Stones Throw Party
Stones Throw Party, Ospedaletto (PI), 07/07/07
Il manifesto della manifestazione, con quelle due mani "campionate" dalla celebre posa degli EPMD, diceva già tutto. In una sorta di rimando metatestuale (a là Dutch Schultz), quelle mani richiamano non solo la fratellanza e l'amicizia virile ma, in parallelo a Eric & Parrish, anche il passaggio della conoscenza (non fu forse PMD a insegnare l'arte della produzione alle mani di E Double?) e tutti gli scazzi a venire.
Insomma, la parte più sana della musica hip hop (e anche quella meno sana, nel cerchio che si chiude).
E questo ci si attendeva dagli alfieri dell'hip hop indipendente, la Stones Throw di Oxnard, CA. Se non avete mai sentito parlare di Peanut Butter Wolf, Madlib e Jay Dilla, fatevi un favore: non leggete oltre...
Ma torniamo alla Stones Throw: non c'è altra etichetta (a parte la Def Jux) che incarni in maniera altrettanto marcata i principi del b-boyismo integralista e ieri si è visto perché.
Mi rivedo (in un cut-up alquanto appropriato) a guardare, la mattina precedente al concerto, Deda che definisce il funk la musica più completa, negli extra degli Originali.
Fast forward e sono le 11.30 di notte, ed è di nuovo funk. Dre Love ha fatto la sua cosa, un po' intimidito dal fatto di essere l'apripista di un set leggendario, le selezioni del DJ sono state incredibilmente scevre dalle noiose emanazioni dell'idea platonica della New York '92-'96 (paccottiglia tipo Tim Dog inclusa), a favore di flavours jazzati e di breaks veramente old school, e il momento è pronto per i nostri.
Si inizia con un set sinestetico di J.Rocc, in forma smagliante, che taglia in maniera chirurgica rare grooves da par suo, accompagnato da PBW, che si diverte a mandare in loop immagini di PM Dawn e Arrested Development, creando un effetto assolutamente psichedelico sullo schermo retrostante il palco. E, nel tripudio dell'effetto olistico, il Lupo del Burro di Arachidi lascia sullo schermo le parole Our Music Is Mental (Bell Biv Devoe)...
J.Rocc continua le proprie acrobazie per una mezz'oretta almeno, deliziando il sottoscritto e i presenti con l'understatement che solo un fuoriclasse può avere (I haven't done shit, dirà il Beat Junkie alla fine del set...) e poi arriva Aloe Blacc.
Il ragazzo è in forma smagliante, e ci fa capire per quale motivo faccia parte del roster dell'etichetta californiana. La sua versatilità è impressionante: dallo strictly conscious di Kweli passa ad incanalare lo spirito del KRS One più raggaiolo, poi torna indietro e canta con voce soave, tira fuori metafore sull'hip hop e canzoni da ballo e infine suona la tromba da virtuoso consumato. Finito? No: muove la folla con ottima padronanza, sputa accapella da vendicatore dell'hip hop non defunto e si concede momenti di beat boxing impeccabile. Give It Up for My Man Aloe Blacc, urla Peanut Butter Wolf. Applausi più che meritati per la nuova recluta. Una nota di merito anche per l'abbigliamento di AB, che arriva in giubbottino di pelle, maglietta e jeans. Forse la marea di nani in calzoni larghi e bermudini dovrebbe imparare.
Appena il tempo di lasciar uscire Aloe Blacc, e sul palco appare quella bestia lirica di Guilty Simpson: dalle atmosfere eminentemente soul si passa ora al Motor City Sound di Dilla, a quel rugged sound che il compianto mr. Jancey stava definendo così bene e che Guilty incarna alla perfezione. Apparenza minacciosa, rime "scure" e beats hardcore, il rapper from the D apre uno squarcio sull'anima nera dell'etichetta.
Guilty non sembra al massimo della forma, è la prima volta in Italia e non è un beniamino del pubblico, ma se la cava bene. E quando parte la magistrale reinterpretazione di It's A Man's World, ci sentiamo tutti veramente orfani di Jay Dee...
Chiuso il capitolo gangsta, tocca ora al padrone di casa, PBW. Chris Manak divora lo stage con un ottimo set di video-deejaying, armato di una consolle video, divertendosi a tagliare e scratchare un po' di video, con un effetto straniante e ottima tecnica (anche se non è J.Rocc). Il Lupo non manca di infiammare la folla con classici di Pharcyde, Nas, ODB, e Wu-Tang. Con uno sberleffo quasi postmodernista, chiude con Stezo e i Criss Cross, l'essenza del wiggity wiggity whack che diventa quasi un'offesa sessuale da registro penale...
Ed ora il palco è tutto per il birthday boy, l'ispettore delle rime. La leggenda. Percee P. Chi mi conosce sa che sono un estimatore del signor Simon, uno dei migliori "fast rappers" di sempre. E Percee non delude, sputando lava come se fossimo a Pompei (peraltro dalle parti della madre di Peanut Butter Wolf).
Il set include molti dei classici dell'Uomo, da Lung Collapsing Lyrics a Throwback Rap Attack, da A Day at the Races alle ultime produzioni retrofuturistiche di Madlib, ed esalta il pubblico.
Percee sembra tarantolato, batte il proprio tempo e tiene il palco con sicurezza invidiabile per uno che fa rap da soli 28 anni... Quando improvvisa un paio di freestyles multisillabici e sincopati da par suo, la folla è in delirio. Sembra strano, sono 3 ore e mezzo di concerto e il tempo sembra volato.
Sono le tre e, senza aspettare la fine del concerto, io e la mia stanca moglie ce ne andiamo: Siena, purtroppo, non è dietro l'angolo. Non saprò mai se c'è stata una jam finale e mi porto dietro una domanda lacerante: ma un po' di merchandising no, eh?
5 commenti:
3 cazzi
1)cazzo!!! non vendevano niente?!?!?!
2)cazzo!!!GUILTY HA FATTO MAN'S WORLD?!?!?!
3)CAZZO!!!dovevo esserci,ma non ho potuto.fanculo.
cmnq beato te.
1) mi ha distrutto, questo fatto...
2)Yes. E pure alla grande.
3)Si, bello spettacolo.
Vieni in quel di Pisa e non ti fai sentire. Ben ti sta, che non hai visto la fine :P
La prossima volta fai un fischio, vi potevo ospitare per la notte (è una casa di studenti, ok, ma sempre meglio un pitstop e una colazione che viaggiare alle 3):P
Anch'io ero presente!
Aloe Blacc santo subito
Bravo, vero?
E io che non gli avevo dato molto credito...
Di faccia non ti conosco, se no mi sarei presentato!
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