli.
Personaggi che, se condividessero il destino di Hellblazer e fossero trascinati di peso nel mondo della fantasia, con le loro gambe a cesoia, parlerebbero la lingua (tagliente) di Azzarello o di Chandler.
Diogo e Bossio, uno bianco ed uno nero, erano la versione calcistica di Hap e Leonard del Savage Season di Lansdale.
Ricardo e Mozer erano il braccio violento della difesa del Benfica e del Brasile.
Montero era il Dirty Harry del calcio italiano.
Gli assassini sudamericani erano bravi calciatori, ma anche gente che replicava la propria essenza assassina per tutto un campionato: una cinquantina di partite l’anno, altro che Jeffrey Dahmer.
E non come i nostri miserabili stopper d’epoca, che picchiavano pavidi, senza farsi vedere (ricordo un Italia-Cipro in cui Ferri picchiava senza ritegno il centravanti cipriota, roba da vergognarsi). Gli assassini sudamericani te li immagini a bere il whisky nell’intervallo fra primo e secondo tempo, dopo avere fatto fuori un avversario con un’entrata a gambe unite…
Oggi, gli assassini sudamericani non li sanno più fare bene. Ce ne sono pochi e quei pochi non vengono più apprezzati. Sono lontani i tempi in cui il calcio era poesia: Ligabue aveva previsto tutto, quando parlò di Vita da Mediano. Oggi la pietra di paragone è Gattuso.
E se Walter Samuel sembra destinato a marcire in panchina, allora viva Scaloni, l’unico che ci dà ancora speranza che la stirpe degli assassini sudamericani possa prosperare di nuovo.
Figlio di una stirpe gloriosa che ci ha regalato un sacco di dei minori, da Montero ad Ayala, da Lionel Alvarez a Dunga, per non parlare della miglior coppia difensiva di sempre (e sfido chiunque a dimostrare il contrario), Ricardo e Mozer, e soprattutto dei Castore e Polluce dell’omicidio calcistico, difensori dell’Uruguay ai campionati del mondo del 1986, i famigerati Diogo e Bossio.
Gente che infortunava i propri compagni durante gli allenamenti, mica cavoli.
Personaggi che, se condividessero il destino di Hellblazer e fossero trascinati di peso nel mondo della fantasia, con le loro gambe a cesoia, parlerebbero la lingua (tagliente) di Azzarello o di Chandler.
Diogo e Bossio, uno bianco ed uno nero, erano la versione calcistica di Hap e Leonard del Savage Season di Lansdale.
Ricardo e Mozer erano il braccio violento della difesa del Benfica e del Brasile.
Montero era il Dirty Harry del calcio italiano.
Gli assassini sudamericani erano bravi calciatori, ma anche gente che replicava la propria essenza assassina per tutto un campionato: una cinquantina di partite l’anno, altro che Jeffrey Dahmer.
E non come i nostri miserabili stopper d’epoca, che picchiavano pavidi, senza farsi vedere (ricordo un Italia-Cipro in cui Ferri picchiava senza ritegno il centravanti cipriota, roba da vergognarsi). Gli assassini sudamericani te li immagini a bere il whisky nell’intervallo fra primo e secondo tempo, dopo avere fatto fuori un avversario con un’entrata a gambe unite…
Oggi, gli assassini sudamericani non li sanno più fare bene. Ce ne sono pochi e quei pochi non vengono più apprezzati. Sono lontani i tempi in cui il calcio era poesia: Ligabue aveva previsto tutto, quando parlò di Vita da Mediano. Oggi la pietra di paragone è Gattuso.
E se Walter Samuel sembra destinato a marcire in panchina, allora viva Scaloni, l’unico che ci dà ancora speranza che la stirpe degli assassini sudamericani possa prosperare di nuovo.
4 commenti:
Pasquale Bruno is the man!
Un post se lo meriterebbe certamente, Bruno... peccato che non è sudamericano.
Gli assassini sudamericani... sono quelli che proprio non digerisco. Gli unici assassini patentati li voglio io (italiano) nella mia difesa (a patto che non facciano a pugni, è deplorevole), e basta. Gli altri li odio tutti, indistindamente.
Ciao Giova',
allora gli assassini sudamericani me li piglio io...
Posta un commento