Come Scrivere uno Spot per la TIM in 10 Semplici Mosse
Per scrivere uno spot (o meglio, una serie di spot) per la TIM (o qualunque altro gestore telefonico, per quel che può importare, anche se mamma TIM si distingue sempre) è necessario abbandonare ogni velleità di essere creativi e occorre invece solleticare tutti gli istinti più bassi dell’uomo, facendo ovviamente perno sul maschilismo più becero e trito.
In poche semplici mosse è possibile progettare una campagna pubblicitaria che avrà successo e renderà babbo e mamma fieri di avere un figlio “creativo”. Del resto, non si definiscono così quelli che fino a ieri erano solo “pubblicitari”?
1) Christian De Sica
Il primo passo è semplice. Ci vuole Christian De Sica come protagonista.
Qualunque altro minchione non funziona, nemmeno se è un modello bellissimo (anzi, il modello bellissimo distruggerebbe ogni possibilità di identificazione del consumatore col prodotto, attenti). Le pubblicità della TIM sono pensate per uomini mediocri e quindi bisogna trovare l’esemplare ideale di inutilità (inutile dirlo, il nostro Christian è il golden standard).
2) La Bonazzona
La co-protagonista (se no il senso di esistenza di De Sica in solitaria sparisce) deve essere necessariamente una bonazzona. Attenzione, questo è lo step più importante del processo, e l’errore è sempre dietro l’angolo. Non è che qualunque bonazzona vada bene, sia inteso. Innanzitutto, deve essere una bonazza sessualmente attraente ma senza alcuna classe: scordatevi una Valeria Mazza, o Charlize Theron, per dire. Il modello deve essere quello del troione da combattimento, senza sottigliezze (meglio se abbondante di seno). E, preferibilmente, deve essere una bonazza appena uscita da un reality, o (ancora meglio) l’ospite di tutti i talk show del momento. Da pompare fino all’inverosimile (pun intended) e poi cambiare quando si profilerà all’orizzonte la nuova bomba sexy (che sarà logicamente affiancata a De Sica nella nuova serie di spot TIM: guardate Canale 5 e l’Isola dei Famosi e sarete avvantaggiati).
3) Il (non) sottile sottotesto sessuale
Ora, se avete un uomo mediocre e una gran figa come coprotagonisti di uno spot, che cosa può succedere? Ovviamente il fulcro della storia è l’infoiamento pazzesco del maschio-subnormale. Questo non può essere sublimato (non sia mai che ci si possa elevare al di sopra dello status di personaggio da film dei Vanzina) e invece deve chiaramente essere sottolineato da inquadrature ginecologiche e dal sempre vincente doppio senso dello scambio dei numeri e del “messaggiarsi”. Ovviamente il corteggiamento deve essere eseguito da De Sica nella maniera più becera e viscida possibile, altrimenti il consumatore potrebbe essere confuso.
4) L’azione è sempre originata da De Sica
Questa è un po’ più raffinata. L’inizio dello spot deve sempre vedere De Sica come protagonista, preferibilmente impegnato in qualche azione per la quale non ha il minimo interesse (è un poliziotto e aspetta il collega nuovo, oppure va a parlare con la maestra del figlio, oppure ancora la moglie lo manda dal salumiere, oppure deve vedere un cliente di cui non gli frega nulla, insomma ci siamo capiti).
E, improvvisamente, come nella più meravigliosa fantasia da maschio mentecatto, la situazione si trasforma in una stupenda occasione per cuccare: il collega nuovo non è l’atteso messicano puzzolente ma una stangona dalle gambe lunghe, la salumiera è una strafica, il cliente è un magico troione (anche qui le variazioni sul tema devono essere allo stesso tempo illimitate e sempre prevedibili). Questo meccanismo, ovviamente darà il la a tutta una serie di espressioni caricate che fanno capire quanto De Sica sia spiazzato e sollazzato dall’inaspettato sviluppo (anche qui, il cliente non va confuso: non deve semplicemente essere messo di fronte a una donna sessualmente attraente, ma è necessario che veda di fronte a lei i contorcimenti di un uomo adulto - in maniera che neanche il sedicenne segaiolo di turno si sognerebbe).
5) Il cast di contorno
Se De Sica e il mignottone sarebbero anche sufficienti per i primi episodi della campagna pubblicitaria, è chiaro che a lungo andare è più saggio stemperare la possibile atmosfera di noia (anche la reiterazione della gnagna stanca il consumatore, parrebbe) con siparietti “comici” stimolati dalla presenza di un cast di contorno che, in nessun modo, si deve distaccare dallo stereotipo più becero, né ambire a nessun tipo di rappresentazione positiva: come questi personaggi di spalla appaiono, li dobbiamo disprezzare (perfino De Sica si pone in posizione di superiorità, nei loro confronti). Il massimo che la moglie buzzicona, la figlia petulante, l’amico romanaccio, il gagà milanese (che si piglia lo schiaffo) possono sperare è di ispirare la battuta finale dello spot. Meglio ridere di loro, che non ridere per niente.
6) Il riferimento alla romanità più grezza
In questo senso, negli spot TIM, le battute che fanno ridere sono quelle romanesche, specie se rozze che non se ne può più. Anzi, più che battute, meglio se espressioni e ammiccamenti. Il romanesco è simpatico, sempre e comunque, negli spot TIM. E se volete essere irresistibili per il consumatore, mettete un momento in cui, mentre il mediocre De Sica finge aplomb per fare il raffinato con la figona, per un attimo, mentre la bonazza è distratta, si lascia andare all’animalità burina. Il successo è garantito.
7) L’ambientazione esotica scontata
Le prime puntate della campagna pubblicitaria possono anche essere ambientate in un posto a caso (diciamo Roma, per esempio), ma poi il consumatore dovrà essere gratificato da ambientazioni esotiche. Ovviamente scontate e banali (Miami, New York, Cortina), perché così il consumatore potrà vivere - di riflesso - un sogno di grandeur finta e stinta. Società dello Spettacolo? Macché, cabaret da Bagaglino.
8) Le amiche bone ma non bombe sessuali
Dopo che sono state esaurite le prime, scarse, idee, e che anche il cast di contorno ha finito la propria (in)utilità, uno dovrebbe preoccuparsi, giusto? Sbagliato. Dopo i primi tre o quattro episodi, una volta stabilita la familiarità fra i due protagonisti (leggi: il troiume di lei che, pur avendo potuto apprezzare il fare viscido di De Sica, invece di mandarlo a cagare continua a fargliela annusare), la soluzione è semplice: uno spot (preferibilmente con ambientazione estiva: si sa, l’estate è il momento in cui si socializza, evviva lo stereotipo) in cui oltre alla bonazza-troiona appaiono le sue amiche. Che sono ovviamente avvenenti, anche se in maniera non apertamente sessuale, ma piuttosto da pervertito con tendenze pedofile. Le ragazze, tutte immancabilmente sbarazzine e vestite da diciassettenni, fanno da contorno e non disturbano la porcaggine della protagonista. De Sica, da uomo italiano, non può fare a meno di notarle, ma è solo un attimo fuggente: la sua bava conosce una sola padrona. La bonazza-troiona.
9) Il non sequitur
Chiusa la fase pedo-pornografica di “community”, la serie di pubblicità sembrerebbe avere perso smalto. Ma non è così, ovviamente. Basta prendere i protagonisti e, senza colpo ferire, riproporre le banali logiche di interazione (leggi: l’infoiamento di De Sica) in un altro contesto, meglio se incomprensibilmente diverso. Il padre della bambina e la maestra diventano poliziotti, il vigile diventa tassista, la maestra di scuola diventa maestra di sci, e il tutto viene spostato da Roma a Miami, per dire. Garantendo altri cicli di intrattenimento, nuovi possibili membri del cast di contorno (sempre disgustosi e disprezzabili) e di battute romanesche. Geniale, no?
10) La battuta scontata alla fine
La chiusura del cerchio. La battuta, quanto più scontata e telefonata possibile ci vuole sempre. Specie se con un sottofondo di becerume, quello che solo le barzellette che non fanno ridere possono avere. Magari meglio finire con un rutto...
In poche semplici mosse è possibile progettare una campagna pubblicitaria che avrà successo e renderà babbo e mamma fieri di avere un figlio “creativo”. Del resto, non si definiscono così quelli che fino a ieri erano solo “pubblicitari”?
1) Christian De Sica
Il primo passo è semplice. Ci vuole Christian De Sica come protagonista.
Qualunque altro minchione non funziona, nemmeno se è un modello bellissimo (anzi, il modello bellissimo distruggerebbe ogni possibilità di identificazione del consumatore col prodotto, attenti). Le pubblicità della TIM sono pensate per uomini mediocri e quindi bisogna trovare l’esemplare ideale di inutilità (inutile dirlo, il nostro Christian è il golden standard).
2) La Bonazzona
La co-protagonista (se no il senso di esistenza di De Sica in solitaria sparisce) deve essere necessariamente una bonazzona. Attenzione, questo è lo step più importante del processo, e l’errore è sempre dietro l’angolo. Non è che qualunque bonazzona vada bene, sia inteso. Innanzitutto, deve essere una bonazza sessualmente attraente ma senza alcuna classe: scordatevi una Valeria Mazza, o Charlize Theron, per dire. Il modello deve essere quello del troione da combattimento, senza sottigliezze (meglio se abbondante di seno). E, preferibilmente, deve essere una bonazza appena uscita da un reality, o (ancora meglio) l’ospite di tutti i talk show del momento. Da pompare fino all’inverosimile (pun intended) e poi cambiare quando si profilerà all’orizzonte la nuova bomba sexy (che sarà logicamente affiancata a De Sica nella nuova serie di spot TIM: guardate Canale 5 e l’Isola dei Famosi e sarete avvantaggiati).
3) Il (non) sottile sottotesto sessuale
Ora, se avete un uomo mediocre e una gran figa come coprotagonisti di uno spot, che cosa può succedere? Ovviamente il fulcro della storia è l’infoiamento pazzesco del maschio-subnormale. Questo non può essere sublimato (non sia mai che ci si possa elevare al di sopra dello status di personaggio da film dei Vanzina) e invece deve chiaramente essere sottolineato da inquadrature ginecologiche e dal sempre vincente doppio senso dello scambio dei numeri e del “messaggiarsi”. Ovviamente il corteggiamento deve essere eseguito da De Sica nella maniera più becera e viscida possibile, altrimenti il consumatore potrebbe essere confuso.
4) L’azione è sempre originata da De Sica
Questa è un po’ più raffinata. L’inizio dello spot deve sempre vedere De Sica come protagonista, preferibilmente impegnato in qualche azione per la quale non ha il minimo interesse (è un poliziotto e aspetta il collega nuovo, oppure va a parlare con la maestra del figlio, oppure ancora la moglie lo manda dal salumiere, oppure deve vedere un cliente di cui non gli frega nulla, insomma ci siamo capiti).
E, improvvisamente, come nella più meravigliosa fantasia da maschio mentecatto, la situazione si trasforma in una stupenda occasione per cuccare: il collega nuovo non è l’atteso messicano puzzolente ma una stangona dalle gambe lunghe, la salumiera è una strafica, il cliente è un magico troione (anche qui le variazioni sul tema devono essere allo stesso tempo illimitate e sempre prevedibili). Questo meccanismo, ovviamente darà il la a tutta una serie di espressioni caricate che fanno capire quanto De Sica sia spiazzato e sollazzato dall’inaspettato sviluppo (anche qui, il cliente non va confuso: non deve semplicemente essere messo di fronte a una donna sessualmente attraente, ma è necessario che veda di fronte a lei i contorcimenti di un uomo adulto - in maniera che neanche il sedicenne segaiolo di turno si sognerebbe).
5) Il cast di contorno
Se De Sica e il mignottone sarebbero anche sufficienti per i primi episodi della campagna pubblicitaria, è chiaro che a lungo andare è più saggio stemperare la possibile atmosfera di noia (anche la reiterazione della gnagna stanca il consumatore, parrebbe) con siparietti “comici” stimolati dalla presenza di un cast di contorno che, in nessun modo, si deve distaccare dallo stereotipo più becero, né ambire a nessun tipo di rappresentazione positiva: come questi personaggi di spalla appaiono, li dobbiamo disprezzare (perfino De Sica si pone in posizione di superiorità, nei loro confronti). Il massimo che la moglie buzzicona, la figlia petulante, l’amico romanaccio, il gagà milanese (che si piglia lo schiaffo) possono sperare è di ispirare la battuta finale dello spot. Meglio ridere di loro, che non ridere per niente.
6) Il riferimento alla romanità più grezza
In questo senso, negli spot TIM, le battute che fanno ridere sono quelle romanesche, specie se rozze che non se ne può più. Anzi, più che battute, meglio se espressioni e ammiccamenti. Il romanesco è simpatico, sempre e comunque, negli spot TIM. E se volete essere irresistibili per il consumatore, mettete un momento in cui, mentre il mediocre De Sica finge aplomb per fare il raffinato con la figona, per un attimo, mentre la bonazza è distratta, si lascia andare all’animalità burina. Il successo è garantito.
7) L’ambientazione esotica scontata
Le prime puntate della campagna pubblicitaria possono anche essere ambientate in un posto a caso (diciamo Roma, per esempio), ma poi il consumatore dovrà essere gratificato da ambientazioni esotiche. Ovviamente scontate e banali (Miami, New York, Cortina), perché così il consumatore potrà vivere - di riflesso - un sogno di grandeur finta e stinta. Società dello Spettacolo? Macché, cabaret da Bagaglino.
8) Le amiche bone ma non bombe sessuali
Dopo che sono state esaurite le prime, scarse, idee, e che anche il cast di contorno ha finito la propria (in)utilità, uno dovrebbe preoccuparsi, giusto? Sbagliato. Dopo i primi tre o quattro episodi, una volta stabilita la familiarità fra i due protagonisti (leggi: il troiume di lei che, pur avendo potuto apprezzare il fare viscido di De Sica, invece di mandarlo a cagare continua a fargliela annusare), la soluzione è semplice: uno spot (preferibilmente con ambientazione estiva: si sa, l’estate è il momento in cui si socializza, evviva lo stereotipo) in cui oltre alla bonazza-troiona appaiono le sue amiche. Che sono ovviamente avvenenti, anche se in maniera non apertamente sessuale, ma piuttosto da pervertito con tendenze pedofile. Le ragazze, tutte immancabilmente sbarazzine e vestite da diciassettenni, fanno da contorno e non disturbano la porcaggine della protagonista. De Sica, da uomo italiano, non può fare a meno di notarle, ma è solo un attimo fuggente: la sua bava conosce una sola padrona. La bonazza-troiona.
9) Il non sequitur
Chiusa la fase pedo-pornografica di “community”, la serie di pubblicità sembrerebbe avere perso smalto. Ma non è così, ovviamente. Basta prendere i protagonisti e, senza colpo ferire, riproporre le banali logiche di interazione (leggi: l’infoiamento di De Sica) in un altro contesto, meglio se incomprensibilmente diverso. Il padre della bambina e la maestra diventano poliziotti, il vigile diventa tassista, la maestra di scuola diventa maestra di sci, e il tutto viene spostato da Roma a Miami, per dire. Garantendo altri cicli di intrattenimento, nuovi possibili membri del cast di contorno (sempre disgustosi e disprezzabili) e di battute romanesche. Geniale, no?
10) La battuta scontata alla fine
La chiusura del cerchio. La battuta, quanto più scontata e telefonata possibile ci vuole sempre. Specie se con un sottofondo di becerume, quello che solo le barzellette che non fanno ridere possono avere. Magari meglio finire con un rutto...
10 commenti:
lol...
ti sei tirato adosso l'ira di Marty mi sa....
djmp45
No no, condivido. Ci mancherebbe.
Il fatto di lavorare per Telecom non mi preclude alla critica.
Adoro questi post donchisciotteschi
RARASHIXXX
In questo caso ho cercato di essere spiritoso, non ero assolutamente arrabbiato. Se sono riuscito ad essere entertaining, buono.
Ora per stupirvi devo impegnarmi a parlare bene della TIM...
@ marty: il termine ira era ironico logicamente...non penso che tu sia un fan di de sica....
@anto: ma le altre compagnie telefoniche?
@ marty: il termine ira era ironico logicamente...non penso che tu sia un fan di de sica....
Magari della gnagna sì :-)
anto: ma le altre compagnie telefoniche?
La TIM era più facile da fare, perche' le pubblicità sono formattate in una maniera cui ho prestato bene attenzione, e ormai ripetere il giochino per altre non ha senso. Comunque anche quelle della Wind sono simili, ma non hanno la stessa potenza.
Gran post :)
Grazie!
Sì, la Tim è la Young Money della telefonia...
Speriamo che De Sica non diventi il nuovo Weezy, allora...
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