mercoledì 10 novembre 2010

Le Nove (?) Vite di Cage


Chris Palko, in arte Cage, è un reduce nel vero senso della parola.
Nel corso della propria vita, ne ha passato di tutti i colori: da un padre da film (nel vero senso della parola), alla dipendenza dalla droga, da un beef abbastanza famoso (almeno nei circoli underground) con Eminem alla tangibile possibilità di essere famoso, da un passato come rapper super-tecnico nella Fondle ‘Em di Bobbito Garcia alle pessime esperienze con la Eastern Conference Records di Mighty Mi (nonostante un album di debutto stellare), dalla ri-invenzione come rapper post-emo nella Def Jux alle ultime storie di depressione, droga, “homelessness” e rinascita.
In ordine di tempo, le ultime vicissitudini di Cage (che la leggenda vuole abbia pure una laurea in psicologia) riguardano l’amicizia con la star hollywoodiana Shia Lebeuf e l’ultimissima comparsata in Maniac di Kid Cudi.
Ora, personalmente sarei felicissimo di vedere Cage arrivare al successo che in qualche momento della carriera gli sarebbe spettato (certamente non nel momento dell’ultimo, pesantissimo album Def Jux, Depart from Me, un mattone senza costrutto e con pochissimi momenti di brillantezza). Il problema è che per lunghi anni Cage è caduto nella depressione per la pressione di aderire e allo stesso tempo trascendere il personaggio da film di Kubrick che si era costruito all’inizio carriera. Cosa che aveva prodotto due classici underground come Agent Orange e Radiohead, entrambi prodotti da Necro (e se qualcuno vi dice che non sono classici non ne capisce nulla, ma proprio nulla).
Oggi, l’associazione con Kid Cudi, personaggio dalla faccia simpatica ma dai calzoni improbabili, sembra dare una speranza di rivincita a Cage, che da poco è passato dalla disintossicazione alla depressione di essere un senzatetto. Peccato per Cage che la strada per la redenzione passi, nuovamente, per l’inscatolamento in una categoria stereotipata come quello del rapper bianco pazzo e tossicomane. E, nonostante i capelli in stile rock, i calzoni stretti, le giacchettine in pelle e le amicizie famose, sempre di uno stereotipo senza spessore come la carta velina si tratta.

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