giovedì 18 giugno 2009

Delle Radici Bianche (anche Punk) dell’Hip Hop


"Unfortunately, most young people today tend to follow what others say without question. But my photos are about non-conformity; They are anti-conservative. The skateboarders, punk, and hip-hop artists have a lot in common. They were, or are, very rebellious young people trying to speak their own minds, and by doing so they have affected the culture we live in, whether one realizes it or not." Glen E. Friedman, Japan Times, 1998.



C’è una sorta di storia “ufficiale” che ho sentito tantissime volte e che è diventata una solfa peggio di quella delle quattro discipline.
Recita così: “L’hip hop nasce come evoluzione dei sound system giamaicani, blah blah blah, i block party, blah blah blah, i break blah blah blah” e via dicendo.
Non che ci sia niente di assolutamente sbagliato, per carità, ma è una visione semplicistica e forse leggermente in malafede, come quella famosa della CNN del Ghetto di cui tanti, superficialmente, si sono riempiti la bocca.
Infatti le radici della musica hip hop devono tanto a certa musica bianca quanto a quella nera (e basterebbe citare i break di Big Beat e dell’Average White Band per rendersene conto). Il problema è che la musica hip hop deve tanto alla musica bianca “indesiderabile”: punk e hardcore.
Immagino già che alcuni vorranno smontare questa tesi tacciandola di essere solo una fantasiosa provocazione, ma non è così. È un fatto, magari meno blasè della ricerca di dischi jazz da campionare (per altro ugualmente importanti), ma pur sempre tale. E cercherò di dimostrarlo, possibilmente senza scrivere 800.000 battute.
Partiamo dall’inizio, dalla Tommy Boy. L’etichetta di Tom Silverman si distinse sempre per versatilità, mettendo sotto contratto Afrika Bambaataa, che notoriamente era sempre stato influenzato dalla new wave europea (e che finì a lavorare con l’icona punk Johnny Rotten nel 1984, con World Distruction). Uno dei classici della Tommy Boy è lo storico singolo Play That Beat Mr. DJ di MC G.L.O.B.E. & Whiz Kid, del 1983. La traccia, che è la base della celebrata Lesson 1 di Double Dee e Steinski, contiene la strofa: “Punk rock, new wave, and soul / pop music, salsa, rock & roll / calypso, reggae, rythm & blues / master mix those number one tunes”, che, oltre ad essere figa, inneggia alla figura del DJ e ai generi di musica che il DJ “in” mixava in quel periodo (vedi Bambaataa, ovvio).
Saltiamo a volo d’uccello Afrika Islam e le jam punk-hip hop dei primi anni ‘80, saltiamo Mr. Freeze della Rocksteady Crew e la sua nota passione per il punk rock, saltiamo i Blondie e la loro frequentazione con Fab 5 Freddy (e la susseguente collaborazione di Freddy con i punk rockers tedeschi Die Toten Hosen, nel 1983), saltiamo il concerto dei Clash a New York, aperto da Grandmaster Flash e i Furious Five (1982), e arriviamo ai punti cardine: Rick Rubin e i Beastie Boys.
L’importanza di Rick Rubin dovrebbe essere nota a tutti, ma comunque vediamo di ricapitolarla in breve. Al di là della perizia come produttore (e in questo caso per produttore intendo colui che dà una bella ripulita ai suoni e un senso alle composizioni, più che chi programma un beat), il contributo maggiore dato da Rubin all’hip hop è duplice: da una parte la capacità “crossover” di catturare un pubblico suburbano non necessariamente bianco, e dall’altra l’applicazione del formalismo della musica bianca alle composizioni hip hop. Sin da It’s Yours di T La Rock, l’uso del ritornello e di quelle che sono poi diventate le canoniche “16 bars” ha caratterizzato il lavoro da parte di Rubin di “riduzione” di un genere che lui stesso ha plasmato, portandolo lontano dalle maratone senza coro tipo Rapper’s Delight verso una struttura formale oggi accettata da tutti. E se pensate che il punk non c’entri nulla, Rubin dice che tutta la musica che gli piace è “punk”, dai Beatles agli AC/DC all’hip hop (che lui chiama esplicitamente “black punk”).
Rubin è anche responsabile del lancio dei Beastie Boys, dei quali “ridusse” il primo album, Licensed to Ill. Fino alla conversione sulla via di Damasco, i Beasties erano stati una band punk vera e propria, ben inserita nell’hardcore newyorkese (quello delle docce con l’acqua fredda dei Cro Mags, così affine ai cocci di bottiglia di Grandmaster Melle Mel, per dire), come documentato dai pezzi dell’EP Aglio e Olio.
E questo spirito è ben visibile nella scelta dei campioni del primo album, tutti molto “rockeggianti”, e nell’uso di un mixaggio che “strippa” il suono di ogni rindondanza, per lasciare il campo ai suoni dell’808 e dei chitarroni. Significativa anche l’apparizione nell’assolo di Fight For Your Right (to Party) di Kerry King degli Slayer, altra band fortemente influenzata dall’hardcore-punk.
Con Licensed to Ill si trascende quello che è il rap-rock dei Run DMC, per altro anch’essi catechizzati da Rubin per quanto riguarda la hit monstre per eccellenza, Walk Tis Way. Già da She Is On It, non inclusa in Licensed to Ill si entra in una dimensione nuova, quella ribelle e punk del pubblico bianco e/o del giro delle radio dei college, trait-d’union fra la prima fase Def Jam e quella dominata dai Public Enemy, per altro molto informati ad un’estetica “controculturale” molto DIY (e, per certi versi, particolarmente affine/speculare a quella degli MC5).
E se questi esempi “contenutistici” non bastassero ad accreditare l’ipotesi che l’influenza del punk nei confronti dell’hip hop sia stata enorme, parliamo dell’aspetto strutturale, ovvero di come il punk abbia dato forma all’immaginario hip hop e alla sua esplosione commerciale (dove il termine “commerciale”, stavolta, ha un significato positivo).
Non ci sarebbe hip hop nel senso tradizionale senza il lavoro di tre persone importantissime: Brendan Mullen, Janette Beckman e Glen E. Friedman, tutti provenienti dall’ambiente del punk più duro e puro.
Iniziamo col meno noto, ma forse più importante, in un certo senso: Brendan Mullen. Mullen aveva iniziato col punk, facendo il gestore del Masque, un luogo di culto della scena punk di L.A., aperto nel 1977, in cui si esibirono band di peso come Dickies, X, The Bags, The Skulls e persino le allora punk Go-Go’s e che creò la leggenda della West Coast. Come DJ del Club Lingerie a Los Angeles, fu il primo a organizzare un evento a tutto campo, con DJ, writers, breakers e MC portati dal Bronx fino alla California. Si parla di una line-up spaventosa composta da Grandmixer DST, Afrika Islam, Mr. Freeze e Crazy Legs, fra gli altri. E la leggenda vuole che alla serata partecipò da imbucato un diciassettenne di nome Andre Young, poi noto col nome di Dr. Dre...
Janette Beckman, trasferitasi a New York dall’Inghilterra nel 1982, ha invece inciso nel campo strettamente iconografico. La fotografa cominciò la carriera agli albori del punk rock, lavorando per The Face e Melody Maker e ritraendo il modo di vivere la musica di gruppi quali The Clash, The Sex Pistols, The Jam, The Specials, The Police, The Ramones, con le foto raccolte nel libro Made in the UK: The Music of Attitude, 1977–1983.
La Beckman, affascinata dalla nascente cultura hip hop newyorkese, si “convertì” all’hip hop da subito, rappresentandone gli aspetti più profondi quando il rap era ancora considerato solo una moda. La Beckman è considerata la regina delle cover degli album anni’80, ha infatti ritratto le icone di quel periodo, tra gli altri : Africa Bambaataa, Grandmaster Flash and the Furious Five, Fearless Four, the World Famous Supreme Team, Lovebug Starsky, Salt’n’Pepa, Run-DMC, Stetsasonic, UTFO, Roxanne Shante, Sweet T, Jazzy Joyce, Slick Rick, Boogie Down Productions, Eric B. and Rakim, EPMD, NWA, Ice-T, 2 Live Crew, Tone Loc, Gang Starr, Ultramagnetic MCs, Rob Base and DJ EZ Rock, Special Ed, Leaders of the New School, Jungle Brothers, Beastie Boys, Rick Rubin.
L’importanza di Glen Friedman, innamorato allo stesso tempo dei Minor Threat e Fugazi di Ian McKaye e di Public Enemy e Beastie Boys, è invece difficile da sintetizzare. Basta solo dire che ha realizzato la copertina di It Takes a Nation of Millions dei Public Enemy, e che ha scattato alcune delle foto più importanti della storia dei generi musicali punk e hip hop.
Ovviamente questo breve excursus taglia fuori mille altri fattori importanti come il lavoro di Bill Laswell, il duetto Ice-T-Jane’s Addiction al Lollapalooza 1991, DeeDee Ramone e il suo album rap come DeeDee King, le influenze power pop su Grandmaster Caz e via dicendo. Ma il quadro penso che sia chiaro.
Per finire, c’è solo una cosa che l’hip hop non ha imparato dal punk: la storia. Chiedete a un sedicenne col chiodo se sa chi era Johnny Rotten o Joey Ramone. E poi chiedete a un fan dell’hip hop italiano o di Soulja Boy se conosce Eric B & Rakim o Chuck D. I risultati, scommetto, saranno diversi.


47 commenti:

Giancarlo_Vagginelli ha detto...

A me sembra che semplifichi la questione nell'altro senso, cioe' ingigantisci un po' queste fantomatico ruolo del punk bianco nell'hip hop.
I generi hanno convissuto temporalmente e ci sono stati degli episodi di contaminazione, sarebbe impossibile il contrario.
Qualche discografico-produttore-manager bianco ha intuito il potenziale dell'hip hop e ci ha investito tempo e denaro.
Parlare di radici punk dell'hip hop mi sembra esagerato.

E il restante 99% degli artisti e delle produzioni hip hop importanti che non hanno mai avuto niente a che spartire con chitarre distorte, vestiti stracciati e pogo selvaggio?

C'e' una somiglianza nei contenuti, la "lotta al sistema" per dirla in modo breve e sfigato. Ma anche qui, con forme e sostanze molto differenti, anche solo per il discrimine razziale.

Riconosco che il mio giudizio e' sicuramente influenzato dalla mia allergia innata alla musica, ma sopratutto alla "filosofia" punk.

Antonio ha detto...

Un attimo. Io non ingigantisco nulla, almeno in questo post. Porto degli esempi seri.
Già dal titolo dico "anche", non "solo" punk, per cui è chiaro che devi vederla in quest'ottica.
Quindi, se io avessi distorto le cose (delle radici solo punk dell'hip hop, per esempio) avresti ragione, ma non è così. Ci sono altre influenze, ovviamente, ma non è quello che mi fregava qui. Qui mi importava di sottolineare cose che vengono spesso nascoste o sottovalutate, come la commistione punk-hip hop (vera, non presunta, basterebbe solo Rick Rubin, figurati).
Poi una precisazione: i due generi, temporalmente, non hanno convissuto. Quando l'hip hop è esploso, il punk era morto e sepolto.
Quindi è più plausibile (e corretto) dire che alcune persone hanno visto nell'hip hop una continuazione ideale dello spirito punk. E le ho descritte. Il discorso affaristico non c'entra, almeno in questa fase. "In grande" non mi risulta che ci siano papaveri che vengono dal punk.

Per il resto, l'analisi che fai tu del punk mi pare un po' superficiale (ad esempio il punk è stato un genere che ha inglobato sempre sonorità anche nere, vedi gli skinhead e la musica giamaicana), ma va bene.
Non so che cosa tu intenda per filosofia punk (occhio a non fare come quelli che non sanno niente di hip hop, ma appena lo sentono nominare fanno le corna con le mani e dicono "Yo").
A me l'urgenza DIY e la libertà da certi schemi limitanti e vuoti pare una delle caratteristiche migliori sia del punk che dell'hip hop, come attitudini prima che fenomeni musicali.

Marty aka Marty Mcfly ha detto...

l'urgenza DIY e la libertà da certi schemi limitanti credo che sia presente in parecchi generi ai loro albori, nel momento di rottura per intenderci.

Non la vederei un esclusiva punk-hip hop.

Per il resto concordo sui punti del pezzo giustamente introdotti da un "anche" chiarificatore.

PS: ma la smetti di darmi del radical chic (blasè) perchè cerco di avventurarmi nel mondo del jazz! Mentre tu sei lo spacca sassi punk-hardcore rap! Lo so che era una frecciatina, ti conosco :)

Antonio ha detto...

Non la vederei un esclusiva punk-hip hop
E chi lo ha detto che sia un'esclusiva? Pero' ammetterai che hip hop e punk (e derivati) sono i paradigmi della musica DIY e "antagonista". Senza esclusive ma è così.

PS: ma la smetti di darmi del radical chic (blasè) perchè cerco di avventurarmi nel mondo del jazz!
Giuro che non era una frecciatina a te. Sai quanti saggi et similia ho letto con la stessa impostazione "revisionista" e superficiale che nega certi aspetti "non ufficiali" dell'hip hop?
Per chiarirci, non ho nulla contro il jazz e contro il jazz-hip hop.
Il jazz, a parte alcune eccezioni, non mi interessa particolarmente, semplicemente, ma senza odii a priori. Come ti ho già detto una volta, e non credo sia il tuo caso, mi dà fastidio il jazz usato come strumento borghese per giustificare la superiorità intellettuale di una classe di persone su altre. E non mi dire che di radical chic blasè di questo tipo non ne hai mai incontrato, perche' non ci credo...

Anonimo ha detto...

piu' che radici parlerei di intrusione , nel senso che nei primi ottanta l'hip hop veniva suonato per i bianchi per la prima volta nei posti (downtown ny) dove prima veniva suonato il punk e i due generi coesistevano....poi la cosa e' scemata e i due generi si sono separati, a parte qualche collaborazione crossover tra gruppi(che m'han sempre fatto schifo).
per me le radici rimangono piu' in altri generi che nel punk, nel senso che per me le radici sono i breakbeat che venivano suonati nelle park jam e sicuramente non erano pezzi punk, ma al massimo rock (billy squier e' rock, honky tonk woman e' un pezzo rock, ecc)
djmp45

Antonio ha detto...

^^^
Eccoci. Ma il pezzo lo hai letto?


P.S.: le collaborazioni cross-over sono sempre state rock-rap. Mai punk-rap, praticamente.

Anonimo ha detto...

si l'ho letto e tu scrivi:"Il problema è che la musica hip hop deve tanto alla musica bianca “indesiderabile”: punk e hardcore."...per me non e' cosi'...i punk dicevano "no-future", i p.e. non mi sembra che dicessero una cosa del genere...cioe' c'era uno spirito di lotta al potere comune , che pero' nell'hip hop era molto piu' basato su movimenti politici e ideologici (tipo black panther) , mentre nel punk era solo pura anarchia...

poi alla fine nel pezzo parli di slayer e di aerosmith che di punk hanno veramente poco

seondo me e' piu' vero il contrario, cioe' che l'hip hop ha influenzato il punk: malcom mc laren che va a fare buffalo gals, i beastie che da punk band si trasformano in gruppo hip hop, blondie che fanno rapture, ecc....

Antonio ha detto...

Ti contesto alcune affermazioni.

si l'ho letto e tu scrivi:"Il problema è che la musica hip hop deve tanto alla musica bianca “indesiderabile”: punk e hardcore."...per me non e' cosi'...i punk dicevano "no-future", i p.e. non mi sembra che dicessero una cosa del genere...
E i Fugazi? Dicevano "No Future"? E i Clash? E i Ramones? I Damned?
Il discorso della lotta al potere per quanto riguarda il punk va ridimensionato come per quanto riguarda il rap (Too Short e Eazy E sono hip hop quanto i P.E., no?). Leggiti l'ottimo libro di Stuart Home, Marci, Sporchi e Imbecilli (dove si parla anche di commistioni con la musica nera, per altro).

Dici che nel punk la "lotta al potere" era solo anarchia. Non è che confondi il punk con i Sex Pistols? Dei Clash hai mai sentito parlare? E degli MC5?

Aerosmith e Slayer sono citati in una riga del pezzo, per la precisione. Ma vabbè...
Di Walk This Way dico che era rock-rap: sul fatto che gli Aerosmith non c'entrino col punk hai ragione, ma non mi sembrava di averlo scritto.
Gli Slayer invece c'entrano. Sono fortemente ispirati (Discharge in testa) e hanno pure fatto un album di cover tutte punk, quelle che avevano segnato il loro percorso artistico, a loro dire. Suonano Thrash metal, questo sì. Ma l'ispirazione c'è eccome.

seondo me e' piu' vero il contrario, cioe' che l'hip hop ha influenzato il punk: malcom mc laren che va a fare buffalo gals, i beastie che da punk band si trasformano in gruppo hip hop, blondie che fanno rapture, ecc...
Questa può essere una chiave di lettura (e pure con elementi di plausibilità, direi). Però non spiega tutti gli esempi (importanti e marginali) che ho citato nel pezzo. E, ripeto, fare revisionismo e cancellare l'influenza di Rick Rubin, Beasties e Glen Friedman è una posizione insostenibile, dai.

Chiudo con una provocazione, pour parlez. Se è vero (ed è vero) che si parte dal breakbeat e blah blah blah, nella metamorfosi dell'hip hop da happening festivo (la jam) a genere musicale (i dischi), il punk ha avuto un'influenza molto superiore a quella di tanti altri generi. Nell'urgenza fortemente metropolitana e DIY (per fare rap e punk non è necessario saper suonare in senso classico), nell'approccio allo strumento (il campionatore si "suona" come i punk "suonavano" gli strumenti, inventandosi loro la tecnica da autodidatti), nella "riduzione" ad un suono asciutto e essenziale, nella forma canzone (i singoli, come teorizzato appunto da Rick Rubin), nell'intrinseca capacità e necessità di contaminazione.
Ripeto: la teoria ortodossa lascia fuori delle cose e persone importantissime, per fare spazio a una semplificazione che ho cercato di smantellare...

Anonimo ha detto...

" nella metamorfosi dell'hip hop da happening festivo (la jam) a genere musicale (i dischi), il punk ha avuto un'influenza molto superiore a quella di tanti altri generi" ...per me non e' vero, il genere che ha influenzato di piu' questo passaggio e' la disco:il primo genere rap dopo l'era dei tape e delle jam e' il disco rap (sugarhill, ecc, )
se senti punk rock rap di ccb per assurdo e' un pezzo disco...per il campionatore poi ci vogliono ancora 4 anni.
anche i beastie di licensed to ill prendono dai war (che non mi sembra un gruppo punk) o dai wild sugar in brass monkey che sono un gruppo disco.
apache che e' l'anthem per eccellenza per i b-boy e' un pezzo disco..non london's calling ....
che poi ci sia stato contatto tra il punk e il rap questo e' sicuro, pero' gli esempi che hai portato parlano per lo piu' di fotografi e artisti grafici, che pur essendo intorno alla musica pero' la ritraggono ma non la cambiano o di gente che era sulla sponda del punk e ha provato a fare un pezzo rap, ma non il contrario (come sostenevi tu)
se dovessi parlare dell'importanza di musicisti bianchi all'interno dell'hip hop parlerei di paul c e tony d, loro si che hanno influenzato generazioni di beat makers, mica rick rubin (che infatti i beastie hanno mollato dopo il primo album)

Giancarlo_Vagginelli ha detto...

"Un attimo. Io non ingigantisco nulla"

ingigantisci eccome, la tesi del tuo pezzo e' che "l'hip hop deve tanto al punk e all'hardcore", e mi spiace ma non lo dimostri affatto.

"Per il resto, l'analisi che fai tu del punk mi pare un po' superficiale"

Non ho fatto nessuna analisi

"A me l'urgenza DIY e la libertà da certi schemi limitanti e vuoti pare una delle caratteristiche migliori sia del punk che dell'hip hop"

Come ha gia detto Marti vale per tutti i generi musicali, e tutte le forme d'arte, nella fase di nascita ovviamente.

"Sin da It’s Yours di T La Rock, l’uso del ritornello e di quelle che sono poi diventate le canoniche “16 bars” ha caratterizzato il lavoro da parte di Rubin di “riduzione” di un genere che lui stesso ha plasmato, portandolo lontano dalle maratone senza coro tipo Rapper’s Delight verso una struttura formale oggi accettata da tutti."

Anche qui, la struttura canonica strofa-ritornello-strofa ecc non l'ha mica inventata il punk, se mai il free jazz ma e' roba da borghesi quella ;)

"Non so che cosa tu intenda per filosofia punk"

Anto'... io questa "attitudine" simile tra punk e hip hop proprio non ce la vedo, non so che cazzo dirti.
Come ho gia' scritto al massimo li accomuna genericamente la "lotta al potere", che e' un po pochino.
Il dress code dei due generi e' emblematico nel distingere le 2 filosofie, e questa non e' un analisi superficiale, affatto.
Da un lato e' cool il vestirsi bene, costoso, figo, ostentare cio' che si e' guadagnato con la fatica, fare di tutto per non sembrare morti di fame.
Dall'altro e' cool vestirsi male, stracciati, trasandati, esteticamente da "pugno nell'occhio" (creste colorate), non cercare affatto di dimostrare di vivere agiatamente insomma, anzi, in molti casi ostentare di essere piu' malandati di quello che si e'.
Tutto cio' non e' affatto superficiale, e' emblematico di una concezione di ribellione, emancipazione e lotta completamente diverse, secondo me.

Antonio ha detto...

@ MP45:
il primo genere rap dopo l'era dei tape e delle jam e' il disco rap (sugarhill, ecc, )
e infatti si fanno singoli ancora di 8 minuti senza ritornello tipo Sugarhill, vero?

se dovessi parlare dell'importanza di musicisti bianchi all'interno dell'hip hop parlerei di paul c e tony d, loro si che hanno influenzato generazioni di beat makers, mica rick rubin (che infatti i beastie hanno mollato dopo il primo album)
Ah, ora l'influenza di Tony D è maggiore di quella che ha avuto Rick Rubin? Dopo questa, passo...


@ Magic:
"A me l'urgenza DIY e la libertà da certi schemi limitanti e vuoti pare una delle caratteristiche migliori sia del punk che dell'hip hop"

Come ha gia detto Marti vale per tutti i generi musicali, e tutte le forme d'arte, nella fase di nascita ovviamente.


Un attimo. Solo il punk e l'hip hop, storicamente, sono musiche per chi non sa suonare. Solo hip hop e punk prevedono una visione ipocalittica per cui tutti sono uguali in partenza: alle jam, chi prende il microfono diventa rapper, esattamente come nei concerti punk (Rollins diventò cantante dei Black Flag rubando il microfono al precedente cantante, per dire).
Questo non vale per gli altri generi.
Fammi vedere l'estetica/etica del Do It Yourself nel jazz, per esempio, dove la tecnica è un fattore limitante insuperabile.
O anche il DIY lo ha inventato il jazz?

Anto'... io questa "attitudine" simile tra punk e hip hop proprio non ce la vedo, non so che cazzo dirti.
Legittimo, non so che dirti.
Però non dire di non essere superficiale, mi parli di vestiti e non c'è una riga sul suono.
Del fatto che hip hop e punk sono musica nata per il sottoproletariato urbano disagiato ne vogliamo parlare o no?
Del fatto che hip hop e punk bandiscono gli assoli, ne vogliamo parlare?
Del fatto che i primi dischi della Def Jam, così come quelli punk, incanalavano l'energia dello zeitgeist e andavano sul minimalismo potente, fottendosene della melodia e del discorso del ballo, ne vogliamo parlare?

Poi se vuoi ritornare al discorso delle creste e degli abiti sporchi, ok. I rappers non portano creste.
Quindi Rick Rubin non ha fatto un cazzo...

P.S.: per Paul C sto provando a informarmi se avesse influenze punk.

Giancarlo_Vagginelli ha detto...

Ma se non fosse mai esistito il punk, CONCRETAMENTE cosa mancherebbe all'hip hop?

Voglio dire, qualcosa di CONCRETO, non qualche contaminazione vaga, qualche fotografo, qualche operazione discografica.

Una carrellata rapida e volutamente non esaustiva:
Se non fossero esistiti funk e jazz mancherebbero CONCRETAMENTE un sacco di campioni, un sacco di ritmiche. Se non fosse esistita la disco forse mancherebbe tutto il djing. Se non fosse esistita la musica elettronica mancherebbero i campionatori ecc ecc. Se non fosse esistita la lotta per l'emancipazione afroamericana mancherebbe quasi interamente lo spessore culturale del genere.

E se non fosse esistito il punk? cosa ci saremmo persi?

Secondo me il tuo articolo e' interessante, ma non comprendo il taglio che hai dato alla cosa.
Se il titolo fosse "vi faccio notare alcuni punti in comune tra due fenomeni diversissimi, quasi opposti, quali sono stai punk e hip hop".
Ecco cosi' lo condividerei appieno.

Anonimo ha detto...

mah sinceramente non credo si possa discutere più di tanto su questo. Il rap è un tale minestrone sonoro e culturale che chiunque con una buona conoscienza musicale di un qualunque genere musicale nativo americano (dal country al blues al punk, metal, jazz, disco e via discorrendo) potrebbe dimostrare la prevalenza di questo nelle fondamenta del suono della doppia H. C'è da dire che se penso a licensed to ill, oppure al primo periodo def jam devo ammettere che l'influenza punk si sente decisamente molto più quanto avessi mai creduto (senza contare tutte le considerazioni che fai che sono ancora più indicative), così come se prendo planet rock, peter piper o the message (per dirne alcuni) trasudano disco funk anni 70...secondo me è quasi impossibile strabilire le "quote" di colore che formano e hanno formato la musica rap, c'è dentro troppa roba!
meros

Anonimo ha detto...

Ps-con questo non contesto quello che dici, sostengo solo che si può dire lo stesso di molto generi. cmq l'influenza del punk è decisamente sottovalutata hai fatto bene a droppare un po di knowledge, checchè se ne dica

reiser ha detto...

"Quando l'hip hop è esploso, il punk era morto e sepolto."
Uhm però trascuri il periodo di gestazione, che comincia nella prima metà degli anni '70 e non dal 79 in poi. Quindi per me hanno convissuto eccome, vuoi anche solo per un breve periodo.

Ma a parte questa precisazione, trovo fondamentale sottolineare il discorso sul "coolness" abbozzato da Magic e che, difatti, non va affatto sottovalutato o relegato a fenomeno marginale.
DIY in tutte le sue manifestazioni a parte, che certamente ha contribuito effettivamente -o basta per accomunare alcuni aspetti dei- ai due movimenti, non trovo che vi siano molti altri punti d'incontro tra punk e rap (e gli esempi che citi sono, secondo me, tutto fuorché simbolici di eventuali altri contributi passati inosservati). Il calderone sociale che genera i due movimenti è di una diversità estrema: da un lato (punk) mi pare che si possa parlare quasi più di "movimento" in senso classico europeo, mentre dall'altro di espressione culturale di una minoranza. Tant'è vero che il primo si è esaurito (perlomeno nella sua forma originaria), mentre il secondo è vivo e vegeto e mantiene in maniera cospicua la stragrande maggioranza delle sue caratteristiche iniziali che, scava e scava ancora, possono essere ricondotte alla figacceria ostentata.
Figacceria da sempre presente in tutta la produzione musicale afroamericana e che solo saltuariamente si trova a convivere con altre tematiche.
Per cui se mi dici "si sottovaluta l'apporto del punk" io ti posso dire che hai ragione -d'altronde non è l'unico caso- ma l'impressione avuta leggendo il pezzo e le successive precisazioni è che tu ne stia esagerando la portata.

Antonio ha detto...

Ma se non fosse mai esistito il punk, CONCRETAMENTE cosa mancherebbe all'hip hop?

Mancherebbero tutte le innovazioni che hanno permesso di passare da It's Yours di T la Rock ad I Need a Beat in poi.
Mancherebbero i primi dischi della Def Jam, quella storica. Anzi, mancherebbe proprio la Def Jam.
Mancherebbero alcune delle copertine che hanno portato avanti un certo stile "urbano".
Mancherebbe Dante Ross che ha messo sotto contratto i De la Soul.
Mancherebbe quel calderone sociale che A-Butta dei Natural Elements ha chiamato il "prototipo newyorkese".
Poca roba? Non direi.

Secondo me il tuo articolo e' interessante, ma non comprendo il taglio che hai dato alla cosa.

Si torna sempre al tipo di interventi che fai tu. Non comprendi mai... Fai una cosa, perche' da domani non me li correggi tu, i post, prima della pubblicazione?

Tornando al punk: non è una provocazione, è il giusto riconoscimento dell'importanza di una componente spesso (sempre?) trascurata, a favore di visioni secondo me più superficiali e in bianco e nero.

@ Reiser: e tu nel bianco e nero un po' ci caschi (ma ci torno dopo).
Ci sono due aspetti distinti. L'hip hop come cultura, in cui l'aspetto punk ha contribuito, certo (ma in misura non determinante), e l'hip hop come fenomeno musicale, che non si esaurisce loopando un campione e rappandoci sopra come si fa alle jam.
In questo senso, il rap moderno è stato praticamente inventato da Rick Rubin: tecniche di mixaggio, tecniche di scrittura musicale, tecniche di distribuzione. Per cui, mi pare difficile dire che ne sto esagerando la portata.

Un'altra cosa: stai trattando l'hip hop come un fenomeno esclusivamente nero. Non è così, ovviamente, anche se per comodità è facile dirlo.
Il pezzo si riferisce a questo ed alla mia ritrosia ad accettare una certa ortodossia nel trattare la storia dell'hip hop (ortodossia che puntualmente è tornata, in alcuni commenti). Ma tant'è.

P.S.: @ meros: non volevo dimostrare la "prevalenza" del punk nelle fondamenta dell'hip hop.
Dicevo solo che il fenomeno punk ha avuto importanza (e tanta) per certi versi.
Gente importante come i nomi fatti, negli altri generi non "contigui" all'hip hop, è difficile trovarne.
Per esempio, quale persona proveniente dal country ha contribuito all'hip hop? Boh...

Anonimo ha detto...

@ anto': tony d e' stato il primo a campionare la parte vocale di un pezzo,dove pensi che rza si sia ispirato?dove pensi che kanye abbia preso?forse non conosci i poor righteous teachers e yz...il beat di opp dei naughty by nature l'ha fatto lui...mica kay gee!

per il discorso del disco rap prendi le mie parole e le tagli.
io ho detto che i primi dischi (quindi come dicevi tu il primo genere) sono di disco rap : etichette come enjoy ,soul o wax, ecc ecc....non si e' mica passati dalle park jams a it's yours per intenderci....i pezzi erano pure di 8 minuti ma venivano sicuramente dopo le park jam

djmp45

jopparelli ha detto...

Il pezzo è bello, giusto focalizzarsi su lati poco conosciuti dell'origine dell' HH.

Mi sembra pero' che confondi "il punk", inteso come musica e filosofia, con alcune PERSONE che lavoravano nel punk e che si sono buttate nel rap.

L'influenza del primo secondo me è dubbia, l'influenza di queste persone è invece, come hai evidenziato, non trascurabile.

Ma se io musicista cambio genere e mi butto nell'hip hop si puo' dire che allora il mio vecchio genere sta influenzando l'hip hop? Non ne sono sicuro, anzi potrebbe essere il contrario: il musicista è attratto dalle potenzialità espressive del nuovo stile e ci si adegua, pur dando poi un suo contributo di innovazione.

Si capisce? Un po' politichese eh, mi sembra di essere Capezzone a volte LOL

jopparelli ha detto...

Cerco di ridirla meglio: se un musicista è poliedrico e passa dalla Polka alla Batucada al Valzer viennese e riesce sempre a dare il suo contributo a questi generi, allora io ne posso dedurre che il Valzer viennese è stato influenzato dalla Polka e dalla Batucada?

No. Semplicemente quel musicista era poliedrico, geniale, ed è riuscito a lasciare un suo segno in generi differenti.

Marty aka Marty Mcfly ha detto...

Azz Antò sto giro è dura :)

Inequivocabilmente ci sono aspetti meno noti che seppur in maniera minore e differente sono stati coinvolti nella genesi e nello sviluppo dell'hh.

Io il suo articolo lo vedo più come il puntellare uno di questi aspetti oscuri che come una negazione di altri.

Un elemento diverso dalla solita solfa dei producers cresciuti con i dischi soul/funk dei genitori, delle 4 discipline che sa tanto di testimoni di geova, dei block party...come del resto lui correttamente premette.

E' proprio questa doverosa premessa che tiene in piedi il castello ben costruito nell'articolo.

Dopo la lisciata ti do pure la stoccata: nei commenti successivi a mio avviso ti sei lasciato andare ad affermazioni troppo assolutistiche sulla portata del fenomeno.

Ma è risaputo che noi blogger pecchiamo di assolutismo :)

Antonio ha detto...

Ultimi 4 commenti:
oh, finalmente iniziamo a esserci.

@mp45: ci mancherebbe negare l'importanza di Tony D. Però se vogliamo fare gli assolutisti, è più facile negare l'importanza di Tony D che di Rick Rubin (cosa che qualcuno ha fatto).

Per il discorso della disco: avresti ragione se io avessi affermato che dopo le jam uno ha campionato i pistols ed è nato il discorso hip hop. Tutta la disco, new wave etc. sta in piedi. Ma senza il punk certe cose non sarebbero state applicate all'hip hop, o almeno non così.

@ Joppa: obiezione pertinentissima.
Però ammetterai che il punk, oltre ad essere una musica è un'attitudine, e quindi l'ipotetico artista che passa da un genere all'altro applicando i dettami di un'attitudine-musica, non compie semplicemente un'opera di poliedricità.
Detto in altre parole: non ho scritto che TUTTO il punk ha influenzato l'hip hop (ed è ovvio che si tratta in primis di persone), ma volevo mostrare che il passaggio da un genere all'altro, dandogli nuova linfa, per di più, avviene perche' ci sono caratteristiche intrinseche che lo rendono possibile.

@ Marty: Io il suo articolo lo vedo più come il puntellare uno di questi aspetti oscuri che come una negazione di altri.
Ma ci voleva molto?

Dopo la lisciata ti do pure la stoccata: nei commenti successivi a mio avviso ti sei lasciato andare ad affermazioni troppo assolutistiche sulla portata del fenomeno.
Ma certo. In ogni caso, credo di aver fatto esempi che non forzano troppo la realtà.

P.S.: vi dico un'altra cosa che mi dà molto fastidio dell'ortodossia hip hop.
Due elementi dei quattro (più due) sono sempre trascurati: la moda e il crimine (delle gang).
Questa è roba nera, ma non fa figo parlarne.
Magari ci faccio un altro post. Possibilmente senza 20 commenti...

reiser ha detto...

Nero (e portoricano) sì, ma solo perchè mi stavo riferendo praticamente solo agli anni '70, cioè quelli dell'incubazione. E, sì, più sull'aspetto sociologico/culturale che non quello musicale.

Il primo lo conosco decisamente meglio e se lì sono ortodosso ho dei validi motivi per esserlo; mentre mi tengo volontariamente lontano dal discutere a fondo sul secondo perchè non ho le competenze secondo me necessarie per affrontare un simile discorso.

Basandomi sulla lettura del tuo pezzo, però, ribadisco che mi sembra che tu faccia degli esempi che in realtà non sono rappresentativi al di fuori del singolo caso. Grossomodo è quello che ha scritto poi anche Joppa. Poi se sbaglio correggimi.

Giancarlo_Vagginelli ha detto...

"Si torna sempre al tipo di interventi che fai tu. Non comprendi mai... Fai una cosa, perche' da domani non me li correggi tu, i post, prima della pubblicazione?"

E tu alle solite quando scrivo una cosa io non va bene, quando la ribadiscono altri 4 "finalmente ci siamo".

Giancarlo_Vagginelli ha detto...

Poi se non vuoi commenti negativi bloccali, ma quando 5 persone di dicono che hai esagerato, un passettino indietro potresti anche farlo, eh.
No, mai.
L'hip hop deve molto al punk, e super bitch o come cazzo di chiamava e' una bomba. OK.

Antonio ha detto...

Mago: sono i tuoi atteggiamenti di base ad essere irritanti. Fattene una ragione.
Leggi i commenti delle altre persone (anche quelli negativi, non è questo il problema) e vedi se c'è qualcuno che mi dice (nella stessa maniera) come devo impostare i pezzi o se Marty dice: "Mah, io questa connessione fra hip hop e punk non la vedo". Esticazzi!
Fra noi non c'è comunicazione, evidentemente. E, visto che sei tu che stai entrando a casa mia, evidentemente è per come ti poni nei confronti del padrone di casa.
Tipo i commentini sarcastici alla fine...

Reiser: se dico che anche la cultura bianca "non ghetto" ha contribuito all'hip hop, e cito Paul C e Tony D (per usare due nomi fatti prima), la statura dei personaggi regge l'affermazione o ti pare cavillosa?
Perche' va bene che ti sei formato col 1995 e non con il 1987, ma se le figure di Rick Rubin e di Dante Ross ti paiono di circostanza, allora non so che altro aggiungere.
P.S.: i puertoricans erano portatori di cosmopolitismo, nel senso che vivevano (ANCHE) in posti misto italiano-irlandese-portoricano, e venivano spesso esposti a cose come i Ramones, per dire...
(http://www.unkut.com/2005/10/anthony-cruz-aka-a-butta-interview/)

Giancarlo_Vagginelli ha detto...

dal mio punto di vista:
ho espresso nel primo pacatissimo commento TUTTE le cose che sono state poi ribadite dagli altri.
Dal fatto che hai ingigantito la cosa (pensiero condiviso e ribadito da TUTTI) , al fatto che al massimo sono "persone del mondo punk" che hanno un poco influenzato l'hip hop e non "il punk" (poi ribadito da joppa) , al fatto che non vedo somiglianze tra le 2 filosofie-attitudini (poi ribadito da reiser), al fatto che musicalmente non c'e' stata secondo me nessuna influenza (ribadito da DJMP) e cosi via...


Inoltre vedendo poi che dopo tutto cio' che ti e' stato detto ancora non fai un passo indietro, le frasi sarcastiche te le sei meritate...

reiser ha detto...

A giudicare dalla tua risposta, post scriptum escluso, o sono io a spiegarmi male oppure ti sei infuocato su un tuo teorema. Nel dubbio ci riprovo.

Sono d'accordo con te nel voler evidenziare il ruolo del punk perché finora questo è sempre passato piuttosto inosservato. Indubbiamente ci sono influenze, tutto sta ad individuarle ed è questo che cerchi di fare nel tuo pezzo. Bene.
A un certo punto ho però scritto che gli esempi da te fatti mi pare che non siano rappresentativi al di fuori del singolo caso. Una frase che malignamente si potrebbe tradurre con un "non contano un cazzo" o, appunto, sono circostanziali; infatti, rendendomene conto mentre la scrivevo, ho aggiunto che grossomodo volevo dire quello che aveva sostenuto Jopparelli (col discorso del musicista eclettico). Quindi una cosa del tutto diversa, in cui non si sminuisce affatto il contributo di un Rick Rubin, bensì si dice che è stato l'apporto SUO, personale e non rappresentativo di un'intera cultura, ad essere importante.
Ora, ammetto che avrei potuto essere più chiaro, ma il pistolotto della formazione e del "non so che altro aggiungere" mi pare sia frutto di una speculare voglia di non sforzarsi di comprendere quanto scritto.

Quanto all'influenza della cultura bianca: ma sicuramente ci sono state contaminazioni -volendo anche a prescindere dai portoricani nello specifico- perchè comunque si sa che ad esempio nel writing i visi pallidi erano presenti fin da tempi non sospetti. E questa senza nemmeno contare il principio che è impossibile parlare di influenze culturali come se vivessimo in una società a compartimenti stagni. Quindi io non voglio escludere il fatto che nel corso degli anni '70 vi siano state contaminazioni, bensì che rispetto a quelle avute più avanti (e appunto Tony D e Paul C mi vanno benissimo come esempi, dato che sono fuori dalla decade a cui dichiaratamente facevo riferimento) sono minoritarie rispetto ad altre. Vorrei essere ben chiaro, a costo di ripetermi: che io sostenga che la "cultura bianca" non abbia contribuito all'hip hop è una cosa che non ho mai scritto. Dico solo che, culturalmente e anche musicalmente, questa non ha giocato un ruolo determinante nel periodo di gestazione dell'hip hop, e comunque imparagonabile a quel che è venuto dopo. Tu mi parli invece della decade successiva, e va anche bene, senonché non c'è disaccordo in questo.

Spero di essermi spiegato meglio, a 'sto giro.

Antonio ha detto...

Ora, ammetto che avrei potuto essere più chiaro, ma il pistolotto della formazione e del "non so che altro aggiungere" mi pare sia frutto di una speculare voglia di non sforzarsi di comprendere quanto scritto.
Reiser, veramente non era un pistolotto. Era una dichiarazione di resa, dopo più di 20 commenti in cui a volte (spesso) non ci ho capito nulla, e con alcune interpretazioni che probabilmente il mezzo rende deliranti (non che lo siano necessariamente, capitemi).
Non volevo essere scortese o supponente.
Per il resto, sarò stanco io (e lo sono), ma il prosieguo della risposta non l'ho capito (anche qui, senza astio o maleducazione). In nessun punto del post ho scritto che il punk è l'influenza principale della cultura hip hop.
Però le tante persone che sono passate dal punk all'hip hop, a loro detta (Rubin, Friedman, ma anche i Demme, per dire) lo hanno fatto perche' hanno visto nell'hip hop una sorta di prosecuzione ideale dello spirito punk.
Questa mi pare una posizione che prescinde dall'attitudine-ecletticità personale, e si inquadra in un discorso di contiguità delle culture che, a quanto pare, fa gridare molti allo scandalo. Contiguità che, attenzione, è supportata dal fatto che i tizi in questione hanno continuato a lavorare anche nell'area originaria di appartenenza (quindi non hanno "abiurato" nulla).
Senza contare tutto il discorso della cultura skate, di cui non ho parlato, ma che ha un peso importante nel discorso.

Marty ha detto...

Magari ci faccio un altro post. Possibilmente senza 20 commenti...

Va bè, allora che lo fai a fare...la discussione è il sale!

Anonimo ha detto...

ma si ma non ci si può mettere a cercare tutte le influenze che ha ricevuto l'hip hop dai vari generi musicali...praticamente oltre al punk(come dici tu)al raggae e al funk potremo aggiungere qualunque cosa non tanto nella nascita in se del movimento quanto in tutte le sottotendenze che la doppia h raggruppa...allora dovremo ringraziare i nine inch nails e l'industrial in generale x la def jux o l'elettronica x l'anticon e chi più ne ha più ne metta...

RARASHIIIX

Antonio ha detto...

@ RARASHIIIX:
allora dovremo ringraziare i nine inch nails e l'industrial in generale x la def jux o l'elettronica x l'anticon e chi più ne ha più ne metta...
Per quanto mi piaccia la Def Jux, e per quanto sopporti gli Anticon, sono sottotendenze assolutamente marginali.
La nascita della Def Jam e il primo disco d'oro della Tommy Boy (De La Soul) sono legate a doppio filo con il punk, e il peso che questa cosa ha è superiore alle mille sottotendenze di cui parli tu. O no?

@ Marty: rileggiti tutti i post e le posizioni diverse, e quanto alla fine ognuno tiri l'acqua al suo mulino senza ascoltare gli altri (io compreso, sia ben chiaro).
Questa cosa la trovo deprimente.

Anonimo ha detto...

ma secondo me questo discorso è stupido fino all'osso...stiamo postulando qualcosa che nessuno può sapere se non chi ha partecipato direttamente a tutti questi processi che dici tu...è facile dedurre dopo che si ha in mano il prodotto finito quali potrebero essere stati i suoi processi produttivi...ma per conoscere veramente l'oggetto dovremmo partire dal processo produttivo guardando il percorso che ci a portato a questo...non il contrario...altrimenti scadiamo nel forse o non forse...

sicuramente comunque il punk è stato ripreso nell'hip hop nella parola "punk nigga"...almeno di questo ci possiamo dire sicuri...

Guazzabugglio

Antonio ha detto...

Guazzabugglio (nomen omen),

non si è capito un tubo. Esprimiti bene. Se hai qualcosa da aggiungere alla discussione, bene, se no puoi evitare di sprecare tempo...

Anonimo ha detto...

in soldoni non sono d'accordo col tuo discorso...però non t'arrabbiare...tranquillo...

sicuramente comunque il punk è stato ripreso nell'hip hop nella parola "punk nigga"...almeno di questo ci possiamo dire sicuri...

Guazzabugglio

Antonio ha detto...

^^^
Liberissimo di non essere d'accordo.
Gli esempi li ho fatti, degli integralisti delle 4 discipline ho già parlato...
Alla prossima, ciao.

Anonimo ha detto...

sicuramente comunque il punk è stato ripreso nell'hip hop nella parola "punk nigga"...almeno di questo ci possiamo dire sicuri...

ti voglio bene antò

guazzabuglio
addio

Antonio ha detto...

Guazzabuglio,

Ma ci conosciamo? Chi sei? Non l'ho mica capito.
E a proposito di non capire, non capisco se sul "punk nigga" scherzi o no!
Capitemi, la vecchiaia...

myspace.com/astrojoint ha detto...

DI RADICI BIANCHE L'HIP HOP NE HA BEN POCHE. è IMPROBABILE CHE UN PUNK INSEGNI IL DO IT YOURSELF A UN POPOLO DI DEPORTATI CHE THEIRSELF SI è (RI)FATTO UNA CULTURA.

I PERSONAGGI CHE HAI CITATO SONO GENTE CHE HA SFRUTTATO COMMERCIALMENTE QUALCOSA CHE AL TEMPO VENIVA DICHIARATAMENTE CONSIDERATA UNA MODA PASSEGGERA.

LA SOLFA CHE HAI SENTITO TANTE VOLTE è LA VERITà: L'HIP HOP ORIGINARIAMENTE ERA IL LINGUAGGIO CULTURALE E CREATIVO DEI GIOVANI NERI DEL SOUTH BRONX, POI (DOPO ALMENO UN DECENNIO DI GESTAZIONEMBRIONALE) SI DIFFUSE, ORIZZONTALMENTE E VERTICALMENTE (INTENDO DIRE NELLO SPAZIO GEOGRAFICO MA ANCHE IN QUELLO SOCIALE, CULTURALE), GRAZIE ANCHE A PERSONAGGI TIPO QUELLI DA TE CITATI, NEL BENE E NEL MALE.

IL FATTO è CHE SE ANALIZZASSIMO IL PUNK VEDREMMO AL SUO INTERNO RADICI NERE. NON MI PIACE IL TITOLO RADICI BIANCHE DELL'HIP HOP, è FALSO STORICAMENTE, NOI SAPPIAMO COSè L'HIP HOP, PENSO CHE POSSIAMO AVERE UNA VAGA IDEA DI COSA RAPPRESENTAVA, PER I PIONIERI DELL'HIP HOP, WHITE MAN E LA SUA CULTURA.

LE RADICI BIANCHE DELL'HIP HOP SONO QUELLE DEI PROGENITORI DEI COMMERCIANTI DI SCHIAVI, SENZA I QUALI NON AVREMMO AVUTO UN BREAK SU CUI RIMARE BALLANDO CON 1DITO SUL FAT CAP E L'ALTRO SUL VINILE CHE GIRA E GIRA E GIRA...MA NEANCHE IL BLUES DI OGNI RIMA.

RACCOGLI IL POCO DI BUONO DELLE PAROLE DI UN POCO DI BUONO

Antonio ha detto...

Caro Anonimo che scrivi tutto in maiuscolo (firmarsi no, eh?),

meno male che tu hai tutte queste certezze e che sai leggere nella testa delle persone coinvolte nel rap dal giorno 1. Magari se leggessi qualche intervista di Friedman, per dirne uno, saresti meno granitico, forse.

DI RADICI BIANCHE L'HIP HOP NE HA BEN POCHE. è IMPROBABILE CHE UN PUNK INSEGNI IL DO IT YOURSELF A UN POPOLO DI DEPORTATI CHE THEIRSELF SI è (RI)FATTO UNA CULTURA.

A parte che sarebbe THEMSELVES, quindi secondo te si è rifatto una cultura a comportamenti stagni?
Tipo l'importanza dei Kraftwerk nella costruzione musicale di Afrika Bambaataa la eliminiamo perche' non fa parte della nostra visione romantica di come deve essere l'hip hop?

LE RADICI BIANCHE DELL'HIP HOP SONO QUELLE DEI PROGENITORI DEI COMMERCIANTI DI SCHIAVI, SENZA I QUALI NON AVREMMO AVUTO UN BREAK SU CUI RIMARE BALLANDO CON 1DITO SUL FAT CAP E L'ALTRO SUL VINILE CHE GIRA E GIRA E GIRA...MA NEANCHE IL BLUES DI OGNI RIMA.
Cazzo, siamo tutti responsabili di genocidio. E questo peccato originale non è stato scontato nemmeno da chi è stato "down with the culture" dal giorno 1...

Antonio ha detto...

Scusa non avevo visto la firma...

AsTrOn ha detto...

ok themselves, scusa per il maiuscolo m i piace di piu la forma delle lettere, so che ha un significato una connotazione infatti spesso me lo fanno notare e ok.

non è una visione romantica la mia. so che bambaataa andava fuori per i kraftwerk e non solo lui. non mi ricordo dove ho letto o sentito "tutto ciò che so l'ho rubato". io prendevo l'hip hop come ultima forma di espressione/ribellione/presa di coscenza delle minoranze (che poi non sono minoranze) urbane americane. ultima manifestazione culturale di un popolo, termine di un percorso interminato. all'interno di una autoformazione culturale durata secoli ci sono state ovviamente influenze ibridazioni e furti e tentativi di inglobazione. una delle più importanti per l'hip hop è sicuramente quella tecnologica mitteleuropea che gli ha consentito, stilisticamente, come musica, di staccarsi in maniera abbastanza netta dal passato, rappresentando un punto di svolta un po per tutta la storia della musica.

è che quando si parla di radici non bisognerebbe mai smettere di scavare. era una provocazione nel senso intellettuale, non per attaccarebrighe

Antonio ha detto...

è che quando si parla di radici non bisognerebbe mai smettere di scavare. era una provocazione nel senso intellettuale, non per attaccarebrighe

Esatto, io questo (nel mio piccolo) ho voluto fare. Evidenziando un aspetto che viene negato (come è venuto fuori da certi commenti) e facendo presente che il "movimento" culturale si è trasformato in fenomeno discografico. In tale ambito mi pare che le radici (anche punk) bianche abbiano un senso.
Per il resto, io mi infogo, ma la discussione, se porta punti fruttuosi, è sempre benvenuta.

Anonimo ha detto...

Due elementi dei quattro (più due) sono sempre trascurati: la moda e il crimine (delle gang).
Questa è roba nera, ma non fa figo parlarne.
Magari ci faccio un altro post.

Stiamo aspettando...

TAB

Giancarlo_Vagginelli ha detto...

effettivamente gli skaters sono un connubio delle famose 2 "filosofie" vivente, questo e' verissimo.

Antonio ha detto...

Mi prendi in giro? Per una volta sei d'accordo (anche solo su una parola) con me?
Mi fa strano!

lol

Giancarlo_Vagginelli ha detto...

No non sono ironico... potrei aggiungere che infatti gli skaters denotano confusione mentale (e si vestono in modi spesso buffi) ... ma solo gli stolti non hanno un pochino di confusione in testa dai.

Antonio ha detto...

Beh, se andiamo nel settore di chi denota confusione mentale e si veste in modo spesso buffo non la finiamo più, a cominciare dall'Italia...