domenica 4 gennaio 2009

This is for Tito and Susanna

Alcune delle mie soddisfazioni maggiori a livello musicale sono legate a una specie di sindrome da “Alta Fedeltà”, che mi porta a sentirmi spesso come un personaggio di Hornby (codardia esclusa, grazie a Dio). In questo senso, godo se riesco a “sdoganare” personaggi di ambito contiguo all’hip hop. Ovviamente la parte difficile sta nel trovare le persone giuste cui fare riferimento, e non è semplice. Se non trovo persone i cui gusti musicali rispetto, allora non c’è godimento (e non ne vale la pena).
A volte, invece, ci godo. Tempo fa, Saul Williams e (soprattutto) Santogold trovarono gradimento da parte di Susanna, e, più recentemente, Tito mi ha chiesto una specie di guida di “ri-inserimento” nel mondo dell’hip hop (chissà se gli è servita, poi glielo chiedo).
Questo disco potrebbe fare al caso loro: si tratta di Material - Intonarumori, un LP del 1999 di cui nessuno ha mai sentito parlare.
La casa discografica è la Axiom del deus ex machina è Bill Laswell, che in maniera mutante da par suo, tira fuori un figlio geneticamente alterato dell’hip hop (ambient-hop?) accoppiandosi a degni compari newyorkesi.
Stiamo parlando di gente dalle vedute aperte (o dalla pazzia conclamata, in alcuni casi) come Killah Priest, Breeze Brewin e Queen Herawin, Mr. Len, Scott Harding, Kool Keith, Rammellzee, Flavor Flav, Eddie Def e DXT.
Se non sapete chi è Rammellzee siete perdonati (anche se dovreste studiare), se ignorate chi sia DXT, invece, vi illumino io: è il tizio che, probabilmente per primo, usò lo scratch in maniera percussiva su Rockit di Herbie Hancock (1983!).
Se avete dei dubbi su Laswell, è già più grave. Al di là degli exploit con John Zorn, Laswell ha collaborato, in maniera diretta ed indiretta, sia con Prince Paul che con Brian Eno che con Dave Lombardo (come dire che può venire a cena con me, Susanna e Tito ed essere coccolato da tutti). In questo senso, le atmosfere sono così rarefatte ed eteree che sembra di sentire i migliori momenti di quello che dieci anni fa veniva definito “illbient” (e che suona sempre pazzesco, se volete che ve lo dica).
I grandi maestri dello scratch Eddie Def e DXT fanno un’operazione di grande rigore ritmico, mettendo la tecnica al servizio della resa musicale. Gli altri ce la mettono tutta nel creare atmosfere compresse e claustrofobiche (il più bravo è Killah Priest, che in Temple of the Mental passa dal cospirazionismo ad atmosfere “spaced-out” alla Sun Ra senza colpo ferire e citando in maniera indiretta Heavy Mental, il proprio capolavoro).
Tito e Susanna, this for you.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

ma questo http://www.discogs.com/release/1539042 l'hai comprato?

Antonio ha detto...

No, ne ignoravo l'esistenza, ma sembra roba buona... :-)

Susanna Raule ha detto...

Ah-ah, ormai sei un evangelizzatore fatto e finito.
Ma mi faccio volentieri evangelizzare :)

Anonimo ha detto...

No, ne ignoravo l'esistenza, ma sembra roba buona... :-)
garantisco!non ti pentirai...
per comprarlo qui:
http://www.diggerswithgratitude.com/
djmp45

Anonimo ha detto...

Ehi, grazie!
Sarà mio!

Anonimo ha detto...

Per inciso: credo di avere comprato il mio primo disco dei Material verso i sedici anni, per via di una recensione su Rockerilla...
Ah, nostalgia canaglia!