(Breve e Schematica) Storia della Propaganda Televisiva Berlusconiana
In principio fu Sgarbi. Lui e la sua Sgarbi Quotidiani erano il veicolo perfetto per propagandare le idee del nascente Partito di Berlusconi. L’Istruttoria di Giuliano Ferrara, andata in onda nel 1991-1992, era certamente uno dei prodromi, ma la trasmissione dell’Elefantino non era sufficientemente focalizzata (e popolare) per servire gli interessi del padrone. Oltretutto, il momento storico non era quello giusto: ancora la pressione dei giudici era sopportabile (Mani Pulite iniziò nel 1992).
Nel 1994, le cose erano notevolmente diverse: Sgarbi, un cialtrone con la fama di intellettuale, bucava lo schermo per la capacità di coniugare idee (fintamente) culturali con un lessico accessibile al popolino (e le parolacce, che ancora oggi, per le teste d’uovo della TV, sembrano fare simpatia). Era quindi naturale che Sgarbi potesse essere usato per veicolare, in 15 minuti quotidiani prima di pranzo, una rimasticatura di confusa filosofia fatta di mistoni di idee meritocratiche e retorica “self made man” all’amatriciana che prepararono indiscutibilmente il campo alla “improvvisa” discesa in campo del Cavaliere.
Puntualmente, Sgarbi fu poi candidato in Forza Italia, e altrettanto puntualmente, fu lasciato in TV ad anestetizzare le coscienze degli sprovveduti spettatori di Sgarbi Quotidiani, irretiti da una presunta “credibilità” presto sfaldatasi (anni dopo avremmo assistito a patetici tentativi di attirare l’attenzione mandando affanculo l’interlocutore, ma questa è un’altra storia).
Nel corso degli anni (e specialmente in certi periodi, come logico), i “subliminals” di Sgarbi furono sempre e puntualmente interpretabili, se letti bene, come una difesa del “regime”. Ad esempio, questa perla risalente al 1998, su Frank Sinatra, non assume tutto un altro significato, alla luce di potenziali “cattive amicizie” berlusconiane come Mangano, Dell’Utri e compagnia cantante?
Una volta “fatto il fondo” (come dicono i grandi mangiatori di Sassari), si palesò al Cavaliere un’idea allo stesso tempo lapalissiana e geniale: il pubblico (coincidente con l’elettorato), vaccinato con dosi di propaganda berlusconiana nel corso di anni, aveva bisogno essere “normalizzato” tramite giornalieri “boost” a base di “oggettivi” telegiornali. Da cui l’impiego di Straccio Liguori e, successivamente, di Voce d’Oca Giordano come direttori del TG di Italia 1. Purtroppo per loro, i due non avevano il cialtronesco carisma del “pallore gonfiato” (come felicemente lo definì Roberto D’Agostino) e quindi furono presto relegati nel dimenticatoio (dopo avere fatto dei danni, ma relativi: chi potrebbe mai prendere sul serio Paolo Liguori o Mario Giordano? Nemmeno Berlusconi). Il tutto, ovviamente, dopo una serie di ospitate, spesso risibili, in trasmissioni sportive Mediaset. A testimonianza del tracollo, oggi Liguori è il direttore di TGCom, una sorta di pillola di olio di ricino che i più, in Italia, si evitano volentieri.
In contemporanea, la macchina propagandistica di Berlusca si inventò una nuova interessante idea: una sorta di “par condicio” finta fra il leccaculismo esplicito di Emilio Fede e lo strisciante (e per molti invisibile, ahimé) servilismo di Costanzo/Mentana.
Parentesi: Costanzo e signora (?) sono responsabili di tutto il peggio della televisione italiana. E per questo dovrebbero pagare. Fine parentesi.
Con tecnica ben studiata, Emilio Fede, con le proprie acrobazie da sicofante, fu un buffone talmente scoperto da attirare su di sé tutta l’attenzione delle persone dotate di intelligenza normale, lasciando campo libero per le precise operazioni “cliniche” di Costanzo e Mentana che, forti di presunte posizioni “di sinistra” (era un argomento della destra, frutto di stupidità o di malafede, chiaramente), non fecero altro che stendere i classici tappetini al Cavaliere. Vale la pena ricordare le disgustose interviste al Maurizio Costanzo Show (ecco uno spezzone tratto da Blob) o le ospitate a Matrix.
Ovviamente, ça va sans dire, Mentana poi è stato licenziato. Tutto deve tornare.
Oggi non è più tempo di strategie raffinate (vedi Minzolini al TG1). È il momento dell’arma finale: Alfonso Signorini. E ora sono cavoli.
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