giovedì 26 maggio 2005

Soldiers for the Fucking Man…

Dopo la tragedia dell’11 settembre, l’FBI emise un documento in cui si indicavano le canzoni che non avrebbero dovuto essere passate in radio (i cosiddetti free channels) in America: roba tipo i Rage Against The Machine e persino Imagine di John Lennon.
In maniera poco sorprendente, la categoria degli artisti hip hop è stata rappresentata solamente dalle canzoni dei Public Enemy. Nessun altro…


La riflessione è semplice: da minaccia, quale poteva essere all’inizio (immaginate cosa potrebbe succedere se la comunità afro-americana negli Stati Uniti sviluppasse una coscienza politica…) l’hip hop si è trasformato in strumento corporativo, ed i rappers sono passati da speakers a buffoni. Privato del potere della parola (cosa assolutamente paradossale per un tipo di musica così essenzialmente verbale), il rap si è involuto fino a non esprimere più nessun concetto, se non quelli che il Sistema approva. La Black CNN è stata finalmente oscurata. E dagli stessi impiegati, badate bene, non dal padrone!
Di chi è la colpa? Perché il livello di complessità lirica è tanto scaduto? Avrà forse a che fare col fatto che oggi conta più il produttore del rapper? O è un cane che si morde la coda?
Sia quel che sia, tanti rappers si definiscono soldati (sulla scia del defunto Tupac Shakur), ma in realtà sembrano più operai al servizio del corporativismo. Ed il fatto che il padrone ti riempia di gioielli non cambia il fatto che sei uno schiavo…

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