Dell’Amore, Della Morte
Ora che si è chiuso un capitolo della mia vita, quello di Comics Code, coinciso (persino) con il mio trentacinquesimo compleanno, è tempo di bilanci.
Ma siccome il trionfalismo non mi appartiene (anche se, per la verità, di trionfi ce ne sono stati molti, con Comics Code), cercherò di portare a termine un esercizio per la verità abbastanza onanistico, ovvero criticare Comics Code. Una specie di decostruzione del mito, se mi permettete l’autoindulgenza. O, per meglio dire, la decodificazione del codice.
Sicuramente questo argomento (anche se non l’approccio, probabilmente) verrà ripreso in altri luoghi dell’immaginario internettiano (ad esempio il blog di Emiliano), per cui il dibattito probabilmente non si esaurirà qui. Anzi, in realtà sono curioso di sentire altre voci su questo argomento. Magari voci esterne alla redazione.
Posso dire senza tema di smentita che Comics Code ha costituito un esempio per quanto riguarda la critica fumettistica in Italia (ed il nostro non inseguire le mode ha fatto scuola, direi, sin dai tempi di Rorschach settimanale), ma non sono state tutte rose e fiori, assolutamente.
I problemi di Comics Code sono stati enormi, e se la mole di materiale “pesante” presentata mensilmente ha fatto pensare a una redazione molto organizzata, la verità non è affatto questa, e sarebbe un falso storico fare credere o solamente lasciare capire una cosa del genere.
L’amore che tutti i redattori hanno nutrito per Comics Code, lo dico provocatoriamente ma non tanto, si era esaurito ben prima dell’ultimo aggiornamento. In alcuni casi, un anno fa: è quando il gioco si fa duro che i duri giocano, e noi duri non lo eravamo poi tanto...
La verità è che forse l’eutanasia sarebbe stata necessaria almeno sei mesi fa, ma l’orgoglio e una specie di sindrome del dottor Frankestein hanno (giustamente?) prevalso. Spingere avanti un cadavere non rianimabile può essere qualcosa di più di un esercizio di puro masochismo: a volte è quasi divertente. Consideratelo il nostro Weekend col Morto...
Personalmente, nonostante la lentissima agonia, ne sono contento. Comics Code era una scommessa, un atto di puro amore per il fumetto, e tutti quelli della redazione che vi hanno partecipato lo hanno fatto per l’attaccamento alla maglia e poco altro: nessun secondo fine, certamente, anche se ovviamente fare parte di Comics Code ha dato ad alcuni di noi una certa visibilità (e creato alcuni equivoci sulla struttura della e-zine, che, una volta per tutte, ha una struttura orizzontale con un primus inter pares - da un anno e mezzo Simone - a coordinare le uscite e ad ammazzarsi di lavoro per fare uscire gli aggiornamenti).
Come ho detto, non è mia intenzione fare un’analisi dei traguardi raggiunti: voglio invece concentrarmi sulle cose che ci sono mancate (e sono un bel po’).
La prima è stata la capacità di coordinarsi. Mai, in due anni di attività, si è riusciti ad evitare che ogni “pezzo” della redazione girasse per conto suo, per raggiungere invece quella che somiglia ad una linea editoriale (dove per linea editoriale intendo programmare degli speciali insieme, decidere le recensioni non all’ultimo giorno, non dovere sempre aspettare qualcuno oltre le scadenze e via dicendo). Questo per me è stato il difetto più grave, quello che non riesco a perdonarci (perdonarmi). Del resto, io sono stato il boss per il primo anno di vita della e-zine e questi problemi non sono riuscito a risolverli in prima persona. Auto-cartellino giallo.
La comunicazione interna è stata inesistente, se si eccettuano le usuali conversazioni a tre che alcune volte sono state anche parecchio improduttive. L’e-mail è uno strumento meraviglioso, se viene usato...
E poi, per chiudere, è sempre rimasto in piedi un equivoco mai chiarito su quali fossero le reali ambizioni e la funzione di Comics Code: prozine o carrozzone (poco) scalcinato? Ancora oggi, nel momento in cui scrivo queste righe, non mi è completamente chiaro il pensiero di tutti i redattori. Posso consolarmi col fatto che le mie idee erano ben chiare dal giorno uno.
Vorrei finire il pezzo (in cauda venenum, ovviamente) coi momenti più bassi di Comics Code. E se mi conoscete, sapete che le bacchettate non saranno per la e-zine...
Il primo è coinciso con la famigerata intervista ad Ade Capone, che ha fatto uscire allo scoperto (sempre se un forum si può chiamare “allo scoperto”) alcuni dei tanti stronzi che lavorano nell’industria (?) fumettistica italiana. Vergognatevi.
Un altro è stato quello legato ad una polemica strisciante per un articolo di stroncatura riguardante bersagli eccellenti, che ha lasciato il segno. Anche qui, qualcuno dovrebbe andare dietro la lavagna...
Il terzo momento penoso, forse quello più penoso, è il giorno della chiusura: è arrivato il momento dell’autocoscienza. Abbiamo fatto il botto, ma avevamo veramente finito la benzina.
Anyways, a presto per altre incazzature fumettistiche sulla rete. Comics Code è morto, lunga vita a Comics Code!
Ma siccome il trionfalismo non mi appartiene (anche se, per la verità, di trionfi ce ne sono stati molti, con Comics Code), cercherò di portare a termine un esercizio per la verità abbastanza onanistico, ovvero criticare Comics Code. Una specie di decostruzione del mito, se mi permettete l’autoindulgenza. O, per meglio dire, la decodificazione del codice.
Sicuramente questo argomento (anche se non l’approccio, probabilmente) verrà ripreso in altri luoghi dell’immaginario internettiano (ad esempio il blog di Emiliano), per cui il dibattito probabilmente non si esaurirà qui. Anzi, in realtà sono curioso di sentire altre voci su questo argomento. Magari voci esterne alla redazione.
Posso dire senza tema di smentita che Comics Code ha costituito un esempio per quanto riguarda la critica fumettistica in Italia (ed il nostro non inseguire le mode ha fatto scuola, direi, sin dai tempi di Rorschach settimanale), ma non sono state tutte rose e fiori, assolutamente.
I problemi di Comics Code sono stati enormi, e se la mole di materiale “pesante” presentata mensilmente ha fatto pensare a una redazione molto organizzata, la verità non è affatto questa, e sarebbe un falso storico fare credere o solamente lasciare capire una cosa del genere.
L’amore che tutti i redattori hanno nutrito per Comics Code, lo dico provocatoriamente ma non tanto, si era esaurito ben prima dell’ultimo aggiornamento. In alcuni casi, un anno fa: è quando il gioco si fa duro che i duri giocano, e noi duri non lo eravamo poi tanto...
La verità è che forse l’eutanasia sarebbe stata necessaria almeno sei mesi fa, ma l’orgoglio e una specie di sindrome del dottor Frankestein hanno (giustamente?) prevalso. Spingere avanti un cadavere non rianimabile può essere qualcosa di più di un esercizio di puro masochismo: a volte è quasi divertente. Consideratelo il nostro Weekend col Morto...
Personalmente, nonostante la lentissima agonia, ne sono contento. Comics Code era una scommessa, un atto di puro amore per il fumetto, e tutti quelli della redazione che vi hanno partecipato lo hanno fatto per l’attaccamento alla maglia e poco altro: nessun secondo fine, certamente, anche se ovviamente fare parte di Comics Code ha dato ad alcuni di noi una certa visibilità (e creato alcuni equivoci sulla struttura della e-zine, che, una volta per tutte, ha una struttura orizzontale con un primus inter pares - da un anno e mezzo Simone - a coordinare le uscite e ad ammazzarsi di lavoro per fare uscire gli aggiornamenti).
Come ho detto, non è mia intenzione fare un’analisi dei traguardi raggiunti: voglio invece concentrarmi sulle cose che ci sono mancate (e sono un bel po’).
La prima è stata la capacità di coordinarsi. Mai, in due anni di attività, si è riusciti ad evitare che ogni “pezzo” della redazione girasse per conto suo, per raggiungere invece quella che somiglia ad una linea editoriale (dove per linea editoriale intendo programmare degli speciali insieme, decidere le recensioni non all’ultimo giorno, non dovere sempre aspettare qualcuno oltre le scadenze e via dicendo). Questo per me è stato il difetto più grave, quello che non riesco a perdonarci (perdonarmi). Del resto, io sono stato il boss per il primo anno di vita della e-zine e questi problemi non sono riuscito a risolverli in prima persona. Auto-cartellino giallo.
La comunicazione interna è stata inesistente, se si eccettuano le usuali conversazioni a tre che alcune volte sono state anche parecchio improduttive. L’e-mail è uno strumento meraviglioso, se viene usato...
E poi, per chiudere, è sempre rimasto in piedi un equivoco mai chiarito su quali fossero le reali ambizioni e la funzione di Comics Code: prozine o carrozzone (poco) scalcinato? Ancora oggi, nel momento in cui scrivo queste righe, non mi è completamente chiaro il pensiero di tutti i redattori. Posso consolarmi col fatto che le mie idee erano ben chiare dal giorno uno.
Vorrei finire il pezzo (in cauda venenum, ovviamente) coi momenti più bassi di Comics Code. E se mi conoscete, sapete che le bacchettate non saranno per la e-zine...
Il primo è coinciso con la famigerata intervista ad Ade Capone, che ha fatto uscire allo scoperto (sempre se un forum si può chiamare “allo scoperto”) alcuni dei tanti stronzi che lavorano nell’industria (?) fumettistica italiana. Vergognatevi.
Un altro è stato quello legato ad una polemica strisciante per un articolo di stroncatura riguardante bersagli eccellenti, che ha lasciato il segno. Anche qui, qualcuno dovrebbe andare dietro la lavagna...
Il terzo momento penoso, forse quello più penoso, è il giorno della chiusura: è arrivato il momento dell’autocoscienza. Abbiamo fatto il botto, ma avevamo veramente finito la benzina.
Anyways, a presto per altre incazzature fumettistiche sulla rete. Comics Code è morto, lunga vita a Comics Code!
2 commenti:
ha ha! beccato!ma allora ci sono intenzioni serie eh?
Le intenzioni sono serissime.
Appena si concretizzano tutte le trame tessute, ti faccio sapere...
Resta sintonizzato! E grazie di essere passato qui... Un giorno parliamo di Yesterday's New Quintet.
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