martedì 17 gennaio 2006

Tragedy

Era da tanto che me lo ripromettevo e finalmente ce l’ho fatta: dovevo ad uno dei documentari più belli che ho visto negli ultimi anni una recensione.


Tragedy – The Story of Queensbridge è un documento favoloso che testimonia quanto l’hip hop possa essere vitale, anche oggi, nell’era del dio denaro. Ho avuto la possibilità di vedere il film tramite la copia inviatami per “screening purposes” dallo stesso regista Booker Sim, che ringrazio sentitamente, e ne sono contentissimo.
Sim va alle radici della leggenda del Queensbridge, la Mecca dell’hip hop, un housing project che ha prodotto la più grande eredità rap di tutti i tempi (e che oggi si concentra specialmente sul gangsta rap, purtroppo), e così facendo indaga - con ottimi risultati dal punto di vista dell'impatto - sulla storia di uno dei più grandi e sottovalutati MCs di tutti i tempi, il supremo Tragedy Khadafi.
Da Queensbridge sono usciti nomi più famosi (Nas, Mobb Deep, CNN), ma tutti devono qualcosa a Tragedy, al suo essere Intelligent e Hoodlum, alle sue capacità di rapper e di visionario.
La vita non è stata tenera con Trag, fra galera, droga, armi ed eccessi (e la sua vita sembra veramente un film, fra padre ucciso a 18 anni, madre morta di overdose, stardom a 13 anni e una morte scampata miracolosamente da bambino), ma dobbiamo il più profondo rispetto ad un uomo che è riuscito a trasformare il dolore nell’arte della bellezza: un maestro delle rime.
Nonché all’architetto di The War Report, uno che è riuscito a rendere credibile Noreaga…
Il documentario, selezionato per vari festivals indipendenti (come il Sundance) è splendido, come detto.
Le interviste al protagonista, e ad alcune altre star del QB, ci danno uno spaccato unico di quello che è il figlio prediletto del Queensbridge, l’unico che, insieme all’odiato Nas (peraltro l'unico nome di spicco a non intervenire), abbia saputo infondere dosi di intelligenza ad un’attitudine fieramente thug.
Da consigliare per il segmento dedicato alla canzone L.A. L.A. e soprattutto all’era Capone-n-Noreaga (pre e post-primo album), in cui finalmente viene dato il giusto peso al contributo irrinunciabile che Trag diede alla produzione di un album monstre come The War Report.
Ora non ci resta che aspettare e vedere se Trag riuscirà a trovare la forza di reinventarsi ancora una volta… Lo spero vivamente. Per ora grazie di tutto, Percy (e grazie Booker).

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