Wu-Tang Special 3 – Questione di Stile (Fondamentale)
La caratteristica del Wu-Tang Clan che per prima colpì il popolo hip hop fu il fatto che sotto l’ombrello di una muraglia sonica dura come il cemento e stratificata come l’asfalto ci fosse una pletora di stili assolutamente personali.
In questo senso, scremati i rappers meno carismatici del gruppo, ovvero U-God (autore della canzone unanimemente considerata la peggiore del gruppo, Black Shampoo) e Inspectah Deck (per altro non esattamente scarso), gli altri MC erano in possesso ognuno di qualità e stili complementari e assolutamente distinti e distinguibili.
ODB era la follia pura, il jazz freebase e l’improvvisazione hardcore, la commedia slapstick e il gangsta, tutto tradotto in linguaggio hip hop: fulmine e tempesta, lo avrebbe definito Nietszche. Riposa in pace, Dirt Dog…
Raekwon lo Scorsese del rap (e per un saggio delle sue straordinarie qualità ascoltate Pa-Blow in The Lex Diamonds Story di qualche tempo fa): un montaggio così cinematografico da trascendere la parola, o quasi…
GZA era lo scacchista, l’uomo capace di sezionare le rime, di cambiare gli schemi ritmici accentando la rima sul rullante e sulla cassa alternativamente, e di costruire una canzone come Publicity (Beneath The Surface): uno dei lyricists più avanzati di tutti i tempi, il Genio.
Masta Killa era il discepolo di GZA, rapper poco prolifico ma sempre profondo e capace di uno stile molto personale e scandito, dalla voce calda e dalle salde radici old school. Forse il meno appariscente, ma sempre solido.
Method Man il flow puro, uno dei rappers più fluidi che abbiano mai toccato il microfono: inventore dello stile “insalivato” (ovvero con aspirazione della saliva alla fine della battuta), Meth-Tical è uno che molto spesso, con le proprie strofe, ruba la scena agli altri.
RZA era il rapper matematico, il grande organizzatore, il regista e l’uomo capace di parlare di marijuana e di fisica quantistica nella stessa strofa. Capace di andare off-beat e di tornare prodigiosamente a tempo, con la sua cadenza ha conquistato legioni di ammiratori.
Ghostface era l’epitome del rapper stiloso: le sue rime al limite del nonsense hanno creato un’identità perfettamente riconoscibile e l’anima soul di Ghostface gli permette ancora oggi di farla franca quando piange al microfono o parla di sniffare le mutande della ex…
Per anni mi sono chiesto chi fosse il migliore dei Wu-rappers e ancora adesso non lo so. Troppo difficile cristallizzare una situazione fluida, troppo difficile imporsi di non cambiare gusti: in certe canzoni Method Man era insuperabile (esempio: Next Up dei Sunz of Man), in altre trionfava Raekwon (Intellectuals, per rimanere ai Sunz of Man), a volte GZA era veramente oltre (Duel of The Iron Mics), Ghostface è il rapper che più è migliorato negli anni (vedi Apollo Kids) e via dicendo.
Una cosa è certa: quando i Wu-Tang si allineavano in formazione come Voltron (e GZA era la testa) non ce ne era per nessuno!
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