Una Visione
Uno dei privilegi (?) dell’essere padre è quello di essere svegliati a ore impossibili dai figli, e quindi avere la possibilità di guardare quella televisione che, diciamo, alle sei di mattina uno non guarderebbe, normalmente.
In questo splendido contesto, vedere l’ultimo video di Lady Gaga, Alejandro, non è così terribile, anzi porta con sé una serie di affascinanti riflessioni.
Intrigato dalla scritta a caratteri cubitali “Klein” che appare all’inizio (sarà il regista, ma chi è?), mi sono sciroppato il video, accorgendomi per la prima volta di una cosa: Lady Gaga ha una visione.
Che non è necessariamente una visione che mi piace né alla quale posso aderire ideologicamente (o esteticamente, per quello che importa), ma che riconosco.
In questo video, al di là di una paccottiglia pseudo-ribelle che finge di essere trasgressiva (quante volte abbiamo visto suore sexy in pelle, in TV?) e di deliri pseudo totalitari a base di giovanotti androgini e glabri in uniforme che sembrano usciti dalla mente di un Jean Paul Gaultier in camicia bruna, ho finalmente capito dove vuole andare a parare Lady Gaga, cosa che prima mi risultava oscura. Stupido io, che pensavo avesse importanza la musica. E invece no (anche se la signorina Germanotta un certo talento per le melodie pop sputtanate ce lo ha, riconosciamolo): la musica non conta, conta l’immagine. E qui l’illuminazione. Lady Gaga era la sfigata delle superiori che ora è diventata famosa e cerca la rivalsa sul mondo.
Ma se altri artisti, due nomi a caso Eminem e Pink, partendo da posizioni simili arrivano ad una rivalsa-catarsi che li spinge a utilizzare quel buco nero dell’infanzia come propellente per scrivere (anche) canzoni che abbiano un significato, nel caso di Lady Gaga è diverso.
La rivalsa della Lady è, fondamentalmente, masturbazione. Ovvero, a base di palestra e lingerie, la Lady brama di trasformarsi in una vamp-troia che si autocompiace della propria algida essenza e sguazza in immagini di sapore totalitario che non fanno altro che evidenziare quanto il problema alla base non sia stato superato e, soprattutto, non sia superabile. Certamente non a base di cerone e scarpe Armadillo.
Per il resto, di una cosa i giovanotti del futuro dovranno ringraziare Lady Gaga: fra dieci anni, quando le brave ragazze troveranno una cosa normale soggiacere ai peggiori istinti maschili in animaleschi gang bang, non si dimentichino chi è che ha fatto accettare il concetto.
A parte questo, nel mio piccolo mondo monomaniacale mi godo la piccola soddisfazione che almeno Lady Gaga mi ha fatto, per un momento, ritornare la voglia di scrivere sul blog. A ognuno le soddisfazioni che si merita.
In questo splendido contesto, vedere l’ultimo video di Lady Gaga, Alejandro, non è così terribile, anzi porta con sé una serie di affascinanti riflessioni.
Intrigato dalla scritta a caratteri cubitali “Klein” che appare all’inizio (sarà il regista, ma chi è?), mi sono sciroppato il video, accorgendomi per la prima volta di una cosa: Lady Gaga ha una visione.
Che non è necessariamente una visione che mi piace né alla quale posso aderire ideologicamente (o esteticamente, per quello che importa), ma che riconosco.
In questo video, al di là di una paccottiglia pseudo-ribelle che finge di essere trasgressiva (quante volte abbiamo visto suore sexy in pelle, in TV?) e di deliri pseudo totalitari a base di giovanotti androgini e glabri in uniforme che sembrano usciti dalla mente di un Jean Paul Gaultier in camicia bruna, ho finalmente capito dove vuole andare a parare Lady Gaga, cosa che prima mi risultava oscura. Stupido io, che pensavo avesse importanza la musica. E invece no (anche se la signorina Germanotta un certo talento per le melodie pop sputtanate ce lo ha, riconosciamolo): la musica non conta, conta l’immagine. E qui l’illuminazione. Lady Gaga era la sfigata delle superiori che ora è diventata famosa e cerca la rivalsa sul mondo.
Ma se altri artisti, due nomi a caso Eminem e Pink, partendo da posizioni simili arrivano ad una rivalsa-catarsi che li spinge a utilizzare quel buco nero dell’infanzia come propellente per scrivere (anche) canzoni che abbiano un significato, nel caso di Lady Gaga è diverso.
La rivalsa della Lady è, fondamentalmente, masturbazione. Ovvero, a base di palestra e lingerie, la Lady brama di trasformarsi in una vamp-troia che si autocompiace della propria algida essenza e sguazza in immagini di sapore totalitario che non fanno altro che evidenziare quanto il problema alla base non sia stato superato e, soprattutto, non sia superabile. Certamente non a base di cerone e scarpe Armadillo.
Per il resto, di una cosa i giovanotti del futuro dovranno ringraziare Lady Gaga: fra dieci anni, quando le brave ragazze troveranno una cosa normale soggiacere ai peggiori istinti maschili in animaleschi gang bang, non si dimentichino chi è che ha fatto accettare il concetto.
A parte questo, nel mio piccolo mondo monomaniacale mi godo la piccola soddisfazione che almeno Lady Gaga mi ha fatto, per un momento, ritornare la voglia di scrivere sul blog. A ognuno le soddisfazioni che si merita.
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