martedì 25 settembre 2007

Killers Si Nasce

Scrissi questo pezzo qualche anno fa per un libro dal titolo Killers, edito da Nicola Pesce Editore e uscito nel 2005. Siccome mi è capitato di rileggermi l'altra sera (e mi sono piaciuto, stranamente), ve lo ripropongo sotto.

Killers Si Nasce

Il mondo del fumetto (popolare) è popolato di killers. Per anni i lettori hanno avuto bisogno di (leggi: le case editrici hanno propinato ai lettori) cattivi monodimensionali e così malvagi da risultare assolutamente non credibili, quando non persino ridicoli. Del resto, i Mollica di turno, per etichettare un brutto film, lo chiamano “fumettone”.
Il nemico del protagonista dei fumetti “storici” (quelli che hanno avuto grandissima diffusione in America a partire dagli anni ’40 in poi) è sempre un cattivo per antonomasia, dedito alle peggiori nefandezze (e con una particolare affinità per l’omicidio, meglio se immotivato) nella stessa maniera in cui il buono è sempre un cavaliere senza macchia e senza paura. Diretti discendenti degli empî avversari dei personaggi “pulp”, i villains fumettistici erano tremendi nella loro cattiveria e si meritavano le terribili punizioni inferte loro dagli eroi (che più eroi di così non si può, sia ben chiaro).
Tale manicheismo (così tipicamente americano) ha funzionato in maniera egregia soprattutto durante i periodi di guerra, quando Capitan America le suonava ad Hitler ed ai giapponesi un giorno si ed uno no, o quando i Fantastici Quattro salvavano il mondo dalla minaccia delle scimmie comuniste (!). Sarebbe forse il caso che Bush ci meditasse sopra: che emozione sarebbe tornare ad un periodo così glorioso. Immaginate un personaggio Image che toglie di mezzo Saddam Hussein…
Mmh, adesso che ci penso il sommo Liefeld lo fece dieci anni fa su quella ciofeca di Youngblood. Come non detto.
Se fino agli anni ’70 erano i villains del fumetto a rappresentare il Male Assoluto, quando i comics sono cresciuti, diventando “adulti” (alla fine degli anni ’80), il mondo del fumetto ha lasciato il monopolio dei cattivi monodimensionali a Hollywood. E il cinema americano continua a tenere alta la bandiera della superficialità ancora oggi.
Nel periodo del cosiddetto “Rinascimento Americano”, comunque, i lettori non sono rimasti orfani degli assassini: sono stati i buoni a diventare psicopatici incalliti…
Sia quel che sia, il risultato è lo stesso: gli assassini (e gli assassinî) hanno pullulato e continuano a pullulare, nelle pagine dei comics.
E non potrebbe essere altrimenti. Del resto, l’omicidio ha sempre un suo perverso fascino, sin da quando un tizio ammazzò il proprio fratello per una banale questione di agnelli.
E di perversione e fascino, nei fumetti, spesso, ce ne sono molti. Medium legato al pubblico giovanile (per eccellenza), il fumetto incarna molte delle volontà di potenza dei lettori (e degli scrittori). Fu proprio la DIRETTA (secondo tale Dr. Wertham) relazione fra devianza sociale, crimine e fumetti a determinare la nascita del cosiddetto Comics Code, quel marchietto che, messo in copertina negli albi americani, ne certifica i contenuti adatti per un pubblico giovanile.
Oggi il testimone di devianza e pericolosità è stato raccolto in parti eguali dalla musica rap e dal rock cosiddetto “satanico” (ma esisterà veramente, il rock satanico?), ma tant’è.
Chi va spesso alle fiere avrà sicuramente incontrato, da una parte e dall’altra degli stands, tante belle facce da serial killer. A me è capitato spesso: Italia o Inghilterra, non fa differenza. Quello del (serial) killer è un tema ricorrente: del resto, che cattivo è un personaggio che non ha il coraggio di superare il limite dell’omicidio?
E Dio solo sa, in questi tempi complicati, quanto abbiamo bisogno di cattivi “seri”. Come diceva Anton Szandor La Vey, ci serve indossare il nostro distintivo di buoni, per definirci ipocritamente buoni e imporci sugli altri…
Ma divago, come al solito. Così, giusto per tornare al punto, vediamo un po’ di elencare qualche grande killer del fumetto (italiano e non), e cercare di trovare qualche caratteristica che accomuni tali cattivi (a parte l’omicidio, ovviamente).
Iniziamo con l’America. Patria dei serial killers e paese con il maggior numero di omicidi causati da armi da fuoco del mondo occidentale, gli Stati Uniti hanno dato origine a molti dei più spietati criminali mai visti sulle pagine del fumetto.
A partire dal Joker. Il Clown Principe del Crimine ha fatto tanta strada, da quando apparve per la prima volta nelle pagine di Detective Comics. E tale strada è certamente lastricata di cadaveri… A partire dall’inizio degli anni ’80, il modus operandi del Joker è molto cambiato. Il personaggio, da gangster spietato (ed amante degli scherzi), è diventato un vero maniaco.
In quello che può essere considerato lo scontro definitivo fra Batman ed il Joker, il celebrato The Dark Knight Returns (da non confondere con il fratello spastico uscito l’anno scorso), il cattivo dai capelli verdi fa fuori una marea di persone con una micidiale neurotossina, prima di suicidarsi di fronte al Crociato Incappucciato.
Non male per una mezza checca che (finalmente è stato scoperto l’altarino) si mette il rossetto e che Morrison, in Arkham Asylum, avrebbe voluto vestire come la Madonna di Like a Virgin
Accanto al Joker, nella galleria dei più grandi cattivi DC, c’è certamente Lex Luthor, uomo d’affari, Presidente degli Stati Uniti (prendano esempio i nostri imprenditori-politici. Anche questo già fatto? Di nuovo, come non detto…), arcinemico di Superman e chi più ne ha più ne metta.
Luthor non è, a differenza del “collega” Joker, un malato di mente. Anzi, è una persona forse troppo razionale. È proprio a causa di questa razionalità che Luthor, incarnazione di quel capitalismo selvaggio che prolifera così bene oggi, considera la vita umana meno importante del proprio guadagno personale, e per raggiungere i suoi biechi scopi non si ferma di fronte a niente, neanche di fronte all’omicidio.
Luthor non chiede, pretende. E si prende sempre tutto quello che vuole. Ci sono solo due cose che il nostro Lex non è riuscito ad ottenere: una è la morte di Superman, l’altra è il corpo di Lois Lane. Siamo proprio sicuri che la mano l’abbia persa a causa della radioattività dell’anello alla kryptonite?
La triade dei cattivi per antonomasia del cosmo DC “classico” si chiude con Darkseid, arcicattivo e dittatore di quell’ameno pianeta-campo di concentramento che risponde al nome di Apokolyps. Creato da quel geniaccio di Jack Kirby nel 1970, Darkseid è veramente la personificazione del Male assoluto (notare anche la finezza di uno spelling di sapore “nazista”). Affiancato dal fido De’saad (uno che di tortura se ne intende eccome), il nemico numero uno dei New Gods è inarrivabile nella sua crudeltà, visto che persegue in maniera morbosa l’annientamento della vita tramite l’Equazione (appunto) Anti-vita.
Darkseid sale al potere dopo avere ucciso (addirittura) il proprio padre. Quando si parla di complesso di Edipo…
E poi, sempre in casa DC, c’è il maestoso ed inquietante personaggio di Adrian Veidt, Ozymandias, il perno di Watchmen. Adrian è uno che persegue il genocidio di massa come mezzo per fare nascere una nuova era dell’Acquario. E uccide circa due milioni di persone, facendola pure franca. A paragone, Bin Laden e George W. Bush sono delle scamorze. Ora che ci penso, Ozymandias ha trovato, molto ante litteram (Watchmen è del 1987), la ricetta per creare ben DUE milioni di posti di lavoro in un colpo solo…
A fianco ai personaggi DC, i cattivi Marvel sembrano dei dilettanti, anche se ci sono le dovute eccezioni.
Ad esempio Galactus, il Divoratore di Mondi. Che però, pur prosciugando l’energia vitale dei pianeti per nutrirsi, non è tecnicamente un assassino, in quanto gli manca la volontà di commettere il Male. Meglio non invitarlo a cena, comunque.
Il Teschio Rosso, invece, non ha questi problemi. Lui ed il Fuhrer cospiravano per governare tutta l’umanità, ai loro tempi…
Il Teschio Rosso è uno dei personaggi più affascinanti del pantheon dei cattivi Marvel, a causa della sua totale amoralità, specie quando questa è caricata all’ennesima potenza, come nelle vecchie storie di Capitan America. In particolare, risulta irresistibile L’Origine Segreta del Teschio Rosso, in cui lo sfigato fattorino diventa il simbolo vivente del Male. Che Marylin Manson si sia ispirato a questa storia per scrivere la sua autobiografia?
Se i cattivi Marvel (a parte eccezioni di spicco come il Dottor Destino, Goblin, il Barone Zemo ed Octopus) non hanno forse lo spessore dei loro compari DC, in compenso sono i “buoni” ad essere rincoglioniti alla grande. Ad esempio il Punitore, uno che fa fuori i cattivi senza il minimo scrupolo di coscienza.
In Italia, invece, gli arcicattivi sono sempre stati pochi. Forse perché Tex e Zagor erano comunque personaggi “ecumenici”, non dovevano difendere nessuno status quo (per avere qualcuno che parlasse di minaccia rossa con una certa foga, abbiamo dovuto aspettare gli anni ’90, mi consentano i lettori). Nella nostra tradizione, non abbiamo mai avuto supereroi duri e puri. È per questo che, probabilmente, è l’Italia la patria di quelli che sono i migliori antieroi mai concepiti. Il seminale Diabolik delle sorelle Giussani, ormai assurto ad icona pop (la Repubblica gli ha recentemente dedicato uno dei volumi dei Classici del Fumetto, ed è di questi giorni l’uscita di un video dei Tiromancino, con Claudia Gerini nella parte di Eva Kant e quel tizio di Beautiful con la faccia da fesso nella parte di Diabolik), ha partorito una miriade di epigoni più o meno riusciti. Altri cattivoni sono invece legati alla fantastica mano di Magnus. La collaborazione con Luciano Secchi (alias Max Bunker), infatti, partorì Kriminal e Satanik, quanto di più nero si sia visto in Italia negli anni ‘60. Kriminal, in particolare, fenomenale nella sua tuta con la maschera da teschio, ha avuto un discreto successo anche al di fuori dei confini italiani, anche se più nel giro musicale che non in quello fumettistico, per la verità (la serie era amatissima, per esempio, da una icona punk come Glenn Danzig, che nel post-settantasette andava in scena coi suoi Misfits indossando la celebre tutina gialla con lo scheletro).
Ma il più grande killer della storia del fumetto rimane senza dubbio il pubblico. Del resto, non furono forse i lettori a decretare, senza il minimo rimorso e veramente a sangue freddo, la morte di Robin, quando la DC decise di fare fuori la spalla di Batman?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho letto un pezzo e già mi piace, oggi pome me lo leggo tutto

antonio sei un figo

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