Un Brutto Vizio...
Avete presente quella sensazione sgradevole che vi si fa strada nelle viscere quando incontrate un vecchio compagno delle medie che non vedevate da un po’ e che, nel frattempo, da vostro simile che era si è trasformato in un personaggio agghiacciante?
Ecco, la stessa cosa mi è capitata un po’ prima dell’estate e la cosa mi ha dato talmente tanto fastidio che riesco a scriverne soltanto ora.
Solo che non si tratta di un ex-compagno di scuola stronzo (quelli si fa presto a mandarli a cagare e, modestamente, sono un asso nel riuscire a evitarli).
Si tratta di un pezzo della mia gioventù. Nei miei teen ero un fanatico dell’Adidas. In qualche maniera lo sono ancora. Immaginate la mia sorpresa successiva alla “lettura” di un numero di Vice Magazine, un magazine per “ggiovani” che viene distribuito gratuitamente proprio nei negozi della catena Adidas.
Sarò strano, ma a me la marca con le tre strisce evoca immagini di breakers impavidi, di Run DMC all’apice della carriera, di un Ivan Lendl freddo e imbattibile, di Jabbar che va in gancio cielo (word to Dan Peterson). Al limite anche di Jay Kay dei Jamiroquai quando aveva ancora qualcosa da dire e dei Korn meno assimilati.
Non certamente della generazione (?) cinica e “ironica” coi pantaloni stretti e la riga del culo in vista, che maschera una povertà di contenuti imbarazzante con una scrittura post-moderna (ma de che?) e francamente stucchevole. Uno stile che vorrebbe essere forse figo, ma che non può affrancarsi dalla ricerca del target principale dei sedicenni, anche abbastanza sfigati (per i quali, forse, vedere una copia di Vice in un film porno di Matteo Schwaitz rappresenta il massimo della vita, in maniera magari affine a quei poveracci che vanno al Billionaire di Briatore per godere in maniera riflessa di una briciola di miserabile “celebrità”).
E dire che non ero certo partito prevenuto: il magazine ha un bel formato grande, una grafica di copertina minimalista ma elegante e una carta di grammatura accettabile (riciclata? Se si, è encomiabile). Certo, i primi sospetti c’erano da subito (e qui torna in ballo l'aggettivo "strisciante"): pubblicità finto-trasgressive della American Apparel in quarta di copertina, una quantità astronomica di adverts con target il coglione semi-illetterato che pensa ancora che youtube o myspace siano “hip” e una pagina della posta tanto “ironica” da fare male fisicamente.
Ma tant’è. Non sono persona da avere troppi preconcetti (almeno fuori dall’ambito hip hop, in quel caso invece sono la conferma di quanto de Maistre pensò sempre) e quindi ho continuato la lettura. E lì arrivano le mazzate. Accanto ad alcuni pezzi interessanti (preparati dalla redazione anglofona, probabilmente meno fighetta di quella italiana: i redattori italiani sicuramente non sanno niente dei Cro-Mags), alcune fighettate da antologia (Palahniuk che scrive un romanzo sul porno hardcore? Originale) preparano il campo per il final blow (permettetemi il gioco di parole). Le cose nostrane sono francamente delle mattonate sui coglioni che solo certi sedicenni, hipsters o malati mentali sono in grado di sopportare. L’eccezione, nel numero 5, dell’ottimo Tuono Pettinato (per altro per me impossibile da assimilare al resto della brodaglia prodotta per Vice nel Belpaese, e scelto, sospetto, perché qualcuno che non capisce niente di fumetti ha pensato che avesse qualche affinità con Johnny Ryan...) non può certamente fare passare in secondo piano la pochezza di un bignamino (sgonfio) di cultura pseudo-alternativa che su menti sveglie non può che avere l’effetto di una tonnellata di Valium (neanche buono, roba della Ocran, se qualcuno coglie la citazione).
Chiamatemi “hater”, ma se riuscite a convincermi che non devo incazzarmi dopo aver letto la pagina dei DOs & DON’Ts (oh, sono in inglese, che figo) e le recensioni (quanto di più odioso, roba che può piacere solo a certi hatingliners che ci scrivono), allora farò pubblica ammenda e mi iscriverò persino al feed del sito italiano di Vice*...
* Disclaimer: questo pezzo è stato preparato dopo la lettura di due numeri del magazine e non ha nessuna pretesa di esaustività. Ma visto che l'impostazione e le cose odiose di Vice erano esattamente le stesse, ho tirato ad indovinare e ho pensato che il magazine si caratterizzi sempre per la stessa spocchia e mancanza di approfondimento. Cosa per altro confermata da un giro veloce sul sito per recuperare una copertina.
Ecco, la stessa cosa mi è capitata un po’ prima dell’estate e la cosa mi ha dato talmente tanto fastidio che riesco a scriverne soltanto ora.
Solo che non si tratta di un ex-compagno di scuola stronzo (quelli si fa presto a mandarli a cagare e, modestamente, sono un asso nel riuscire a evitarli).
Si tratta di un pezzo della mia gioventù. Nei miei teen ero un fanatico dell’Adidas. In qualche maniera lo sono ancora. Immaginate la mia sorpresa successiva alla “lettura” di un numero di Vice Magazine, un magazine per “ggiovani” che viene distribuito gratuitamente proprio nei negozi della catena Adidas.
Sarò strano, ma a me la marca con le tre strisce evoca immagini di breakers impavidi, di Run DMC all’apice della carriera, di un Ivan Lendl freddo e imbattibile, di Jabbar che va in gancio cielo (word to Dan Peterson). Al limite anche di Jay Kay dei Jamiroquai quando aveva ancora qualcosa da dire e dei Korn meno assimilati.
Non certamente della generazione (?) cinica e “ironica” coi pantaloni stretti e la riga del culo in vista, che maschera una povertà di contenuti imbarazzante con una scrittura post-moderna (ma de che?) e francamente stucchevole. Uno stile che vorrebbe essere forse figo, ma che non può affrancarsi dalla ricerca del target principale dei sedicenni, anche abbastanza sfigati (per i quali, forse, vedere una copia di Vice in un film porno di Matteo Schwaitz rappresenta il massimo della vita, in maniera magari affine a quei poveracci che vanno al Billionaire di Briatore per godere in maniera riflessa di una briciola di miserabile “celebrità”).
E dire che non ero certo partito prevenuto: il magazine ha un bel formato grande, una grafica di copertina minimalista ma elegante e una carta di grammatura accettabile (riciclata? Se si, è encomiabile). Certo, i primi sospetti c’erano da subito (e qui torna in ballo l'aggettivo "strisciante"): pubblicità finto-trasgressive della American Apparel in quarta di copertina, una quantità astronomica di adverts con target il coglione semi-illetterato che pensa ancora che youtube o myspace siano “hip” e una pagina della posta tanto “ironica” da fare male fisicamente.
Ma tant’è. Non sono persona da avere troppi preconcetti (almeno fuori dall’ambito hip hop, in quel caso invece sono la conferma di quanto de Maistre pensò sempre) e quindi ho continuato la lettura. E lì arrivano le mazzate. Accanto ad alcuni pezzi interessanti (preparati dalla redazione anglofona, probabilmente meno fighetta di quella italiana: i redattori italiani sicuramente non sanno niente dei Cro-Mags), alcune fighettate da antologia (Palahniuk che scrive un romanzo sul porno hardcore? Originale) preparano il campo per il final blow (permettetemi il gioco di parole). Le cose nostrane sono francamente delle mattonate sui coglioni che solo certi sedicenni, hipsters o malati mentali sono in grado di sopportare. L’eccezione, nel numero 5, dell’ottimo Tuono Pettinato (per altro per me impossibile da assimilare al resto della brodaglia prodotta per Vice nel Belpaese, e scelto, sospetto, perché qualcuno che non capisce niente di fumetti ha pensato che avesse qualche affinità con Johnny Ryan...) non può certamente fare passare in secondo piano la pochezza di un bignamino (sgonfio) di cultura pseudo-alternativa che su menti sveglie non può che avere l’effetto di una tonnellata di Valium (neanche buono, roba della Ocran, se qualcuno coglie la citazione).
Chiamatemi “hater”, ma se riuscite a convincermi che non devo incazzarmi dopo aver letto la pagina dei DOs & DON’Ts (oh, sono in inglese, che figo) e le recensioni (quanto di più odioso, roba che può piacere solo a certi hatingliners che ci scrivono), allora farò pubblica ammenda e mi iscriverò persino al feed del sito italiano di Vice*...
* Disclaimer: questo pezzo è stato preparato dopo la lettura di due numeri del magazine e non ha nessuna pretesa di esaustività. Ma visto che l'impostazione e le cose odiose di Vice erano esattamente le stesse, ho tirato ad indovinare e ho pensato che il magazine si caratterizzi sempre per la stessa spocchia e mancanza di approfondimento. Cosa per altro confermata da un giro veloce sul sito per recuperare una copertina.
4 commenti:
Direttore responsabile: Federico Sarica aka Fede of Lyricalz
e mi pare ci sia anche lo zampino di fritz il gatto dietro.
peace Luca
"Can't knock the hustle", per dirla a la' Jay-Z. Non ce l'ho con le persone che ci fanno i soldi (?) nel caso, solo col prodotto finale, che definire irritante e' poco.
Non so se sia la stessa sulla rivista, ma a me la rubrica dei DO's and DON'Ts sul sito fa morire dal ridere.
Non so chi la scriva (immagino un tizio della redazione americana), ma mi piace il suo humor.
Il resto del sito non mi dice nulla, penso che la rivista italiana non piacerebbe neppure a me. Non mi viene voglia di comprarla, questo è sicuro.
Esimio Gaccu,
la presente per comunicarLe che il mio assistito l'ha citata in giudizio sul suo blog.
Gaccu avvisato...
Hardcorici saluti,
avv. Aigor Sbottazzoni
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