Merda & Melma (Non Ho La Sindrome di Tourette, Tranquilli)
Come disse il vate Nico Giraldi (campionato nel disco): “Chi caga sott'a neve, pure si fà a buca e poi 'a copre, quando a neve se scioje a mmerda viè sempe fori…”
Era da tempo che volevo scrivere qualcosa su Merda & Melma, una delle cose migliori che siano mai uscite in Italia per quanto riguarda la scena hip hop (l'Illmatic italiano?).
Non che la situazione sia mai stata florida, ma oggi c’è veramente da piangere. A parte Mondo Marcio e Fabri Fibra, che hanno optato per un approccio vagamente “shady” nel proporsi al grande pubblico (e non mi pronuncio) siamo di fronte al nulla.
Non c’è nessuno, in Italia, che importi, a livello di rap. I backpackers possono anche incazzarsi, e sono sicuro che mi possono fare una lista lunga kilometri di nuovi rappers italioti bravissimi, ma sono cazzate. Ai media non importa niente delle quattro discipline e non c’è nessuno (a parte i due compari prima menzionati) che possa accendere un minimo di interesse (sto volutamente lasciando fuori i Club Dogo per parlarne quando arriverà il momento, ovviamente).
Ora non ci sono più neanche quei poveretti degli Articolo 31 a fare Calà-rap, e dopo il riciclo d’immagine di Fish e Tormento anche le facce più note (?) sono praticamente sparite.
Il rap italiano è in una situazione di coma, almeno nella percezione pubblica, ammettiamolo.
E qui veniamo ai nostri amichetti Kaos, Sean e Deda, ovvero Melma & Merda (o Merda & Melma, se preferite). Consci della impossibilità di sfondare a livello mainstream, hanno deciso di spaccare a livello underground. E nel 1999, col disco omonimo, hanno scritto il libro dell’hip hop in Italia.
L’idea è bellissima e funziona. Il disco è breve, ma messo insieme benissimo. Poche volte, nel nostro paese, beats e rime hanno suonato così bene insieme. Kaos rimane il maestro di sempre, ma anche Deda alza il tiro (ed il livello), cucendo basi da blatta-funk sermoniano che pompano a dovere, e Sean fa la sua parte con la vocina da De La Rocha in tono minore.
Fra i pezzi migliori ci sono Ancora in Piedi e Oggi No (l’ultima magia di Neffa, poi passato ai video con le modelle ed a fottere il pubblico spacciando marijana per la sua signorina), e soprattutto una suite in tre tempi dal titolo La Trilogia del Tatami. Il brano cita Sun-Tzu senza essere pretenzioso, e il realismo di Deda e le sconfitte di Kaos non possono che riflettere la mentalità di una specie di “souljah” all’italiana, che è quanto di più nobile l’hip hop italiano abbia mai espresso (altro che “la mia attitudine sui pezzi è quella di 'Pac quand'è arrivato a 25 anni” e cazzate varie).
Sono consapevole che questo disco per gli appassionati di hip hop italico è come Jenna Jameson per gli erotomani (non si può parlarne male), ma davvero merita.
Se volete togliervi molti dei preconcetti sull’hip hop che MTV e le radio vi hanno servito finora, fatevi un favore: date retta a Kaos, Sean e Deda e comprate Merda & Melma.
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