sabato 4 agosto 2007

Il Dilla Che Fu

Accogliendo la richiesta di Vate, eccomi al lavoro su una recensione non di uno, bensì due dischi usciti ultimamente a nome Jay Dee/J Dilla. Prima, però, due comunicazioni di servizio.
La prima è che, con questo, raggiungo il ragguardevole numero di 500 posts in 27 mesi (!).
Scusatemi, ma un minimo di autocelebrazione è d’obbligo.
La seconda cosa da dire è che con questo post me ne vado in ferie fino all’inizio di settembre. Se riesco a postare qualcosa dalla Sardegna, bene, ma non ci contate.
E torniamo a Dilla. Come spesso capita per tutti i morti che hanno lasciato un segno, anche il signor James Yancey è diventato una mucca da mungere, o almeno così parrebbe. Sarebbe questa, infatti, una possibile spiegazione della commercializzazione del Ruff Draft rimasterizzato (Stones Throw) e di Jay Deelicious: The Delicious Vinyl Years (Delicious Vinyl), due albums che raccontano una parte della carriera abbastanza oscura dell’acclamato produttore di Detroit.
Ma a ben vedere non è proprio così. Se infatti Ruff Draft è la riedizione in CD di un vinile del 2003 uscito per la Groove Attack e rimasto abbastanza oscuro e Jay Deelicious racconta le prime imprese “serie” del produttore (‘95-‘98), siamo lontani dalle liste della spesa di Tupac che vengono messe in circolazione con allarmante regolarità.
La verità è che uno dei motivi per cui Dilla secondo me è uno dei più grandi (il più grande?) di tutti i tempi è la sua capacità di restare sé stesso senza fossilizzarsi su un sound particolare.
Dilla non era uno che amava stare fermo: il suo sound era in costante evoluzione e, seppure sempre identificabile, spaziava fra ispirazioni old school, tastieroni sporchi, impareggiabile manipolazione dei loops e padronanza assoluta del drum programming (Pharrell Williams definì Jay Dee “un dio delle batterie”).
In questo senso, i due album rappresentano due istantanee di due momenti ben precisi nella vita artistica (e probabilmente anche privata) di Dilla.
Jay Deelicious ne segue la formazione come produttore “classico”, quando l’ispirazione post-tribale lo porta a modificare il suono astratto di Q-Tip, Ali Shaeed Muhammed e soci e a cesellare gli ultimi successi dei Pharcyde, decretando, de facto, la nascita di quello che sarà chiamato il neo-soul. In questo disco ci sono già in potenza tutti gli elementi della grandezza del produttore: bassi pulsanti, batterie “che schioccano” e ritmi molto bounce, arricchiti da eleganti contrappunti di tastiera e loops personali e stilosi.
In un paio di pezzi di Jay Deelicious fanno capolino Mos Def e Q-Tip, preludio alla successiva fase di carriera (quasi in contemporanea), in cui il nostro fu parte integrante di the Ummah e poi dei Soulquarians.
A paragone, il paradossale Ruff Draft rimasterizzato (come si fa a rimasterizzare una bozza grezza?) segue invece il momento della carriera di Jay Dee in cui il nostro cambia moniker e diventa J Dilla, si trasferisce in California e adotta uno stile di produzione più grezzo e sperimentale.
Siamo nel 2003 e Dilla inizia l’opera di creazione di quel sound di Detroit ispirato anche dall’ambiente dance della città, e che tanto si adatta a rappers thugged out come Guilty Simpson e Frank-N-Dank. Tastiere pesanti, ritmi sempre più bounce e un’attitudine più gangsta delle basi (e dei testi) sono il nuovo credo estetico di Dilla, ora. Ruff Draft è un disco che scorre veloce, prodotto in poco tempo e creato per il puro piacere del creatore, un demo che poi venne commercializzato e che, pur essendo lontano dall’essere un capolavoro, rappresenta comunque una testimonianza imprescindibile della grandezza del produttore di Detroit.
Ci vorrà forse ancora qualche anno perché il mondo si renda conto della grandezza dell’artista, ma già questi due dischi possono fugare ogni dubbio: ascoltare Make ‘Em NV, Nothing Like This, Runnin’ o Drop (per esempio) per credere.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

e' strano, ma quando tribe called quest sono stati prodotti da ummah(quindi quando e' entrato jaydee)hanno perso un po' secondo me(i primi tre album classici...gli ultimi due buoni ma non allo stesso livello), che ne pensi?
congratulazioni per i 500 post!

Antonio ha detto...

Penso che un po' hai ragione, ma forse i fattori da considerare sono due:

1) Jay Dee non era ancora totalmente maturo (e i primi sprazzi si hanno con Stressed Out e 1nce Again, ottime) e

2) i fans si aspettavano un suono "classico" e sono stati un po' delusi.

Comunque, le basi per Common compensano, no?

Anonimo ha detto...

Dovresti scrivere per qualche rivista musicale.
Vedere che c'è qualcuno che apprezza Dilla in questo modo mi rinfranca ogni volta ancora adesso.

Congratulazioni per la costanza e la qualità con cui scrivi.500 post in poco più di due anni sono un ottimo esempio di tenacia per i blogger (che io dovrei imparare). Bella yo e avanti così!

Antonio ha detto...

Grazie dei complimenti.
Non ho mai pensato a propormi a nessuna rivista, forse ci dovrei pensare...