lunedì 21 luglio 2008

Hell Rell - Black Mask Black Gloves (The Ruga Edition)

I Dipset, come ormai sanno anche i sassi, sono la crew più inutile di tutti i tempi, quantomeno a New York. Hell Rell ha il dubbio merito di non essere il membro più minchione in assoluto (titolo cui possono comunque aspirare in molti, fra famosi e mezze figure della crew di Harlem), ma certamente questo non basta a farne un rapper decente e soprattutto a preservarci dalla sventura di un altro album targato Diplomats.
Dopo il debutto For The Hell of It (ed essere stato scaricato dalla Koch? WTF), Hell Rell si ripresenta con il secondo album Black Mask Black Gloves (The Ruga Edition) per la Babygrande. Il singolo, Get Ready, col campione degli Stylistics (macellato ma sempre suggestivo), lo avrete certamente sentito, e se questo è il caso, tanto basta. Hell Rell si esaurisce lì. Ruga Rell non è il rapper più scarso del mondo (soprattutto visto con chi si accompagna), ma francamente non si può dire di più, soprattutto in senso positivo. Rap da compitino, attitudine gangsta abbastanza monodimensionale, beats abbastanza anonimi (come del resto sono i produttori, tutti completi sconosciuti), ambizioni di grandeur assolutamente ingiustificate, non sequitur da manuale e strizzate d’occhio (e di 808) al Dirty South, accompagnano una serie di temi che definire scontati è poco (dico solo due titoli: Come On Baby Girl e l’originalissimo Realest Nigga Doin’ It.
Hell Rell, comunque, sembra quantomeno impegnarsi. Il numero dei guest è limitatissimo (due, fra cui il solito J.R. Writer, un altro Dipset “che spicca”), e, nonostante i problemi che Rell palesa nel mettere insieme le canzoni, tiene un flow che, per quanto monotono, almeno non fa acqua. Alla fine viene fuori la vera anima di Hell Rell: quella di un gregario che, se messo nelle condizioni migliori, può dare valore aggiunto a crew cuts e album di gruppo, ma che da solo non è in grado di sostenere il peso di un album solista.
Il difetto peggiore è l’incapacità da parte di Rell di rendersi conto che è un poveraccio e comportarsi come se fosse una specie di Donald Trump del ghetto.
Il pregio migliore dell’album è la durata. Quaranta minuti di questa brodaglia riscaldata (nonostante alcuni beats non indigeribili) e di monotonia totale bastano e avanzano, anche se si parla del Realest Nigga Doin’ It (not).

5 commenti:

riccardo ha detto...

grazie per la entusiasmante recensione, ma ne avrei accuratamente evitato l'ascolto...in ogni caso. lol

riccardo

Antonio ha detto...

Ogni tanto tocca anche ascoltare le cagate, se no poi la roba buona perde il gusto...

hahah

Anonimo ha detto...

e chi ha tempo di ascoltare ste cose!....mi sono ascoltato siah & yoshua dapo ed invece...un ep veramente paura!

Antonio ha detto...

Devo cercare di tenermi aggiornato su tutto. Anche la mondezza. Mi pare un piano sensato, anche se certe cose sono dure da mandare giu'...

Anonimo ha detto...

preferisco essere non aggiornato ma senza mal di testa...forse a me non verrebbe neanche l'idea di scaricarmi una cosa del genere per dire "vabe' sentiam quanto fa schifo"...poi forse mi perdo delle cose potenti (ma non credo)...ma generalmente 5 minuti di tim westwood (il mio unico "aggiornamento" ogni 3 mesi) mi bastano per capire lo stato attuale delle cose...e quindi evito lo sbattimento piu' che volentieri :)