Bars of Death
Ci sono rappers bravissimi e rappers meno bravi, ma oltre alla voce tanto cara a Guru, c’è un altro elemento che può rendere un rapper il beniamino del pubblico, se ben coltivato.
Si tratta della capacità di presentarsi nella prima strofa, che sembrerà una fesseria ma è una delle cose più difficili da tirare fuori, sin da quando qualcuno rappò: “Broken glass/everywhere/people pissin’ on the station/oh they just don’t care”.
Non ci sono tantissimi MCs capaci di colpire il bersaglio subito con la prima rima.
Non è tutto, anzi non è neanche la dote più importante di un rapper, ma conta.
Chi lo sa fare, di solito fa la differenza. Pensate ad un verso come quello di Pharoahe Monch: “Y'all know the name/Pharoahe-fuckin'-Monch, ain't a damn thang changed”. Devastante.
Qui non si tratta di tecnica, entriamo nel regno dello stile e della genialità, in qualche maniera. Infatti i rappers che citerò sono a diversi livelli, nella scala della bravura, ma tutti hanno in comune quella prima strofa che ti resta in mente.
Non conta tanto cosa dici, né come lo dici, a patto che le prime 4 bars siano una stilettata nel cervello. Stile allo stato puro, quei secondi in cui la tua attenzione può essere concentrata SOLO sull’uomo col microfono. Più che muovere la folla, ci sono quelli in grado di farla fermare per alcuni secondi.
Uno dei re indiscussi della tecnica è Rakim Allah.
Praticamente è l’incarnazione vivente di questa capacità, e ci sono poche discussioni: “I ain't no joke, I use to let the mic smoke/Now I slam it when I'm done and make sure it's broke” fa il paio con “I came in the door, I said it before/I never let the mic magnetize me no more/But it's biting me, fighting me, inviting me to rhyme/I can't hold it back, I'm looking for the line” e la meravigliosa “It's been a long time, I shouldn't have left you/Without a strong rhyme to step to/Think of how many weak shows you slept through/Time's up, I'm sorry I kept you”.
E Big Daddy Kane, l’unico a poter tenere testa a The R, non è da meno: “Let it roll, get bold, I just can't hold/Back, or fold cos I'm a man with soul/In control and effect, so what the heck/Rock the discotheques and this groove is what's next”. Oppure “Rough, rugged and real, you're on standstill/to obey okay so let the man build/words of rapture that you have to capture/And I just slapped ya”.
Insomma, ci capiamo.
Ma se la old school prestava molta più attenzione alla tecnica, per ragioni eminentemente stilistiche, con esiti spesso stratosferici (“I got a job with the mob, makin G’s/Doin’ some pickups, deliveries and transportin keys/Yeah they got me like a flunkie/I’m ridin’ around with ten kilos inside my trunk G”), anche alcune nuove leve portano avanti questo stile, sputando il veleno neurotossico per primi.
Sicuramente uno di questi è Nas. Come non ricordare “Fake thug, no love, you get the slug, CB4 Gusto/Your luck low, I didn't know til I was drunk though/You freak niggaz played out, get fucked and ate out/Prostitute turned bitch, I got the gauge out” oppure “Freedom or jail, clips inserted, a baby's bein born/Same time my man is murdered, the beginning and end/As far as rap go, it's only natural, I explain/My plateau, and also, what defines my name/First it was Nasty, but times have changed/Ask me now, I'm the artist, but hardcore, my science for pain”?
Poi Redman, che per un certo periodo è stato il migliore punchline MC in giro e che sono sicuro darà tanti grattacapi a tutti in futuro…
“Hey dudes my interludes more fatter than most niggaz LP's/So don't sell me to stale cheese” oppure “Somebody light the fuse so I can bring bad news/To all these crews who can't NBA Jam with the shoes/That double shot Hennesee got my mind trippin/Drunk enough to start a campaign on ass kickin” sono piccole opere d’arte. Redman, al contrario dell’approccio “visuale” di Nas e G Rap o di quello “in primo piano” di Rakim o Kane, tira la bomba, una specie di in capite venenum che paralizza l’ascoltatore.
Come lui, il grande Ol’Dirty Bastard (esempi? Shimmy Shimmy Ya, “Shimmy shimmy ya, shimmy yam, shimmy yay/Gimme the mic so I can take it away/Off on a natural charge, bon voyage/Yeah, from the home of the Dodgers, Brooklyn squad” oppure Damage, “I'll grab and the mic and now I damage you, cut your whole stamina/Here comes the medical examiner” entrambi meravigliosi nel gangsterismo da operetta che ODB era l’unico in grado di portare avanti in maniera credibile).
Ras Kass, invece, ha un approccio a metà strada fra i due illustrati prima, nasty ma mettendosi in campo come narratore, e con risultati egregi. Vedere, per esempio, “They say men don't cry, but why this shit leakin' out my eye?/Every day's a good day to die” oppure “I’ve been around the world once, had your fiancé twice/I ain't nothin' nice, but every lifestyle got a price”.
Non me ne vengono in mente molti altri.
Si tratta della capacità di presentarsi nella prima strofa, che sembrerà una fesseria ma è una delle cose più difficili da tirare fuori, sin da quando qualcuno rappò: “Broken glass/everywhere/people pissin’ on the station/oh they just don’t care”.
Non ci sono tantissimi MCs capaci di colpire il bersaglio subito con la prima rima.
Non è tutto, anzi non è neanche la dote più importante di un rapper, ma conta.
Chi lo sa fare, di solito fa la differenza. Pensate ad un verso come quello di Pharoahe Monch: “Y'all know the name/Pharoahe-fuckin'-Monch, ain't a damn thang changed”. Devastante.
Qui non si tratta di tecnica, entriamo nel regno dello stile e della genialità, in qualche maniera. Infatti i rappers che citerò sono a diversi livelli, nella scala della bravura, ma tutti hanno in comune quella prima strofa che ti resta in mente.
Non conta tanto cosa dici, né come lo dici, a patto che le prime 4 bars siano una stilettata nel cervello. Stile allo stato puro, quei secondi in cui la tua attenzione può essere concentrata SOLO sull’uomo col microfono. Più che muovere la folla, ci sono quelli in grado di farla fermare per alcuni secondi.
Uno dei re indiscussi della tecnica è Rakim Allah.
Praticamente è l’incarnazione vivente di questa capacità, e ci sono poche discussioni: “I ain't no joke, I use to let the mic smoke/Now I slam it when I'm done and make sure it's broke” fa il paio con “I came in the door, I said it before/I never let the mic magnetize me no more/But it's biting me, fighting me, inviting me to rhyme/I can't hold it back, I'm looking for the line” e la meravigliosa “It's been a long time, I shouldn't have left you/Without a strong rhyme to step to/Think of how many weak shows you slept through/Time's up, I'm sorry I kept you”.
E Big Daddy Kane, l’unico a poter tenere testa a The R, non è da meno: “Let it roll, get bold, I just can't hold/Back, or fold cos I'm a man with soul/In control and effect, so what the heck/Rock the discotheques and this groove is what's next”. Oppure “Rough, rugged and real, you're on standstill/to obey okay so let the man build/words of rapture that you have to capture/And I just slapped ya”.
Insomma, ci capiamo.
Ma se la old school prestava molta più attenzione alla tecnica, per ragioni eminentemente stilistiche, con esiti spesso stratosferici (“I got a job with the mob, makin G’s/Doin’ some pickups, deliveries and transportin keys/Yeah they got me like a flunkie/I’m ridin’ around with ten kilos inside my trunk G”), anche alcune nuove leve portano avanti questo stile, sputando il veleno neurotossico per primi.
Sicuramente uno di questi è Nas. Come non ricordare “Fake thug, no love, you get the slug, CB4 Gusto/Your luck low, I didn't know til I was drunk though/You freak niggaz played out, get fucked and ate out/Prostitute turned bitch, I got the gauge out” oppure “Freedom or jail, clips inserted, a baby's bein born/Same time my man is murdered, the beginning and end/As far as rap go, it's only natural, I explain/My plateau, and also, what defines my name/First it was Nasty, but times have changed/Ask me now, I'm the artist, but hardcore, my science for pain”?
Poi Redman, che per un certo periodo è stato il migliore punchline MC in giro e che sono sicuro darà tanti grattacapi a tutti in futuro…
“Hey dudes my interludes more fatter than most niggaz LP's/So don't sell me to stale cheese” oppure “Somebody light the fuse so I can bring bad news/To all these crews who can't NBA Jam with the shoes/That double shot Hennesee got my mind trippin/Drunk enough to start a campaign on ass kickin” sono piccole opere d’arte. Redman, al contrario dell’approccio “visuale” di Nas e G Rap o di quello “in primo piano” di Rakim o Kane, tira la bomba, una specie di in capite venenum che paralizza l’ascoltatore.
Come lui, il grande Ol’Dirty Bastard (esempi? Shimmy Shimmy Ya, “Shimmy shimmy ya, shimmy yam, shimmy yay/Gimme the mic so I can take it away/Off on a natural charge, bon voyage/Yeah, from the home of the Dodgers, Brooklyn squad” oppure Damage, “I'll grab and the mic and now I damage you, cut your whole stamina/Here comes the medical examiner” entrambi meravigliosi nel gangsterismo da operetta che ODB era l’unico in grado di portare avanti in maniera credibile).
Ras Kass, invece, ha un approccio a metà strada fra i due illustrati prima, nasty ma mettendosi in campo come narratore, e con risultati egregi. Vedere, per esempio, “They say men don't cry, but why this shit leakin' out my eye?/Every day's a good day to die” oppure “I’ve been around the world once, had your fiancé twice/I ain't nothin' nice, but every lifestyle got a price”.
Non me ne vengono in mente molti altri.
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