martedì 26 febbraio 2008

One for Paul

È notizia di questi giorni che Paul Gascoigne è ritenuto pericoloso e poco più che un povero pazzo. Ora è detenuto all’ospedale psichiatrico, dopo l’arresto dovuto al comportamento tenuto all’hotel Hilton di Gateshead, in Inghilterra (la polizia inglese, in base al “Mental Health Act” è autorizzata ad effettuare arresti nei confronti di chi sia ritenuto in preda a gravi turbe psichiche).
Ci spiace. Nel corso della propria carriera, prima degli alti e bassi che hanno caratterizzato gli ultimi, tristissimi anni di declino totale, Gazza aveva dato prova di un talento calcistico grossissimo e di una virtù (mai troppo elogiata) che nessuno gli ha riconosciuto nella maniera appropriata: la coerenza. Una coerenza adamantina e consapevole, quella che nel mondo dei calciatori (e non solo) troppi dimenticano.
Gazza non ha mai tentato di essere quello che non era e che non è.
E lo ha fatto evidenziando i tratti migliori di quella working class inglese che tanto ci piace per il proprio orgoglio (e per la propria orgogliosa stupidità). Quando ruttava nel microfono dell’intervistatore, non faceva altro che elevare a messaggio significante quello che è il codice del pub. Quando, durante i giorni tristi di un gravissimo infortunio, l’amico Jimmy Cinquepance mostrava il culo sfatto al mondo (ed ai giornalisti) dalla finestra dell’ospedale, quella era la rivendicazione di un’identità British doc, con una rilettura tutta etimologica dello snobismo (letteralmente sine nobilitate). In questo, la mancanza di nobiltà è stata portata a vette artistiche con donne bellissime (ma tutte Barbie, come dalla migliore tradizione dei lads inglesi), goals da ubriaco (quello al Pescara è qualcosa di straordinariamente unico), e cazzate tutte da pikey (o chav, sceglietevi il termine che preferite: io sono fuori moda e scelgo pikey).
Si può discutere sulle scelte, si può anche pensare che Gazza sia un imbecille, ma certamente non si può mettere in dubbio che Gascoigne abbia sempre evitato quella meschina ipocrisia di tanti “campioni” che fanno finta di essere bravi ragazzi conformi a un modello di società anni ’50 che, se mai è esistito, nel calcio è morto da secoli.
In questo senso, il talento non è stato sprecato perché Gazza doveva essere così, per forza. Come Amy Winehouse e Tupac Shakur, la parabola di Gazza può finire solo in un certo modo. Quindicimila sterline di debito al bar sono un buon inizio…
Grazie di tutto, Paul, e alla salute!

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande Gaza (da un romanista). Ne hai fatto un bel quadretto!

Ciao

Antonio ha detto...

... e forza Roma, contro l'Inter!

Susanna Raule ha detto...

Tengo a precisare che anche in Italia si può portare qualcuno in psichiatria contro la sua volontà per un trattamento sanitario obbligatorio.
Onestamente non credo nemmeno che a Gazza facciano male due quintalate di litio, che probabilmente in ospedale gli daranno.
Non perché chiassoso e "impresentabile", ma perché ho idea che non stesse per niente bene :)

Antonio ha detto...

Si, si, hai ragione.
Ottima la precisazione, e sicuramente hai ragione quando dici che Gazza non sta bene.
Io ne ho voluto solo mettere in evidenza la coerenza, non c'era polemica contro la legge...

Anonimo ha detto...

non vorrei innescare una futile polemica, ma mettere in mezzo a questa discussione il nome di Tupac Shakur mi sembra quantomeno fuoriluogo... Cmq complimenti per il blog, lo seguo tutti i giorni con grande interesse.

P.S.: i post sull'argomento "no-homo" mi hanno fatto ribaltare. Ciao e alla prossima ;)

Antonio ha detto...

Beh, su Tupac ognuno ha la propria opinione. Per esempio, se leggi il libro Queens Reigns Supreme di Ethan Brown, ne esce fuori la figura di un mezzo buffone.
Al di la' di questo, dire che, nei propri rispettivi campi Gazza e Shakur non hanno fatto altro che portare alle estreme conseguenze la propria essenza senza conformismi, non mi pare fuori luogo, tutto qui.
Poi Tupac e' stato un grandissimo artista, Gazza un grande calciatore, ovviamente...

Ciao e benvenuto (anche se non so chi sei).

P.S.: nei modi civili, la polemica si puo' innescare eccome, qui... ;-)