giovedì 26 novembre 2009

Recensione: Il Teatrino delle Bambole Morte

A praticamente un anno esatto dall’uscita del volume, devo (voglio) mantenere una promessa fatta.
Erano i giorni successivi all’edizione del 2008 di Lucca Comics e, dopo qualche scambio di messaggi su Facebook, promisi a Davide Barzi di fargli sapere che cosa ne pensassi di un libro appena uscito, il suo Il Teatrino delle Bambole Morte. Siccome è passato qualche giorno (circa 365) da quelle mail, chiedo scusa per il ritardo colossale e faccio pubblica ammenda, nel contempo dimostrando pure di non essere un parolaio. Lento sì, disorganizzato sì, ma bugiardo no.
E quindi veniamo al volume in questione, Il Teatrino delle Bambole Morte, opera “dark” (prima di tutto proprio nel senso dell’oscurità) come poche altre, e prova di coraggio da parte degli autori e della casa editrice, nel senso che l’approccio mi pare a occhio uno dei meno commerciali possibili, anche nell’ottica di tutte le cazzate emo che ci ammorbano la vita e che un quindicenne potrebbe vedere flebilmente legate all’oggetto del libro.
Dicevo degli autori, Davide Barzi e Giovanni Rigano. Professionisti che da anni lavorano nel campo del fumetto e limitrofi (di Barzi ricordo Le Regine del Terrore, di Rigano la graphic novel Artemis Fowl), i due creatori si cimentano in un’impresa da fare tremare i polsi: rivedere in chiave di gotico moderno l’epopea dell’Inghilterra vittoriana, “scoperchiando la fogna della Storia”.
Metto le mani avanti: con una premessa del genere e Devinne come font in copertina (e non solo) non potrò essere che parziale. Le favole gotiche in rima di Barzi e i disturbanti disegni di Rigano non lasciano indifferenti, rimbalzando fra malsani personaggi del periodo e immonde pratiche (igeniche, culturali, sessuali) che il mondo anglosassone sembra avere dimenticato per lasciare spazio alla superficiale analisi di una grandeur dell’impero della Gran Bretagna (impero che non c’è più, anche se in UK se lo dimenticano). Quello che mi ha colpito dell’opera, al di là dei richiami colti e alla ricerca di un immaginario estetico che fosse egualmente legato all’esattezza storica e al fenomeno moderno delle Gothic Lolitas (per una rece più centrata su questo aspetto, rimando qui) è il lavoro sul linguaggio e sulla forma poesia in rima.
Barzi è anche un ottimo critico musicale, ma dubito che conosca bene l’opera di Nas e Rakim. Nonostante questo, compie un’operazione in qualche maniera analoga ai due G.O.D., variando sempre lo schema di rime e lavorando su rime interne e rimandi che si ritrovano anche a (micro)strofe di distanza, in un lavoro che, se non fosse per la gabbia più legata alla poesia in senso stretto, sarebbe anche musicabile in senso rap. Non che io lo auspichi, ovviamente. Probabilmente sarebbe la cosa più lontana dalla sensibilità di Barzi, Rigano e del Teatrino.
Nonostante questo, l’affabulazione che Barzi cerca (e che ha il contraltare nelle diafane figurine di Rigano) è in qualche maniera basata tutta sul modo di manipolare il linguaggio, e di dare significati sinistri e morbosi anche a filastrocche che, in altri contesti, porterebbero alla mente momenti certamente più apollinei che dionisiaci.
Se dovessi chiudere in dieci sillabe (una fissa del momento): critica in forma di favola.


Titolo: Il Teatrino delle Bambole Morte
Autori: Davide Barzi e Giovanni Rigano
Editore: Edizioni BD
Prezzo: € 10,00


P.S.: scopro che esiste anche questo blog, in cui potete trovare delle anteprime interessanti delle immagini comparse sul libro e in cui si dà prova del generale buon gusto musicale degli autori.
P.P.S.: per chi fosse interessato a una intervista agli autori, ecco qui.


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