Lessons
Come si misura la grandezza di un gruppo rock rispetto ad un altro?
Bel problema, ed argomento che richiederebbe lunghe elucubrazioni.
Nel campo del rap, invece, misurare la statura di un rapper rispetto ad un altro è relativamente più facile in quanto subentra un’interazione quasi fisica fra due rappers attraverso il meccanismo del featuring (ovvero quando un rapper viene ospitato nella canzone di un altro).
In questa maniera, un possibile parametro per valutare un rapper è la qualità delle battute che questi sputa in canzoni che lo vedano condividere il microfono con un altro. Applicando un po’ di buon senso, ovvero tenendo in considerazione il fatto che qualche volta capita di scrivere versi pigri e meno riusciti, questo metro di giudizio è abbastanza significativo e può essere affiancato alle valutazioni legate agli album solisti.
Ad esempio Eminem, certamente uno dei più grandi rappers di tutti i tempi, è uno che ha fatto mangiare la polvere anche ad un MC stimato come Jay-Z (per ammissione dello stesso Jay-Z).
Quando avete mai sentito qualcuno rompere il culo a Notorious B.I.G.? Che figura facevano P. Diddy e lo stesso Mase nelle canzoni in cui era presente Biggie?
Altro esempio significativo è Got My Mind Made Up di 2Pac, in cui Method Man e Redman fanno letteralmente a pezzi The Dogg Pound senza invece intaccare il prestigio di Tupac Shakur. Quale è la lezione? Non invitare mai Method Man e Redman a duettare sul tuo disco se non sei un fuoriclasse assoluto.
E che dire di U-God del Wu-Tang Clan, rapper così scarso che viene invece oscurato da chiunque capiti nella scia del suo microfono acceso?
Secondo questo parametro, si può persino dirimere l’annosa questione di chi sia il più grande rapper di tutti i tempi (lancio la provocazione): se si tengono in considerazione duetti e posse-cuts, emerge come netto vincitore di una Royal Rumble del rap un certo Nathaniel Wilson, meglio noto come Kool G Rap dal Queensbridge. G Rap è l’Alex Toth dell’hip hop, uno che davvero non ha mai sbagliato, sin dai tempi di The Symphony. I suoi dischi erano almeno dieci anni avanti, anche se poi questo non ha mai pagato in termini di successi commerciali.
Come giustamente evidenziato da R.A. The Rugged Man, uno che se ne intende, qualunque altro rapper della generazione di G Rap fatica a tenere il passo dei novellini del rap: pensate a KRS-ONE, Chuck D o Big Daddy Kane su una traccia insieme a Nas o Canibus. Il Gangsta originale, invece, macina basi e mastica rappers e ne sputa i resti senza pietà, e soprattutto senza soluzione di continuità.
Kool G Rap non ha paura di nessuno. Ora se solo qualcuno si degnasse a fare uscire un album di zio G prodotto interamente da The Alchemist…
Bel problema, ed argomento che richiederebbe lunghe elucubrazioni.
Nel campo del rap, invece, misurare la statura di un rapper rispetto ad un altro è relativamente più facile in quanto subentra un’interazione quasi fisica fra due rappers attraverso il meccanismo del featuring (ovvero quando un rapper viene ospitato nella canzone di un altro).
In questa maniera, un possibile parametro per valutare un rapper è la qualità delle battute che questi sputa in canzoni che lo vedano condividere il microfono con un altro. Applicando un po’ di buon senso, ovvero tenendo in considerazione il fatto che qualche volta capita di scrivere versi pigri e meno riusciti, questo metro di giudizio è abbastanza significativo e può essere affiancato alle valutazioni legate agli album solisti.
Ad esempio Eminem, certamente uno dei più grandi rappers di tutti i tempi, è uno che ha fatto mangiare la polvere anche ad un MC stimato come Jay-Z (per ammissione dello stesso Jay-Z).
Quando avete mai sentito qualcuno rompere il culo a Notorious B.I.G.? Che figura facevano P. Diddy e lo stesso Mase nelle canzoni in cui era presente Biggie?
Altro esempio significativo è Got My Mind Made Up di 2Pac, in cui Method Man e Redman fanno letteralmente a pezzi The Dogg Pound senza invece intaccare il prestigio di Tupac Shakur. Quale è la lezione? Non invitare mai Method Man e Redman a duettare sul tuo disco se non sei un fuoriclasse assoluto.
E che dire di U-God del Wu-Tang Clan, rapper così scarso che viene invece oscurato da chiunque capiti nella scia del suo microfono acceso?
Secondo questo parametro, si può persino dirimere l’annosa questione di chi sia il più grande rapper di tutti i tempi (lancio la provocazione): se si tengono in considerazione duetti e posse-cuts, emerge come netto vincitore di una Royal Rumble del rap un certo Nathaniel Wilson, meglio noto come Kool G Rap dal Queensbridge. G Rap è l’Alex Toth dell’hip hop, uno che davvero non ha mai sbagliato, sin dai tempi di The Symphony. I suoi dischi erano almeno dieci anni avanti, anche se poi questo non ha mai pagato in termini di successi commerciali.
Come giustamente evidenziato da R.A. The Rugged Man, uno che se ne intende, qualunque altro rapper della generazione di G Rap fatica a tenere il passo dei novellini del rap: pensate a KRS-ONE, Chuck D o Big Daddy Kane su una traccia insieme a Nas o Canibus. Il Gangsta originale, invece, macina basi e mastica rappers e ne sputa i resti senza pietà, e soprattutto senza soluzione di continuità.
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