Fakts One – Long Range
Fakts One è il DJ della crew Perfectionists (Def Jux), nonché uno dei pilastri della scena underground di Boston. Insieme a Mr. Lif e Akrobatik formava l’equivalente degli EPMD per il nuovo millennio, quantomeno a livello di principio (a livello pratico, con tutto il rispetto, era un’impresa impossibile). Questa probabilmente era anche l’ambizione del turntablist, dato che l’approccio da “Funklord meets DITC” sembra essere l’ossatura portante dell’album Long Range, uscito dopo una lunga gestazione. Fra parentesi, come un artista così ’95-oriented sia finito su Def Jux, continua a sfuggirmi…
Ma torniamo al nostro Fakts One e a Long Range. Il notevole ritardo del disco (5 anni!) sembra dovuto al fatto che Fakts One ad un certo punto è sparito (e credo sia ancora latitante) lasciando i compagnucci Lif e Ak senza DJ e a bocca aperta per gli sviluppi. Mi auguro che se e quando tornerà sulla scena lo faccia con le stesse idee musicali. Mi dispiacerebbe vedere trasformato in un Hare Khrisna con i campanellini o in un seguace della musica new age la persona che ha messo insieme questa compilation con una perizia e un amore per i classici che rasentano la malattia mentale (hmmm… che sia una spiegazione?).
Fakts One è il perfetto produttore backpacker (anche se questa definizione è ovviamente limitativa, visto che alla fine è dope e basta), con un orecchio teso alla ricerca del rullante perfetto e l’altro alla ricerca del perfetto suono in stile ‘95. L’approccio non si può che definire “quadrato”, con un equilibrio perfetto di bassi e ritmiche serrate, condite da una spolveratina di stili solo leggermente più moderni (il doppio tempo della fine di Selfish, il Primo-post-‘99 di Longevity). I campioni sono sempre on point e solo in un paio di occasioni il produttore si lascia andare a scelte un po’ più scontate, ma non sono passi falsi troppo gravi. A dare una mano a Fakts One al microfono c’è la crema della true school (e non solo): da Little Brother a Planet Asia, dagli Outerspace ai compagni Perceptionists, dai Grayskul a Rasco, da J-Live a Tajai. Se questi non deludono (menzione d’onore al solito J-Live e ai Grayskul, che suonano molto più potenti e adeguati su basi serie e non su quei mezzi aborti di Reason), le seconde scelte (alcuni nomi a me assolutamente ignoti) non sono sempre all’altezza (discorso a parte per la devastante Lyadonna, un misto fra Fox Boogie e Bahamadia, se riuscite a immaginare una cosa del genere, che sottomette, dominatrix-style, il beat di Selfish, che cavalca insieme ad Akrobatik). Ma non importa: la star dello show è il produttore, e finchè tira fuori beats come quelli che affollano questo album, può anche comportarsi come DMX, per quello che mi riguarda…
Ma torniamo al nostro Fakts One e a Long Range. Il notevole ritardo del disco (5 anni!) sembra dovuto al fatto che Fakts One ad un certo punto è sparito (e credo sia ancora latitante) lasciando i compagnucci Lif e Ak senza DJ e a bocca aperta per gli sviluppi. Mi auguro che se e quando tornerà sulla scena lo faccia con le stesse idee musicali. Mi dispiacerebbe vedere trasformato in un Hare Khrisna con i campanellini o in un seguace della musica new age la persona che ha messo insieme questa compilation con una perizia e un amore per i classici che rasentano la malattia mentale (hmmm… che sia una spiegazione?).
Fakts One è il perfetto produttore backpacker (anche se questa definizione è ovviamente limitativa, visto che alla fine è dope e basta), con un orecchio teso alla ricerca del rullante perfetto e l’altro alla ricerca del perfetto suono in stile ‘95. L’approccio non si può che definire “quadrato”, con un equilibrio perfetto di bassi e ritmiche serrate, condite da una spolveratina di stili solo leggermente più moderni (il doppio tempo della fine di Selfish, il Primo-post-‘99 di Longevity). I campioni sono sempre on point e solo in un paio di occasioni il produttore si lascia andare a scelte un po’ più scontate, ma non sono passi falsi troppo gravi. A dare una mano a Fakts One al microfono c’è la crema della true school (e non solo): da Little Brother a Planet Asia, dagli Outerspace ai compagni Perceptionists, dai Grayskul a Rasco, da J-Live a Tajai. Se questi non deludono (menzione d’onore al solito J-Live e ai Grayskul, che suonano molto più potenti e adeguati su basi serie e non su quei mezzi aborti di Reason), le seconde scelte (alcuni nomi a me assolutamente ignoti) non sono sempre all’altezza (discorso a parte per la devastante Lyadonna, un misto fra Fox Boogie e Bahamadia, se riuscite a immaginare una cosa del genere, che sottomette, dominatrix-style, il beat di Selfish, che cavalca insieme ad Akrobatik). Ma non importa: la star dello show è il produttore, e finchè tira fuori beats come quelli che affollano questo album, può anche comportarsi come DMX, per quello che mi riguarda…
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