lunedì 24 ottobre 2005

Looking for the Perfect Beat pt. 5


Heltah Skeltah: Nocturnal (Duck Down/Priority Records), 1996
Un attimo prima dell’esplosione globale del fenomeno Wu-Tang (ed in parallelo ad essa), sembrava che il BootCamp Clik potesse diventare la crew “in” di New York, sulla scia delle ottime produzioni dei Beatminerz e della personalità di un gruppo di MCs capitanati da Buckshot e gli Smif’n’Wesson. Questo gruppo di individui mise fuori alcuni album straordinari, e poi si perse (anche se ora potrebbe tornare, attenzione!). Fra le cose migliori della Clik c’è Nocturnal degli Heltah Skeltah, una sorta di “Redman incontra Nas”. La loro era un’estetica hardcore fatta di metafore e frasi ad effetto, con basi pesanti e quadrate, e che portava avanti un discorso di sopravvivenza nelle strade cattive di New York, con un senso dell’umorismo curioso e un po’ cinico.
Le canzoni dell’album sono molto buone, specialmente Leflaur Leflah Eshkoshka, che ne decretò il successo, e Therapy, con la voce della troppo sottovalutata dea del soul Vinia Mojica. La produzione (soprattutto quella di Mr. Walt ed Evil Dee, che la fa da padrone sul fronte musicale) è impeccabile, ed i due MCs Rock e Ruck (AKA Sean Price) che si scambiano jabs velenosi a destra e sinistra, si complementano alla grande. Rock, quello alto con la voce nasale è il classico MC “nasty”, mentre Sean Price è quello tecnico, e i due insieme funzionano come solo Rae e Ghost hanno fatto in anni recenti. Peccato solo che dopo l’exploit di Nocturnal il duo non abbia più prodotto niente di notevole (il pessimo Magnum Force non conta, ovviamente).

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