lunedì 5 settembre 2005

Un Tributo a Primo


Che lo stato dell’hip hop odierno sia pessimo lo sanno tutti, però c’è in atto uno stranissimo fenomeno.
Gli stessi che lamentano la povertà di idee ed il “jingle-ismo” del rap sono anche i primi a provare un sonoro orgasmo quando la rockstar in decadenza di turno va a farsi rifare il lifting dal beatmaker alla moda del momento.
Tutti a strapparsi le vesti ed a decantare le lodi, per esempio, della Britney Spears adulta che si fa produrre un paio di singoli dai Neptunes (a proposito, perché la gente sembra notare solo Pharrell? Forse perché è anche lui una groupie?).
Stessa cosa per tanti altri, tipo i Gorillaz (anche se Automator è uno che la notorietà se la merita eccome, non fosse altro che per Doctor Octagon, superb!), Gwen Stefani (il singolo Holla Back Girl – prodotto dai Neptunes – è osceno) e via dicendo.
Stranamente, essendo tutti accecati dai suoni alla moda dei nuovi profeti del cross-over (inteso come cross-over commerciale, vedi i Neptunes, che sono passati da Super Thug di Noreaga a Britney), i connoisseur autoproclamati della musica non sanno niente dei “veri” produttori, quelli che hanno effettivamente qualcosa da dire nella propria musica.
Quelli come un certo DJ Premier, che pur avendo un nome alla moda (si chiama Chris Martin come quel minchione dei Coldplay) non è alla moda per niente. Fatto strano per uno che è senza dubbio (e questo va sottolineato, SENZA DUBBIO) il più grande produttore hip hop di tutti i tempi.



Certo, Primo non avrà venduto lo stesso numero di copie di Dr. Dre, ma se guardiamo la lista di molti dei migliori album degli ultimi anni, il suo nome c’è. A cominciare da Illmatic
Un tributo gli è dovuto. Primo è il più grande perché intanto conosce la storia dell’hip hop, perché ha uno stile riconoscibile e forte e perché, fra i produttori ancora in attività, è uno di quelli che hanno inventato più tecniche.
Così come chiunque imbracci una chitarra non può prescindere, per esempio, dai riff di Blackmore o dal ritmo di Hendrix (a parte l’Italia, dove il rock è Ligabue), chi si mette a produrre basi hip hop non può ignorare molte invenzioni di Premier.
A cominciare dalla batteria trademark, quella con un ritmo leggermente sincopato e con il rullante che in sassarese si definirebbe “che zocca” e in inglese “banging”. Una batteria di Premier si riconosce ad anni luce di distanza, sentire MC’s Act Like They Don’t Know di KRS-One o Nas Is Like di Nas per credere…
Poi i campioni “choppati”, che da anni sono la firma di DJ Premier e che ancora nessuno riesce ad eguagliare (sebbene io ci vada vicino…). Boom di Royce The 5’9 è un esempio, ma ce ne sono mille altri: fra i più “maistream”, il magistrale remix di Seven Days di Craig David. Come tratta i campioni Primo non lo fa nessuno, se non forse il RZA d’annata (da cui si vocifera che Premier abbia preso spunto per la sua tecnica).
E poi la più grande eredità, il simbolo dell’hip hop (che infatti ora nessun mainstream act utilizza più, lasciandone l’uso all’underground), ovvero il “precision scratching”, quello a prova di bomba che Primo tira fuori per i ritornelli scratchati e che tutti i conoscitori dell’hip hop non possono fare a meno di amare, per esempio in Rock Stars dei Non Phixion o in Goldyn Child Remix di Ras Kass (una bomba di base!)…
A proposito di Ras, speriamo di sentire presto un’altra collaborazione con Primo. E se sperare non costa niente, allora vorremmo anche Rakim…

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