Le Quattro Discipline
Ogni volta, e dico ogni volta, che ho visto un rapper italiano alla TV in un programma generalista, mi sono sentito propinare la solita pappardella, in stile Bignami studiato a memoria, che “l’hip hop è un insieme di quattro discipline, rap, b-boying, writing e djing, blah blah blah…”.
La cosa, devo dire, mi ha sempre fatto arrabbiare. Sia per la schematicità totalmente gratuita ed artificiale dell’analisi, che al massimo si potrebbe perdonare ad un settario come KRS ONE (che però è l’hip hop), sia per il tono “massificato” dell’affermazione.
Che senso ha, infatti, riproporre in Italia situazioni che sono probabilmente state fatte oggetto di “revisionismo storico” già in America?
Personalmente non credo che l’hip hop sia, dogmaticamente, un insieme di quattro discipline. Credo invece che un determinato humus culturale abbia dato vita ad un ambiente in cui, casualmente, si sono sviluppati alcuni interessi piuttosto che altri.
Altrimenti, secondo la visione schematica di prima, si rischiano di tener fuori dalla grande scatola dell’hip hop alcuni nomi che invece sono universalmente riconosciuti come pilastri della cultura.
E faccio alcuni esempi, in maniera un po’ provocatoria: Rakim, “The God”, è stato all’inizio della sua carriera, un writer (quello che i profani definirebbero un graffitista), abbandonando poi questa passione in favore della scrittura e del rap, diventando uno dei più grandi lyricists di tutti i tempi (io e KRS siamo per Big Daddy Kane, ma molti dicono che è Ra il più grande). Secondo questa visione, mi volete dire che il preferire una disciplina alle altre significa che il Microphone Fiend non è hip hop?
E il suo erede spirituale, (Nasty) Nas, esempio perfetto di rapper “puro”? Del resto, il God’s Son ha prodotto solo un dischetto come Illmatic…
Altro esempio: il Wu-Tang Clan. Nove negri che amano il kung-fu e l’erba, ma che non hanno mai comprato una bomboletta o abbozzato un passo di danza… Come si fa a dire che il Wu-Tang non è hip hop?
Altro problema del settarismo: cristallizzare la storia di un movimento culturale significa cristallizzarne il linguaggio. In questo senso, come si inquadrano quei gruppi che, pur facendo parte, secondo i puristi, della categoria hip hop, introducono nella propria poetica elementi estranei al linguaggio delle quattro discipline?
Esempi, oltre ai Wu-Tang stessi, i Company Flow (per altro puristi delle quattro discipline) e le loro elucubrazioni “intellettuali” a base di argomenti che vanno dalla politica a Ritorno al Futuro, dai cartoni animati all’astrattismo, i Cypress Hill ed il loro flirtare col rock in maniera molto più “bianca” di quanto avessero mai fatto i Run DMC, Madlib e la sua fascinazione per il jazz-core e mille altri.
La soluzione del problema, per me, è tutta nella frase, illuminante, del già citato KRS ONE: “Rap is what you do, hip hop is what you live”.
E vivere hip hop, per me, significa aggrapparsi in maniera conscia allo zeitgeist. E se questo significa fottersene, per esempio, del turntablism per concentrarsi su, che so, Hegel, chi se ne frega.
La cosa, devo dire, mi ha sempre fatto arrabbiare. Sia per la schematicità totalmente gratuita ed artificiale dell’analisi, che al massimo si potrebbe perdonare ad un settario come KRS ONE (che però è l’hip hop), sia per il tono “massificato” dell’affermazione.
Che senso ha, infatti, riproporre in Italia situazioni che sono probabilmente state fatte oggetto di “revisionismo storico” già in America?
Personalmente non credo che l’hip hop sia, dogmaticamente, un insieme di quattro discipline. Credo invece che un determinato humus culturale abbia dato vita ad un ambiente in cui, casualmente, si sono sviluppati alcuni interessi piuttosto che altri.
Altrimenti, secondo la visione schematica di prima, si rischiano di tener fuori dalla grande scatola dell’hip hop alcuni nomi che invece sono universalmente riconosciuti come pilastri della cultura.
E faccio alcuni esempi, in maniera un po’ provocatoria: Rakim, “The God”, è stato all’inizio della sua carriera, un writer (quello che i profani definirebbero un graffitista), abbandonando poi questa passione in favore della scrittura e del rap, diventando uno dei più grandi lyricists di tutti i tempi (io e KRS siamo per Big Daddy Kane, ma molti dicono che è Ra il più grande). Secondo questa visione, mi volete dire che il preferire una disciplina alle altre significa che il Microphone Fiend non è hip hop?
E il suo erede spirituale, (Nasty) Nas, esempio perfetto di rapper “puro”? Del resto, il God’s Son ha prodotto solo un dischetto come Illmatic…
Altro esempio: il Wu-Tang Clan. Nove negri che amano il kung-fu e l’erba, ma che non hanno mai comprato una bomboletta o abbozzato un passo di danza… Come si fa a dire che il Wu-Tang non è hip hop?
Altro problema del settarismo: cristallizzare la storia di un movimento culturale significa cristallizzarne il linguaggio. In questo senso, come si inquadrano quei gruppi che, pur facendo parte, secondo i puristi, della categoria hip hop, introducono nella propria poetica elementi estranei al linguaggio delle quattro discipline?
Esempi, oltre ai Wu-Tang stessi, i Company Flow (per altro puristi delle quattro discipline) e le loro elucubrazioni “intellettuali” a base di argomenti che vanno dalla politica a Ritorno al Futuro, dai cartoni animati all’astrattismo, i Cypress Hill ed il loro flirtare col rock in maniera molto più “bianca” di quanto avessero mai fatto i Run DMC, Madlib e la sua fascinazione per il jazz-core e mille altri.
La soluzione del problema, per me, è tutta nella frase, illuminante, del già citato KRS ONE: “Rap is what you do, hip hop is what you live”.
E vivere hip hop, per me, significa aggrapparsi in maniera conscia allo zeitgeist. E se questo significa fottersene, per esempio, del turntablism per concentrarsi su, che so, Hegel, chi se ne frega.
4 commenti:
allora secondo me dici cose giustissime,molti predecessori dell'hip hop sono totalmente ignorati.KRS-ONE per esempio ke con DJ Scott la Rock quindi i boogie down productions ha fatto criminal minded nel 87" che � una delle miglori canzoni HH di sempre,non la conosce quasi nessuno in italia ca**o,questa � la vecchia scuola e non pu� essere n� ignorata n� sottovalutata.
molti artisti(secondo alcuni vecchi secondo me senza tempo) come Nas continuano a fare canzoni di successo come "be a nigger to" ma in italy neanche se ne parla;esiste solo quel rap commerciale ke ti propone Mtv (snoop dogg 50cent eminem ecc...) ke nn posso definire uno schifo ma non saranno mai e poi mai all'altezza dei mit old school. comunque tu nn parli proprio del pi� grande rapper hip hop hardcore di sempre 2PAC (nessuno sar� mai e poi mai e poi mai al suo livello) stimato molto anke dallo stesso krs-one e nn parli dei a tribe called quest i gangstarr vabb� io sono andrea di cagliari detto "ryder" e tu alla domanda who am i? sembreresti bassi maestro se � contattami xke a direquello ke ai detto tu qui 6 un grande
cioe gli assomigli troppo di facciaconfrontati da andrea
No, non sono Bassi Maestro...
Parere personale: nella mia top 5 2Pac non c'e'!
Ci sono Kane e Rakim, Chuck D e KRS e GZA, pero', nell'ordine. E mille altri che domani mi faranno cambiare idea.
P.S. da andrea. di altri rapprr bravi ke aprezzo molto comunque c'erano Slick Rick I Geto boyes e gli a tribe called quest cmq a me dei wu tang clan prerisco method man (anke se GZA � probabilmente il migliore tra il gruppo).volevo dirti ke di gente k ascolta il vero hip hop ormai � poca ma bisogna tenerlo vivo. ciao se � t contatter� nel tuo my space e ricorda:hip hop4Life
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