giovedì 16 ottobre 2008

Jesus Christ…

…He’s just nice. Ed è proprio così: Royce the 5’9” è una bestia, al microfono.
Il problema è che per rendere Royce deve essere incazzato. E quindi fallire. In realtà, quello è il problema minore: il rapper di Detroit ha collezionato una serie di fallimenti e sprecato infinite opportunità da fare invidia a Ras Kass e Canibus…
Inutile stare a rinvangare, ma coi mezzi che ha, Royce dovrebbe essere uno dei top rappers, e invece si deve ridurre a fare featuring a costi irrisori (mi pare che un po’ di tempo fa chiedesse 800 $ per 16 bars, circa un terzo di quanto vogliono i Dogo, per capirci…) e a mettere fuori mixtapes e album che, per quanto coccolati dalla critica, non si fila nessuno. Come ascoltatore, in realtà la cosa non mi importa, visto che i suoi mixtapes me li ascolto con gusto e che i tentativi di raggiungere il grande pubblico lo hanno visto snaturarsi e fare figure abbastanza ridicole. Come “teorico”, invece, mi turba alquanto vedere mezzi così enormi sprecati. Ma tant’è. Ad ogni (enorme) occasione sprecata di solito corrisponde un colpo di coda, e Bar Exam 2 non fa eccezione.
Mostruoso è la parola più adatta per descrivere il flow di un MC fuori dal mondo (e sfido chiunque a dirmi che la roba che Royce sputa su Bar Exam 2 è fiacca), che riesce a rendere interessante una settantina di minuti di shit talking, gangsterismo senza ritegno, dissing più o meno velati a F.A.B. e Joe Budden e autotune. Alla faccia di tutti quelli che hanno reso il gangsta in una serie di clichè senza speranza, Royce the 5’9” compie l’unica operazione possibile in questo senso, trasformando le minacce e il gun talk in qualcosa di totalmente funzionale alla costruzione di schemi ritmici e di rime complicatissimi, a un montaggio vertiginoso e alla ricerca della frase ad effetto ad ogni battuta come sovrastruttura per l’autoanalisi di un uomo in egual misura conscio dei propri limiti e dei propri mezzi. Per capirci, è un po’ come se l’immaginario gotico/celtico di Richie Blackmore fosse solo una scusa per evidenziare la sua inumana abilità alla chitarra e la capacità di fare assoli furiosi e supertecnici (come modo per fare avanzare l’heavy metal). Ed è così, ovviamente. Royce in Bar Exam 2 sfoggia una forma assurda, capace di relegare al ruolo di comprimari anche i temibili Canibus ed Elzhi (la vogliamo la collaborazione, eh!).
Fra le minacce iperboliche e il montaggio cinematografico emerge tutta la frustrazione dell’uomo e la pericolosa attrazione verso la bottiglia, che però Royce è abile a sublimare a forza di quotables, che sono veramente troppi per menzionarli tutti (quello del tizio che è “a dick and a pussy, like a hermaphrodite” però è eccezionalmente clever, in stile Chino XL, una promessa non mantenuta che ha molto in comune con Royce).
Certo, i beats sono quasi tutti l’epitome del mainstream a là Weezy-Jeezy-Khaled (e perché no, Green Lantern, padrino del mixtape e sempre abbastanza noioso) e come tali abbastanza simili, ma sentire le metafore e le rime interne di Royce è uno spettacolo da non perdersi, specie quando suona assolutamente a proprio agio tanto sul “chipmunk soul” quanto sui tappeti di tastiera in stile Miami e sui ritmi marziali “post-Shady”. Royce si definisce “Flow Boy” e non ci sono storie: ha ragione. Per una volta “tecnica” non è una parola vuota, ma la capacità di adattare il flow ai contenuti (qualunque essi siano, nel senso che in alcuni momenti - sempre, fra le righe - l’autocelebrazione lascia anche spazio a considerazioni più serie e comunque un senso di insicurezza pervade anche le rime più “cocky”).
Ora non so se sperare che questa prova maiuscola rilanci Nickel Nine nell’Olimpo dei rapper che contano (a rischio di altre figuracce), o che Royce resti un rapper ai margini della notorietà e ci regali altre prove di divina incazzatura come questa.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

vogliono 1790 euro i dogo??

Looka

Antonio ha detto...

Non erano 4 fogli viola, in quella famosa canzone? Quindi 2000 euro...